di Fernando Romei, detto Bubi
I’ franco tiratore
Commedia brillante in vernacolo fiorentino
Press
“I’FRANCO TIRATORE” SPETTACOLO TEATRALE DI SUCCESSO
Paolo Berti
Giovanni Noferini detto “Maso” e Ettore Frigi detto “Ago-nia” due grandi protagonisti. Quanti avevano avuto modo di assistere alla rappresentazione de “I’ franco tiratore” al teatro fiorentino Il Faro, si erano espressi con parole di elogio per gli attori e soprattutto nei confronti di Bubi Ferro alias Fernando Romei l’autore della commedia che egli stesso ha portato sulla scena. Dopo l’esordio fiorentino, la commedia in tre atti è stata riproposta con nuovi attori al cinema teatro Taiuti di S. Piero a Sieve. Sulla scena tutti ragazzi di S. Piero che oltre al calore per alcune battute hanno dato calore alle vicende rappresentate che ci richiamano a situazioni vissute negli anni ’40 in una realtà fiorentina nella quale faceva spicco l’egoismo e la generosità, il precario equilibrio e la mal celata sicurezza di alcuni personaggi. Parlare della commedia non è certamente agevole visto il groviglio di situazioni in cui i personaggi cercano di districarsi. La rappresentazione va vista e seguita perché possano essere apprezzate le realtà e le sottigliezze di un’epoca in cui non sempre era concesso di parlare a “cuor sincero”. Se l’autore ha avuto l’accortezza, la delicatezza, la semplicità e l’attenzione di essere sempre esauriente, gli attori, da parte loro, hanno espresso quella personalità spiccata e coerente che ha favorito la chiarezza delle vicende raccontate. Se il testo ha sollecitato il richiamo ad una realtà “di anni ruggenti” i personaggi hanno reso ancora più veritiera la psicologica, a volte drammatica, sudditanza politica di alcuni. Nello “spaccato” comico-satirico tutti i personaggi-attori hanno recitato con grande professionalità e sicurezza. La vera sorpresa è stata quella di Tommaso Romboli detto “Muso” ed interpretato da Giovanni Noferini autentica rivelazione, ben affiancato dalla moglie Irma al secolo Gabriella Romei e la fugace apparizione dei figli Riccardo (Francesco Conti) e Liliana (Silvia Padellini). Particolarmente apprezzato ed applaudito Olinto Piantachiodi detto “Agonia” impersonato dal sempre brillante ed imprevedibile Ettore Frilli. Non vogliamo assolutamente creare classifiche di merito perché tutti hanno contribuito in maniera determinante al grande successo della rappresentazione ma oltre ad Alfio (Neri Paricheui) a Maurizio (Maurizio Nardini), Vasco (Daniele Bastianacci) una nota di particolare rilievo per le caratteristiche dei personaggi devono essere riservate a Rolando Appicciafoco “Il Federale” alias Roberto Barchelli e sua moglie Italia (Italia Lisi) il figlio adottivo Romano (da bambino Lorenzo Arnetoli, da grande Alessandro Suggelli) a Angela Battiscopa (Pamela Morandi). Per finire elogio alla non facile interpretazione, ma riuscitissima, di Don Giorgio detto “Pigola” il prete timoroso e deciso a seconda delle circostanze, ben portato sulla scena da Andrea Bani e l’addolorata mamma Carla (Alessandra Berni) che attende il ritorno del figlio che mai rivedrà. Tanti personaggi, tanto successo hanno costretto alla programmazione straordinaria di una replica la cui data sarà resa nota nei prossimi giorni. (Paolo Berti)
“I’FRANCO TIRATORE” – Al Piccolo Teatro di scena il 25 aprile la commedia in vernacolo di Fernando Romei
METROPOLI – Mugello Valdisieve – Il Valdarno – 19 Aprile 2002
La Guerra narrata nel giorno della Liberazione. Non poteva trovare collocazione più adeguata la commedia in vernacolo fiorentino di Fernando Romei, “Il Franco Tiratore”, ambientata proprio in quegli anni, se non al Piccolo Teatro di Rufina, che la presenterà giovedì 25 aprile alle ore 21,15. Questa commedia, scritta circa quindici anni fa è ambientata a Firenze nel periodo che va dal 1936 al 1944. In quegli anni l’autore, che è nato nel 1931, visse parte dell’infanzia e dell’adolescenza e proprio sui suoi ricordi personali di quel difficile momento storico, successivamente rielaborati dalla mente dell’adulto, é basato il testo sopra citato. Il linguaggio utilizzato è il vernacolo fiorentino: una scelta precisa da parte di Romei per poter dar voce attraverso la sua commedia a “creature vive” e non semplicemente a “personaggi”. Ne “Il Franco tiratore” non esiste un protagonista indiscusso, ma sono le vicende di più persone che intrecciandosi tra loro danno vita alla storia soggetto dell’opera. Un testo che dietro un’apparenza di comicità spensierata riesce a parlare in modo profondo dell’uomo, delle sue vittorie e delle sue sconfitte a livello personale, quotidiano. Proprio con questa motivazione lo scorso gennaio Romei ha ottenuto una menzione di merito al concorso teatrale “Se ci assiste la memoria. Vita quotidiana e Resistenza” organizzato dal Comune di Pistoia e dal Comune di Quarrata e finalizzato alla produzione di un’opera originale sul tema della memoria storica. Fernando Romei nasce nel gennaio del 1931 a Firenze. Dal 1953 al 1956 frequenta la scuola di recitazione e regia diretta da Bracaloni, artista assai conosciuto a Firenze in quegli anni. Per circa un anno partecipa in qualità di attore agli spettacoli della compagnia diretta da Raffaello Niccoli. La grande passione per la regia lo porta a curare (dal 1956 al 11963) la messa in scena di diversi testi, tra cui “L’Utopia di Dio” di S. Andres, “Capitano dopo Dio” di De Hartog, “Un ispettore in casa Birling” di Priestley, “Pastor hall” di Toller. La sua attività di allenatore di calcio lo costringe a sospendere ogni impegno teatrale fino al 1983, anno a partire dal quale riprende a firmare regie con la compagnia amatoriale “L’in…stabile di Covigliaio”. Scrive numerose commedie sia in vernacolo fiorentino che in lingua italiana, rappresentate con successo in tutta la provincia di Firenze. Vince con la regia di “Zoo di vetro”, “Letto matrimoniale e “L’importanza di chiamarsi Ernesto” rispettivamente le rassegne teatrali di Barberino di Mugello e di Montughi. Attualmente é in piena attività come autore, attore e regista. Non eroi, ma persone quindi nel testo di Fernando Romei, che ci fanno rivivere quegli anni difficili dal punto di vista quotidiano. “Sentiremo molto parlare di lui”, afferma Ezio Sarti del Piccolo Teatro di Rufina. Non resta che attendere l’apertura del sipario, L’ingresso è gratuito.
MENZIONE SPECIALE sindaco di Pistoia per “I’FRANCO TIRATORE”
27 Marzo 2002 – Lido Scarpetti
Gentile signor Romei, in relazione alla sua partecipazione con il testo I’ franco tiratore alla seconda edizione del concorso teatrale “Se ci assiste la memoria” indetto dal Comune di Quarrata e dal Comitato Unitario per la Difesa delle Istituzioni Repubblicane del Comune di Pistoia, desidero farle i miei complimenti per l’ottimo lavoro presentato e comunicarle che, in considerazione di questa valutazione, la giuria del premio ha ritenuto di segnalare con una menzione speciale il suo progetto. La sua opera non è stata comunque esaminata ai fini della concessione del premio perché non era in possesso di uno dei requisiti (veniva richiesta la presentazione di un testo originale, vale a dire mai rappresentato prima delle messe in scena previste per il 3 agosto e il 14 settembre 2002). Desidero comunque rinnovarle i miei rallegramenti e le invio i migliori saluti.
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Copione
Personaggi
Tommaso Romboli detto “Maso”
Irma sua moglie
Riccardo suo figlio
Liliana sua figlia
Olinto Piantachiodi detto “Agonia”
Rolando Appicciafoco il Federale
Italia sua moglie
Romano suo figlio
Carla
Don Giorgio Detto “don Pigola”
Vasco
Angela Battiscopa
Maurizio
Alfio
I partigiano
II partigiano
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
(Siamo nel cortile di un casamento popolare a Firenze nella zona d’Oltrarno.Sulla sinistra un cancelletto che si apre sulla strada. A destra un ingresso a vetri che porta nella cucina della famiglia Romboli. L’ingresso principale che da accesso ai numerosi appartamenti dell’edificio, si suppone sia situato o sulla destra; subito dopo il cancelletto, oppure sulla sinistra appena girato un immaginario angolo oltre l’abitazione dei Romboli. In qualunque maniera si vogliano situare questa serie di ingressi l’importante è che lo spettatore abbia la sensazione che il cortile serva anche di passaggio obbligato per chiunque voglia avere accesso ai vani del casamento:Lo scortecciato muro del cortile è cosparso di scritte spesso sgrammaticate che si riferiscono a celebrità momento::sia del cinema che dello sport..come “VIVA BINDA”, “ABASO GUERA”, “GRANDE PETRONE”, “ACCIDENTI ALLA SCHOLA”. Al centro di questo spazio c’è un specie di deschetto da ciabattino e due panchetti abbastanza ridotti male..che è utilizzato da Maso Romboli per i suoi lavori di riparazione riguardanti i più svariati oggetti. Egli, infatti, è capace di rimettere a posto gli scheletri di qualunque tipo di ombrello, saldare ogni specie di metallo, rattoppare camere d,aria..di eseguire insomma tutti quei lavori che negli anni trenta del secolo ventesimo, erano di competenza del cosiddetto “ombrellaio sprangaio”. Siamo infatti nella primavera del 1936:XIV dell’era fascista)
ALL’APERTURA DEL SIPARIO L’AMBIENTE DESCRITTO E’ DESERTO. SI ODONO PROVENIRE DALL’INTERNO DI UN MAGAZZINO PISTO DIRIMPETTO ALL’ABITAZIONE DEI ROMBOLI, FORTI COLPI DI MARTELLO.
CLEOFE: (dall’alto):O Maso! Che me l’hai sistemato i’ bidet?
MASO: (rispondendo dall’interno del magazzino) Sistemato un corno!! O la un mi sente? Le son tre ore che smartello..ma sie..Più che picchio e più che queste gambe unne voglion sapere di raddirizzassi anzi..le mi si ripiegan di più! Ora addirittura e’ le mi paion le ginocchia d’Agonia quando co’ i’ vino gli ha superato..i’ livello di guardia!
CLEOFE:(c.s) O come fo? E’ n’ho bisogno..
MASO:Icchè t’ho a dire Cleofe..Senti..se fussi in te e’ prenderei una decisione..O tu ti fa fare un bidet di pietra..o tu muti sedere!(appare con un bidet in mano)O un tu lo vedi? E’ pare che qui sopra e’ ci si sia accucciato un elefante!
CLEOFE:(c.s)Ora la sarà colpa mia se e’son capacina!?
MASO: (mettendo da una parte il bidet e cominciando ad occuparsi d’un altro oggetto) All’anima della capacina! Senti..da retta a un bischero..Se ti salta l’uzzolo di farti i’semicupio..gliè bene che tu ti vada a mettere a mollo sulla fontana di Santo Spirito..Quella la regge…un dubitare!
AGNESE:(c.s)O Maso…!
MASO:Agli ordini!!
AGNESE:(c.s) Ma i’ mi ‘ ferro da stiro!!?
MASO:Gli è belle e pronto padrona..Glielo fo porgere da Agonia appena gli arriva (controlla un orologio) Accidenti a lui! E’ son le nove e ancora un si vede!
DONNA (dall’alto):O Assunta..E’ te lo spiego io perché stamattina Maso e’dorme..Gli è nervoso a pensare ai’ damo della su’ figliola..della Liliana!
UOMO:(c.s):E’dicon che l’è un ragioniere..Ma che e’vero?
MASO:(borbottando tra se):Vai! Le chiacchere gli hanno fatto come le lucertole..Le son bell’arrivate ai’ terzo piano!
AGNESE:(c.s) Insomma..ragioniere o no..stasera e’ci ho invitati.e gli ho bisogno di’ ferro!
MASO:Pe’ fanne icchè?O che ti serve per fare e’brigidini?
AGNESE:(c.s) Ma che brigidini..Tu s’è poco brigidino..E’ mi ci vòle per sistemare la sottana bòna della Marisa che l’è tutta un frinzello! Sbrigati..che gli è mezz’ora che e’ ci ho la mi’ figliola in sottoveste!
MASO:In..sottoveste?? Ah..Ora capisco perché i’ sor Eugenio lassù davanti e’ son tre ore che gli allunga i’ collo e che si spenzola! Cara Agnese la cerchi di coprilla lesta la Marisa se no quello me lo vedo arrivare qui davanti..!
AGNESE:(c.s) Ma icchè tu farnetichi grullo! Fa lesto piuttosto..bischeraccio!!
SCENA SECONDA
AGONIA:(entrando dal cancelletto)Che mi chiamavi?
MASO: Giusto te bello..Questa (accenna da dove è partita la voce dell’Agnese)l’è roba tua. Prendi e porta a casa!
AGONIA: Icchè tu vo’ dire? (si siede su uno dei due sgabelli)
MASO:E’ voglio semplicemente dire che bisogna che tu impari a sbrigatti sennò tu mi farai entrare in guerra con tutto i’ casamento.Forza su! Da’ una lustratina ai’ ferro della sora Assunta e portaglielo su! Moiti!!
AGONIA:(prende il ferro, ci sputa sopra e con un cenciaccio tenta di lucidarlo)
MASO:(dopo averlo osservato con aria di rimprovero)O coresta d’icchè la sa?Eppure te l’o detto dell’attre vorte! Te t’ha a smettere quando c’è da lucidar qualcosa..di servitti della ditta..Scaracchi!! Ma i’ grasso..dico..icchè ci sta a fare?
AGONIA:(borbottando) Tu m’ha a dire in do ’lo trovo i’ grasso! T’un lo vedi no..i’ pentolino come gli è pulito?
MASO:(osservando il barattolo) Vai! Gli ‘ ripassato Beppe a pulirsi le scarpe. E sai..E gli anderà a finire che, o prima o poi, e’ te lo becco..gli prendo i’ muso e gli fo fare e’ gargarismi co’ i’ grasso!!
AGONIA:(alzandosi) E’ son pronto..
MASO:(fermandolo) A proposito fammi un piacere. Se c’è la Marisa in sottoveste, o tu guardi da un’altra parte o tu fa finta di nulla. Perchè e’ m’ha detto so’ pa’, che se un tu l’abbozzi di puntare, lui e’ ti fa un ovo sulla chiorba..così grosso che quello d’uno struzzo in confronto e’gli ha da apparire un chicco di granturco!
AGONIA:O icchè e’ ci posso fare? E’ mi spinge l’istinto di’ mastio vah…
MASO: Di’..mastio?..ma di Volterra sai! Insomma t’avverto, se tu vedi la Marisa in “disabigliè”, butta fòri da i’ cervello tutte le porcherie e inzuppalo in cosine più pulite. Se no..le son rogne!
AGONIA: E va bene. Chiuderò gli occhi. Che s’è contento? (esce)
SCENA TERZA
ENTRA RICCARDO PIANGENDO
MASO:O icchè t’ha fatto?
RICCARDO:(in tono deciso) Io..ai’ circolo..un ci vo’ più!!
MASO:E’ tu faresti una cosa santa! (abbassando la voce) Uuuh..Lingua mia stattene ai’ cardo!! O icchè gli è successo?
RICCARDO:E’ m’hannofatto rifare i’ Negusse..e n’ho ritoccate!!
MASO:L’è rinova! (carezzandolo) Un’ te la prendere aggieggio..un te la prendere..Cessa di piangere sue’ e leggi questo giornalino (il bimbo si siede aprendo “Topolino” e mettendosi a leggere)
MASO:(quasi bisbigliando)Vedi..T’ha detto bene dianzi Te ai’circolo un tu ci devi andar più..così i’Negusse..e’lo faranno fare a qualched’un altro..
IRMA: (Entrando e portando un cesto contenente dei panni da poco lavati ed avendo udito le parole del marito) Bravo!! Ora tu gli hai a mettere in testa anche codeste, sperpetue..Così, se per ora s’è mangiato poco per le bischerate di’ babbo..e’ si mangerà ancora meno per le bischerate di’ figliolo!!
MASO:Si eh? E così..per le bischerate della mamma..questa poera creatura l’ha a continuare a rimedialle.
IRMA:(togliendo i panni asciutti dalla corda dove stavano appesi) O coresta d’icchè la sa? Icchè e’ c’entro io??
MASO:Ah..T’un c’entri eh? Un tu te lo ricordi no..quando t’eri incinta e tu mi trascinavi a forza a ciucciammi tutti e’ firmi con qui’ frocio di Valentino..perchè tu t’eri incaponita che i’ bambino venisse fòri..bello e moro come lui?? E io bociavo..perchè voleo andare a vedere Ridolini? Che te loricordi?
IRMA:E con questo? Dimmi tene icchè faceo di male? Io lo faceo solo pe’ i’ feto!
MASO: Eh..gli è stato bene..poero feto! Si..si..eccome. E’ gli è venuto bello..tostato e moro come tu’ volevi..ma intanto ora gli fanno fare i’ Negusse..e un rimedia altro che nocchini! Dammi retta..O unn’era meglio se s’eramo iti a veder Kinghe Konghe!?
IRMA:Ah noe poerino! E’ sarebbe venuto fòri un mostro!
MASO:Può darsi..ma allora ai’ massimo e’ gli avrebbero fatto far la scimmia invece di’ Negusse! E ai’ posto delle zuppe gli avrebbero dato delle noccioline poero nano!
COLONNELLO:(voce dall’alto) Che è caduta Addis Abeba??
MASO:(mettendosi le mani a imbuto dinanzi alla bocca) Noe..!! E’ gli è sempre ritta..vecchio grullo!! (tra se) Ma se tu te lo risparmiassi coresto fiato ..per l’ultimo giorno…poero deficiente!
IRMA: Poero colonnello invece! Da quando e’perse un occhio ad Adua..e’ ce l’ha più con gli abissini che con le cartelle della tasse..
MASO: Senti nina..Lascia perdere gli abissini e bada a me. Ch’ha tu capito icchè t’ho detto?
IRMA: Tagliamo corto..tagliamo corto..Sennò si va troppo in là e si ristia d’andar d’ire di fòra ! (rivolta a Riccardo che durante tutto questo tempo ha seguitato a leggere il giornalino) Vieni..su a far merenda e un dar retta a to’pa’!! (esce col bimbo)
MASO: (gridandole dietro) No! T’ha a dar retta a to’ madre..che e’ ti consiglia tanto bene! Vien qua..vien qua nano..e stammi a sentire (prende il figlio per un braccio avanti che esca) Te vedi..t’ha una fortuna sola..Che la guerra co’ mori..oramai l’è agli sgoccioli e che tra poco di qui’ poero Negusse un se ne ricorderà più nessuno..se no e’ sarebbero stati dolori..te lo dico io!!
SCENA QUARTA
RIAPPARE AGONIA: (lamentandosi e comprimendosi la testa ed, infine, lasciandosi andare sul suo sgabello) Ohi..ohi..ohi…
MASO: Ma o icchè gli è oggi..I’compleanno di’ Lagna? O icchè t’ha fatto?
AGONIA:(toccandosi la fronte) Senti qui che bozzolo!! Ohi..ohi..che botta!
MASO:Vai! E’ tu l’ha auta. Eppure te l’aveo anche detto di non guardare e di scansare e’ pensieracci no?
AGONIA: O io icchè ho fatto? Ho buttato fora da i’ cervello tutta la spazzatura ..ho pensato alla mi’ nonna mentre la dicea i’ rosario..ho chiuso gli occhi e..
MASO:E…??
AGONIA:..e ho battuto una zifonata sullo stipite della porta che i’ rimbombo e’ gli ha da esser parso lo sparo di’ cannone di’ mezzogiorno!! Ohi..ohi..
MASO: E smettila di lamentarti!! Ma che omo tu sei??
AGONIA: Ma sentilo bellino lui! Ma a te quando tu batti la testa…che ti vien voglia di mettetti a cantare? Accidenti a me e a quando t’ho dato retta!
MASO:La colpa l’è tua che tu prendi tutto alla lettera.
AGONIA:(dandosi una pacca sulla fronte) Giusto!! Già che t’ha ricordato la lettera..dianzi ho incontrato i’ macellaio che m’ha ammollato uno de’ soliti bigliettini. Secondo me e’ dev’essere i’ conto arretrato degli ossi pe’ i’ brodo..
MASO:(in modo brusco )Dallo all’Irma..E ’numeri arabi un li conosco!
AGONIA:(scrutando il foglio) A me e’ mi paiono..italiani..
MASO:Dallo all’Irma t’ho detto!
AGONIA:(porge la carta ad Irma che in quel momento riappare nel cortile) La tenga sor Irma..e la lo metta in collezione..
IRMA:(con amarezza) T’un potei dir meglio. E’ ci ho più bigliettini come codesti nelle tasche di’ grembiale..che piattole in cucina! E’ mi piace..Lui una volta che me li ha passati..e’ pensa d’aer risolto ogni cosa!! Conti di’ fornaio..di’ macellaro..dell’ ortolano..Unne posso più! Più..più..più!!
AGONIA:(strizza l’occhio a Maso cercando di sdrammatizzare) Su..su sor’Irma..animo! Sinchè unn’arriva quello delle pompe funebri e’ si pòle rimediare a tutto! Allegra! Allegra!
IRMA:(scoppiando) Allegra..un par di semelli!! Agonia credimi..E’ sono arrivata su i’ punto che per uscir di casa..pe’ ire a lavorare, e’ mi vergogno come una ladra! E’ unn’ho più la faccia per camminar ni’ rione!
GIUNGE RICCARDO DALLA CUCINA CON IN MANO UN FAGOTTINO
MASO:O nano..In do’tu’scappi? Icchè t’hai costì?
RICCARDO:(sbuffando) Fammi andar via babbo..E’ devo arrivar da i’ prete. O icchè tu’ vo’che e’ ci abbia..? La merenda no?
MASO:(prende ilfagottino, lo svolge e divide il contenuto in due fette di pane e le annusa) O questa..che roba gli è?
IRMA:(in tono sgarbato) O che s’è cieco? E’ gli è pane e marmellata..t’un lo vedi?
MASO: Pane e..icchè?? Ma qui di marmellata e’ c’è appena i’ puzzo..Queste e’ le son ma du’ fette di mollica ..tinta sai! Altro che storie..Un dubitare che a fare i’ pieno con questa roba..un c’è i’ verso che questa poera creatura e’ la possa mutar parte. Gli è destinato a fare i’ Negusse per tutta la vita. Chissà in do’ lo rimedia i’ fiato per difendessi dalle prepotenze (scuote la testa). Va ’ia poero nano va ‘ia da i’ prete vai..(Riccardo se ne va)
IRMA:(risentita ed ironica) Sai..Gli voleo dare i’ caviale..come sempre..ma un m’ero accorta d’aello finito! E unn’ hopensato a riprendello..
MASO: O un tu gli potei dare un po’ di frutta no? (accenna ad una cesta colma di mele, posata su una sedia impagliata) Quella almeno l’è ripiena di vitamine!!
IRMA:(ridacchiando) Ripiena..d’icchè?? Dignene te Agonia d’icchè l’è piena quella roba..
AGONIA: L’altro giorno e’ mi misi a fischiettare davanti a qui cesto, unn’è scattò un minuto che e’dovetti smettere, perché davanti a me e’ v’eran più bachi ritti..che mele..
IRMA:Io e’ son sicura se quella frutta, tu la mangi di venerdì..e’ tu fa’ peccato mortale dalla ciccia che c’è drento!
MASO:(spazientito) I’ peccato e’ lo fo ma io a stavvi a sentire, altro che storie! Tiriamo via..tiriamo via Agonia co’ i’ lavoro..se no o prima o poi e’ci si ritrova a questionare con tutto i’ rione. (Annusando l’aria) Ci risiamo..L’è ricavolo! Ma mai una volta che cambiassero pietanza..Senti che sito..E’ s’appesta!
AGONIA:E’ par d’esser su i’ Montello quando Cecco Beppe e’ tirò i’ gasse..
IRMA:(seccata) Proprio oggi che c’è Maurizio a cena..
MASO: Maurizio? O chi gli è Maurizio?
IRMA: Ma come? T’un ti ricordi neanche i’ nome di’ fidanzato della tu’ figliola?
MASO: O icchè tu pretendi tue..se l’ho saputo ieri che l’è fidanzata!
IRMA: Bada all’unto! Perchè io e’ ne so dimorto di piue! D’altronde e’ si son conosciuti un mese fa a Boboli e’ un c’era da pretender di più. Ad ogni modo, la mi’ Liliana..unn’appena lui gli ha porto gli “avancesse”..
MASO:(interrompendola) Icchè..icchè gli ha porto??
IRMA:..gli “avancesse”
MASO: O icchè sono? Bomboloni con la crema?
IRMA: Insomma unn’appena lui gli ha fatto capire che la considerava più d’ un’ amica..l’è subito corsa a dimmelo..la mi’ bambina. Sicchè vedi unn’è una musona come tu dici tene! I’vero gli è che te tu s’è troppo occupato a dir male di’ mondo..per interessrti de’ tu’ figlioli!
MASO: (tagliando corto) Ho capito. Si ricomincia! Chiudiamo i’ discorso chiudiamo..(Ad Agonia) Che l’ha finito l’ombrello dell’Angela?
AGONIA: (aprendo un ombrello scassatissimo) Si..e’ è venuto anche benino. Basta che un piova e qui sotto un c’è i’ verso di bagnassi!
MASO: Dammi qua. E’ salgo io a portagnene su. Così e’ mi sgranchisco un po’..
IRMA:(rientrando ironica ed amara) Mi raccomando..Stacci un’ora come l’ultima volta! Con me..le poche volte che tu’ s’è in cardo..e’ tu ti sbrighi in cinque minuti..con quella invece..
MASO:(fermandosi) Icchè tu vorresti dire con coresta battuta? “Con quella”..cosa? Parla chiaro!
IRMA:T’ha capito benissimo. Pe’ parlar chiaro unn’occorre fare conferenze. Spesso e’ basta una parola..ma per chi ha voglia di stare a sentire..
MASO:(duro) Si! Ma gli ha da essere una parola vagliata bene, da un core onesto e da un cervello pulito..Perchè se l’è venuta fòri da un fegato malato la si mescola alla bile..e’ la diventa una cosa sporca anche lei..e che la sporca in do’ la va a cascare! Ch’ha tu capito nina? Pensaci su intanto che e salgo! (esce dal cortile)
IRMA:(perde il lume dagli occhi gridando dietro al marito con le mani su i fianchi) Ho capito via! Alla fin de’ salmi..la cosa sporca e’ saei io! Invece quella lassù (accenna verso i piani superiori) e’sarebbe Angela di nome e di fatto vero? Unn’importa se quando passa o apre bocca..e’ bisogna correre a tappare occhi e orecchi a’ ragazzini! Lei l’è pulita ed io invece e’ fo schifo! Ma che lo sai da qui innanzi..come s’ha a fare? Invece di chiamarla “Angela di’Canto de’Nelli” e’ la chiamerò “santa Rita da…Coscia” e anzi principierò anche a chiedegni le grazie!!
AGONIA:(in tono supplichevole mettendosi le dita sulle labbra) Ssss!! Sor Irma! Sor Irma!! Perfavore. L’abbassi la radio! O un lo sa?? Quando e’ si sta a i’ pianterreno, gli è sempre bene sussurrare invece di bociare..quando e’ si dice male de’ pigionali. Quelli li stanno di sopra e’ son troppo avvantaggiati..!
IRMA:(ormai lanciata) Eh..io e’ son fatta così..icché ci ho a portata di còre lo prendo e lo butto in su..e’ un fo calcoli!!
AGONIA: Si..eh? E quelli fanno uguale..Icché gli hanno a portata di mano lo prendono e lo buttan giù. E un fanno calcoli nemmen loro, perché e’ mirano a lei..e bollan sempre me! Che lo sa?
IRMA:(avvilita) Io e’ so solamente che quando e’ verrà i’ momento di’ trapasso, l’ultima mi’ parola la sarà “Sia lodato..Iddio!”
(Entrano don Giorgio detto Pigola (così soprannominato per il continuo chiedere contributi ai fedeli per le necessità della parrocchia)assieme a Riccardo vestito da chierichetto e munito di tutto l’occorrente necessario per la benedizione degli appartamenti)
DON GIORGIO:..e sempre sia lodato.!
AGONIA:Guarda..guarda..E’ c’è don Pigola.
IRMA:(facendogli gli occhiacci) Sta zitto linguaccia!! (con deferenza) Venga..venga don Giorgio. Gli è capitato a proposito..
AGONIA:O come mai gli è vestito da lavoro?
DON GIORGIO: Ma te c’ha sempre la testa tra le nuvole? O un tu ti sei nemmeno accorto che e’ siamo in Quaresima..e vicini a Pasqua?
AGONIA:MA scusi..secondo lei da icchè e’ me ne dovrei accorgere? Per me l’è sempre quaresima..
IRMA:(accennando Riccardo) E come va i’ bambino..come va? Che gliè bravo..Che si comporta bene?
DON GIORGIO: Si..si..gli è bravo..ed anche un po’ troppo sveglio..purtroppo! E’un bastan cent’occhi..per tenerlo a freno!
IRMA: (allarmata) O che n’ha combinata qualcuna?
DON GIORGIO: (sospirando) Eh..qualcuna..qualcuna..E’ gli ha i’ viziaccio di scherzare con le cose serie..ecco tutto!E vunn’ha ancora capito che i’prete e’ son io! Ogni pochino e’ prende i’ pennello e gli spruzza! Per esempio men d’un quarto d’ora fa..gli ha fatto fare una doccia a Spartaco..quello de’ laterizzi..che a qui’ poer’omo e’ gli dev’esser dev’esser parso d’essere ai’ Diurno della Stazione! E’ l’ha benedetto insin ni’ midollo dell’ossa!
IRMA:(misurando al figlio uno scapaccione) Brutta canaglia!! Ma perché tu s’è così ignorante?
RICCARDO:(schivando) O icchè tu’ meni?? Spartaco pigliava pe’ i’ culo!!
IRMA: Zitto sai!! Un si scherza su questa cose!
RICCARDO: O lui icchè gli ha fatto?? Io e’gli ho chiesto un’offerta pe’ la cappella di San Pippo, come m’ha detto don Pigola..
IRMA: Ma icchè tu dici?? (fa l’atto di allungargli un altro ceffone)
PIGOLA: Lasci andare..lasci andare..
RICCARDO:..e qui’ bischero e’ m’ha messo in mano mezzo mattone!!
MASO: (entrando) T’ha fatto poco allora! Altro che acqua santa..E t’avei ma a tiragnene ni’c apo..i’ mezzo mattone!!
IRMA:(avvilita e risentita) Ecco! Che l’ha sentito don Giorgio? Invece d’ammollagli un labbrata..e’ gli fa l’elogio! La gli dica qualche cosa lei perché io le parole e’ l’ho finite da un pezzo! La creda..E’ un m’è rimasta che la disperazione..un m’è rimasta (esce piangendo)
DON GIORGIO: Te va dentro con tutto l’armamentario..e aspettami..vai.
AGONIA: E’ vo’dentro anc’hio ma a far rifornimento..(fa il gesto di tracannare) perché e’ ci ho i’ serbatoio che e’ segna rosso.(se ne va)
MASO:(ricominciando ad armeggiare) La mi dia retta..santità..Insino a nov’ordine i’ figliolo l’è mio..e ora e’ lo manovro io. La un lo sposti tanto senza i’ mi’ permesso!
DON GIORGIO: Eh no..eh no caro i’ mi’ Maso. Ora e’ ci ha la divisa della mi’ditta e lavora per me. Te tu lo comanderai quando gli smonta..
MASO:Allora..se le cose le stanno così..la faccia presto a tirar giù i’ bandone..perché io in codesta ditta..e’ ce lo tengo poco volentieri!
DON GIORGIO: Ecco..ora tu’ m’ha a spiegare perchè tu ce l’ha’tanto co’ i’ Principale di lassù!?
MASO: Perché co’ i’ principale di lassù, ammesso che e’ ci sia, e’ si potrebbe anche andar d’accordo..ma e’ sono e’ dipendenti (da un colpetto amichevole sulla spalla di don Giorgio) che un mi stanno bene a mano!
DON GIORGIO:Ecco..ora tu’ m’ha a spiegare icchè ti s’è fatto noi preti..?
MASO:A me personalmente poco o nulla ma icchè un mi sta bene di voi..gli è ì fatto che vu’ state sempre dalla parte di quelli che tirano i’ birroccio..e mai..dico mai..dalla parte de’ ciuchi! E questo un mi sta bene a mano..Ch’ha capito ora?
DON GIORGIO:(cercando di rabbonirlo) Forza Maso! O guarda piuttosto se tu ti fa’ vedere qualche volta in chiesa su!
MASO: No e poi no!! I’perché gliel’ho detto! E poi da san Pippo un ci vengo! E’ ce l’ho più lui che co’ i’ diavolo! E lei la lo sa!
DON GIORGIO:E’ lo so..e’ lo so ..Un me lo ripetere per la centesima volta! Un ricominciare..
MASO:Eccome se ricomincio! (oramai lanciato) E’ gli è stato uno scherzo quello che e m’ha giocato i’ su’ santo..che le conseguenze e’ me le ritrovo davanti tutti i giorni..Ma i’ cretino,lo riconosco, e’ sono stato io. E’ ci aveo la moglie sordomuta..l’aveo trovata così e la mi stava bene a mano così..No! E’ vo’ a dar retta a’ su’ parenti (facendo il verso a quest’ultimi) E’ dovrà arrivare i’ bambino..l’avrà bisogno come tutti di parlar co’ tutti e due i genitori..e allora unn’è bene che si ritrovi come la sorella, co’ una mamma che un ci sente bene e che la mugola pe’ esprìmessi. Va’ a far la novena a san Pippo, chiedigli la grazia..l’è fiorentino come noi..tu vedrai che e’ capirà a volo. E io..che ci credeo poco o punto, ma che di fronte alla creatura un voleo rimorsi..giù a vomitar rosari e paterenostri a tutta birra!! E’ m’ero riempito così la testa di giaculatorie..che qualunque corbellata che dicessi..la diceo in latino!!
DON GIORGIO:(alzando gli occhi al cielo con sopportazione ) E’ lo so..e’ lo so..
MASO:O una mattina un gli arriva tra capo e collo la grazia? Nella notte gli eran ritornati l’udito e la parola! Tutti felici tutti contenti vah..me compreso..Incoscente!! E unn’immaginavo neanche lontanamente icchè gli stava per capitarmi. Perchè da qui’ giorno..unn’ho avuto un minuto di pace che e’ fusse uno!
DON GIORGIO:Esagerato!!
MASO: Esagerato?? E’ un mi pare davvero. La giudichi lei. L’ha riaperto bocca ni’ settembre di’ 26..e’ siamo nell’aprile di’36..e’ l’ha ancora da richiudella! Quando e’ m’accorsi della ragia..e’ ritornai di gran carriera da san Pippo per veder se si rimangiava ogni cosa..Ma sie..come dire ai’ muro! Questa volta i’ sordo gli era diventato lui!
DON GIORGIO:(scuotendo la testa) Ma smettila di dir baggianate! Eppure tu lo sai..meglio di me. I’ miracolo, come tu lo chiami te, gli avvenne..perchè e’ vennero quelli di’ circolo rionale a buttarti all’aria la casa..e lei..e’ la s’impressionò a quell’oddio. O un te lo ricordi no? E’ fu ma lo spavento a compiere i’ miracolo..altro che san Pippo!
MASO:Si..si..bravo..Lei l’ha a dare la colpa ai’ circolo..
DON GIORGIO:O a chie? Convinciti che quello e’ fu uno choc bello e bòno che gli aprì si..la bocca e l’udito, ma che la bloccò da un’altra parte..Perchè gli è vero o no che da allora unn’è stata capace di versare una lacrima che la fosse una..Gli è vero o no che da allora tutti e’ l’hanno chiamata..Occhisecchi?? E allora? (Maso fa spallucce) Ma ora veniamo ai’ nocciolo. Se te un tu ti vo ’far vedere in chiesa..pazienza..e’ sono affari tua, ma un sacrificio per la famiglia..quello almeno fallo (abbassando la voce in tono conciliante e guardandosi attorno) Prendi la tessera di’ partito..Dai Maso..gli è come prendere una medicina..T’apri la bocca..tu ti turi i’ naso e giù! E sta sicuro che dopo la vita la ti diventerà più facile..per te e pe’ tu cari.
MASO: Icchè?? Prender la tessera?? Ma manco se mi spellano!! E’ un mi mescolo co’ prepotenti io! Perchè tirare e’ nocchini e’ mi pòle anche star bene, ma per reagire alle riffe, non per mettere sotto e’ tacchi i’ prossimo che un la pensa come me! E poi..anche loro..quelli di’ partito..propio.. e’ m’hanno trattato bene..m’hanno trattato!!
DON GIORGIO:E’so anche questa..e’so anche questa(accenna ad alzarsi)Su..fammi andar via,,che ho furia.Tanto a star qui e’ ci si perde in chiacchere e un si compiccia nulla..
MASO:(mettendogli una mano sulla spalla e costrigendolo a rimettersi seduto)Eh no..E’ glielo voglio ripetere così la smetterà di rompermi i ..santissimi..con la tessera(immergendosi nel ricordo) E’ mi pare ieri..Una sera ero stato a far l’amore con l’Italia Sbigoli..che poi l’è ita come gli è ita(sospiro)Ad un tratto e’mi vedo capitar davanti tre tipacci tutti vestiti di nero..peggio che de’ fratelli della Misericordia..che e’ mi fanno “Te..tu disonori l’Italia!!” Io che effettivamente con l’Italia, un po’ porcellone ero stato, lì per lì rimasi un po’ perplesso..ma quando capii che quelli e’ parlavan dell’Italia di terra e non di quella di ciccia..e’ aprii la bocca per fare le mi’ ragioni..no? E’ la feci la mia! E’ mi ficcaron tra le fauci un imbuto..di quelli da damigiana e mentre due e’ mi reggevano,quell’altro gli afferrò un boccione e mi riempì lo stomaco di robaccia!
DON GIORGIO:E bada lì..Pe’un po’d’olio!
MASO:Sentilo oh.. “Pe’un po’d’olio”..Un po’d’olio e’ lo chiama! Per du’mesi e’ mi toccò d’accampammi ai’ gabinetto, senza mai uscire..E venni fòri ridotto così male che la mi’poera mamma per riconoscermi e’ vorse veder la carta d’identità! Noe via…con quelli e’ un m’imbranco..nemmen o e’ mi ricoprissero d’oro!
IRMA:(apparendo sulla soglia della cucina) E allora ristia di farti ricoprire i’ groppone di legnate..ristia! Se tu ci provi gusto..
MASO: Ascolta pallina..siccome i’ groppone gli è mio..e’ne fo icchè voglio..ch’ha tu capito?(calmandosi ed anche per cambiar discorso )Ma la Liliana in do’ gli è ita?
IRMA: O quante volte e’te l’ho a ripetere? E’ dovea riportar di’lavoro ai’Campo di Marte e poi la saliva a Fiesole a prender delle misure. E’ tu lo sai..I’ dieci e’passa ogni morte di Papa..(correggendosi) Corrispetto parlando don Giorgio..
MASO:(consultando una specie di sveglia che ha lì sul banchetto)Accidenti..Gli è ita via alle nove..ed ora e’ son più dell’undici!
IRMA: Tu vedrai che gli è corsa alla Stazione a riscontrar Maurizio.
MASO: Ma mi’vo’dire..che mestiero fa coresto..fidanzato?
IRMA: E’ s’è diplomato in ragionamenti e ora fa un concorso..
MASO:…delle figurine Perugina sai! Ma icchè tu dici??In ragionamenti!! E’ tu vorrai dire “diplomato in ragioneria”!
IRMA:Si..un coresta maniera..Preciso..
MASO: E’ vol prender la Liliana?
IRMA:Certo.Perchè..un pòle?
MASO:Pe’ avella vista un par di domeniche a Boboli..e’vien subito a chiedella?
IRMA: E con questo? E’ si vede che gli ha i’ fiuto bòno..e l’è un ragazzo onesto.La Liliana e’ la sarà figlia di disperati, gli è ita poco a scola..ma la legge tanto..l’è di bella presenza..la cuce..
MASO:..e còce sai! Tu dici nulla..!Mah..se la piglia..Speriamo però che un la pigli pe’ i’ c..(si trattiene per la presenza di don Giorgio)…nulla nulla
DON GIORGIO: Insomma almeno da quello che ho capito,l’affare della Liliana e’va in porto!
IRMA: E’ pare don Giorgio..e’ pare. Lui gli ha preso i’ foglio di ragionierato (Maso si dispera) con que giorni fa fòri di Firenze e oggi viene a chiederla. O la un vede no? E’ un son neanche andata a lavorare per preparare tutto. E’ son più agitata d’un mare in burrasca!Ma la venga..la venga dentro, così intanto che lei la spennella Io e’ gli racconto tutto..La venga..(entra in casa)
MASO: (tra se) Poer’omo E’ gli sta lustro!L’è grassa se di lì dentro e’gli esce per le funzioni di Natale!
AGONIA:(esce di casa e s’imbatte in don Giorgio che sta seguendo l’invito di Ira )Scusi sa sor prioreMa se gli entra lei..esco io Sa, a me di santo un mi garba che i’vino..Co’ l’acqua un mi ritrovo di carattere!
DON GIORGIO:(con aria disgustata) E’ si sente..un dubitare..E’tu mandi certe zaffate di lezzo..da sfondare i’ cervello!(esce)
AGONIA:(toccato nel vivo)O don Pigola, ma che lo sa icchè l’ha a fare..se la un ne vol sentir le zaffate? La serra e’ ditini e la si tura i’ naso!! Ma le manine che gli servon solamente pe’raccattar l’offerte?? (rivolto a Maso)Ma icchè gli ha..qui’ coso nero?(si mette a sedere per riprendere il lavoro brontolando).
SCENA QUINTA
VASCO:(appare con aria circospetta e sospettosa. Si guarda intorno poi si avvicina furtivo ai due che presi dal lavoro non paiono essersi accorti della sua presenza cercando nel contempo di attirare l’attenzione di Maso)Psss..Psss..Psss..
MASO:(continando ad armeggiare tranquillamente e senza guardarlo)Senti Vasco..e’mi pare d’avertelo detto più d’una volta.Quando tu’ mi vuoi e’ tu mi devi chiamar pe’ nome. O icchè gli è coresto “Pisse..Pisse”? O icchè sono..un cane??
AGONIA:A me,con qui’ “Pisse..Pisse..” e’ m’ha fatto venir la voglia d’andare a far la pipì!
MASO:(a Vasco)Icchè t’hai di cardo?
VASCO:(evasivo)E’ ho bisogno di parlatti.
MASO:Chiacchera.
VASCO:(allusivo) E’ siamo in troppi..
MASO:(che ha compreso) Agonia..
AGONIA.:(facendo lo gnorri):Icchè’..?
MASO: Va’ a far la pipì..
AGONIA:(continuando a lavorare):E’ unn’ho più voglia..
MASO:(spazientito) Si..che tu’n’ha voglia si!!
AGONIA:O che lo vo’ saper meglio di me? Ni’ mi’ corpo e’ ci son io..vah!
VASCO:(intervenendo) E’ siamo in troppi v’ho detto!!
AGONIA: E allora va via tene!
MASO: A lui un gli scappa!
AGONIA: Ma neanche a mene..obbè!
MASO:(che comincia a perdere le staffe) Ora e’ mi scappa a me ma la pazienza sai! Leati di torno..va’ ai’ cesso..e sbrigati!
AGONIA:(si alza protestando) Anche!! Ma qui un c’è i’verso..e’ si va sempre a peggiorare..I’ Papa e’ vòle l’anima..i’ governo m’ha requisito la lingua..i’ partito e’ m’ha sequestrato i’ cevello..di mio un m’era rimasto che la vescica..noe..ora e’ ci vol comandar lui (esce indispettito)
MASO:(a Vasco) Ovvia..dimmi icchè t’hai in corpo?
VASCO:(a bassa voce)E’ c’è un compagno da aiutare!
MASO: Compagno..di chi? Unn’ho compagni.io
VASCO: Insomma, una volta per tutte..Te con chi tu stai?
MASO: Oh..m’ha tu s’è duro sai. Eppure unn’è da ieri che e’ ci si conosce Ma che te lo vuoi ficcar ni’ cervellaccio?? Io unne sto di certo con ..quelli, ma manco con voiattri! Io sto con la mi’ coscienza..e basta!
VASCO: Da’retta..ma noi un s’è mai purgato nessuno.
MASO: No eh? Ora t’ha anche a far anche lo gnorri..Ma di che banda gli erano quelli che ni’ 19..dopo che gli ero tornato fresco dalla guerra..in via dei’Giuggiolo..e’ mi volevan far masticare le mi’ medaglie di bronzo? Che gli eran forse di’ Fraterno Soccorso??
VASCO: Ma vedi Maso..Cerca di fare uno sforzo pe’capire..Quello l’era un modo forse si..unpo’deciso per protestare contro e’capitalisti..che e’t’avean mandato alla guerra!
MASO: Ma sentilo oh..E’ mi garba davvero la trovata..Ma sentilo bellino..E’ capitalisti e’ mi mandano alla guerra a ristiar la pelle e voialtri..pe’difendemmi invece di rifavvela con loro..e’ vu’ bacchettate me!Bellina davvero..E’ un fa una grinza!
VASCO: Vedi Maso..Cerca di capire..In qui’ momento t’eri come dire..un..simbolo!
MASO: Senti..io e’ sarò stato anche un simbolo ma te tu’s’è un cogliombero! Ma guarda un po’..Un simbolo..L’ero ma un omino fatto di ciccia e d’ossa sai, co’ una gran paura in corpo e punta voglia di’ ciucciare medaglie..caro i’ mi’ chiaccherone altro che simbolo!
VASCO: Ma poi un po’ con noi tu’ s’è venuto..Come mai?
MASO: L’è stato un momento di debolezza Gli speravo che co’ i’ crescere vu’ sareste migliorati invece…
VASCO: Insomma diamogli un taglio..Come si dice “Acqua passata la un macina più” e veniamo piuttosto ai’ nocciolo..
(Giunge dalla strada la signora Carla, un’anziana inquilina dall’aria un po’ stranita.)
CARLA:(con fare gentile)Buongiorno Maso. Disturbo se passo di qui?
MASO: (con deferente cordialialità) Oh..signora Carla buongiorno. La disturba? Ma la un ci pensi neanche..anzi..se la si vòle accomodare (indica lo sgabello di Agonia)..
VASCO:(mordendo il freno )Maso..Un mi posso fermare!!
MASO (a denti stretti):Se un tu’ ti puoi fermare..che lo sai icchè t’ha a fare? Tu’ vai a fare un par di giri di’ Campo di Marte..e tu ritorni! La s’accomodi..la s’accomodi signora.
CARLA:(sedendosi) Grazie Maso..ma non ti disturbare.Anche perché e’s on le sei e il treno dal Brennero giunge alle sei e quaranta in punto. Eppure tu lo sai che da quando c’è Mussolini a comandare, i treni non ritardan d’un minuto. Tra aspettare il tram e tutto il resto, si fa presto..
MASO:..a far tardi l’ha ragione.
CARLA: (sospirando)Speriamo che questa volta ci sia Gaetano. Ormai saranno una diecina d’anni che non lo vedo. Però in compenso mi scrive spessissimo. Mi è arrivata una lettera anche l’altra settimana (prende una lettera dalla borsetta e la porge a Maso)
MASO: Ah..E icchè dice? Torna Firenze?
CARLA: No..no..Per coresto no..E’ sarebbe troppo bello. Ma io spero che gli arrivi lo stesso..così..per farmi una sorpresa. E ’faceva sempre così..sin da piccolino. Gli piaceva far le cose, quando meno me l’aspettavo. Per renderle..come dire più gradite. Per questo non passa sera che non vada alla stazione.
MASO: Ma mi dica..Che è sempre in Germania?
CARLA: E come no? Lavora per quella solita ditta..quella fabbrica di birra che ti dissi..Ma è sempre in giro per tutto il paese. Un po’ qui, un po’ lì..
MASO: Eh si..Un po’ qua..un po’là (dolcemente prendendole una mano) Che è contenta?
CARLA: Eccome! Anche se è tanto che non lo vedo..e se delle volte sto un po’ in pensiero.
MASO: In pensiero? E perché?
CARLA: Vedi Maso..Un vorrei che la Germania la diventasse piano piano..un brutto posto. Sai..quell’omino che ora comanda là…quell’omino co’ baffini..che strilla sempre e’ mi piace poco. Meno male noi abbiamo il signor Duce..che se i tedeschi s’azzardassero a far male a Gaetano..ci penserebbe lui vero Maso?
MASO:(poco convinto)Ma diamine signora. Certo che e’ci penserebbe..
CARLA:E poi c’è un’altra cosa che mi fa stare un po’ in pena..Ma un ti mettere a ridere eh?
MASO: Ridere?? Un ci mancherebbe altro..La dica,la dica.
CARLA: Ho paura che con lo stare troppo all’estero, dimentichi piano pianola la su’ lingua! Sarebbe una brutta cosa. Vorrebbe dire che comincia a staccarsi anche da me. Non è vero? Che ne dici?
MASO: Ma no..Io dico di no..O perché dovrebbe staccarsi..scusi?
CARLA: Non lo so..Ma nell’ultima lettera per esempio sono aumentati gli sbagli di grammatica e poi dice di non essere uscito dalla Germania e mi manda i saluti da Strasburgo..che invece gli è in Francia!
MASO: Sa..forse la furia..i’ salire e scendere di corsa da un treno all’altro. E’ un ci vol nulla a dar di fòri e a scrivere sfondoni!
CARLA: Si..si..me lo son detto anch’io. Dev’esser proprio così. La fretta..gli affari..I’ cervello fa presto a stancarsi. Ma sai Maso, noi mamme siamo fatte così. Ci si preoccupa per tutta la vita dei figli, come si avessero ancora attaccati al petto Scusami sai Maso..se mi sono così aperta. Ma te tu sei sempre così gentile..disponibile..comprensivo. Ora, non ci crederai, ma mi sento….come dire..più sollevata! (fa per andarsene)
MASO:(facendole strada) O sora Carla! Ma lei un s’ha per niente da vergognare. Unn’appena la si sente..la s’apra pure, anzi la si spalanchi tutte le volte che la vòle!
VASCO:(avvicinandosi) “Laus Deo!!”(A Maso)Allora senti..
CARLA.(tornando su i suoi passi tra la costernazione di Vasco) Mi raccomando Maso..Se quell’omino tedesco dovesse dar noia ai’ mi’figliol,la dica ai’signor Duce di difendello! Ha difeso l’Austria..può difendere Gaetano!!
MASO: La un tema sora Carla. Ci penso io. La vada via tranquilla e la si fidi di me.
CARLA: Grazie Maso..grazie.(se ne va)
VASCO:(tornando alla carica)O vediamo se e’ ci siamo Allora Maso..La questione la sarebbe questa..
AGONIA:(proveniente dall’interno)Ovvia, vediamo se le son bòne mosse!(si avvia verso il banchetto)
MASO: O ch’ha belle e fatto?
AGONIA:O quanto e’ ci doveo mettere? Mi son messo persino a leggere e’ pezzi de’ giornali attaccati ai’ chiodino..per stacci di più!
MASO:(perentorio) Ritorna da’ do’ tu s’è venuto!!
AGONIA: Da’retta..ma icchè tu credi? Un ci ho mica la cistite io!
MASO: Allora va a finire di leggere e’ pezzetti de’ giornali..vai!
AGONIA:E’l’ho letti tutti t’ho detto!!
MASO:E’potrebb’esser che l’Irma,ni’frattempo la li abbia cambiati..Smamma t’ho detto..che unn’ho tempo da perdere!
AGONIA: Ma a questo gli ha dato di barta i’ cervello..gli ha dato..(esce brontolando)
VASCO: Senti..e’ mi sbrigo in du’ parole
MASO: (asciutto)E’ sarà meglio.
VASCO: E’c’è un compagno. che ai’ partito..un serve più! E’ tu lo dovresti tener te per qualche tempo..
MASO: Che?? Ma un ci pensar nemmeno! Un son mica diventato i’ magazzino de’ rifiuti di tu’ partito!
VASCO: Fallo per me..L’è un amico.
MASO: Allora ciucciatelo tene vah! Icchè c’entro io?
VASCO: E’ un posso! E’ son più controllato d’un contatore..E’ sanno d’ogni movimento che e’ fo co’ i’ naso..figurati..E neanche quegli altri compagni e’ lo vogliono..perchè gli hanno paura di tirassi addosso le “pule”.
MASO: Ma come mai i’tu’partito e’l’ha sbarcato coresto disperato?
VASCO:(guardandosi attorno):Maso..pane ai’ pane e vino ai’ vino..e cerchiamo di guardare in faccia la realtà. “Quelli” con la conquista dell’Abissinia..gli hanno fatto centro!! E ora i’ “capone” e’ va di moda anche tra e’ proletari..
Maso: Bah..E allora?
VASCO:E allora se la storia gli da’ ragione e’ vol dire che qualcosa di bòno..e’ ce l’hanno anche loro. Ragion per cui bisogna vedere di smussare gli angoli, e di mettere assieme quello che e’ ci s’ha in comune invece di star continuamente a leticare. Ma che lo sai icchè l’ha detto i’ nostro grande…?
MASO: Tira ‘ia, tira ‘ia che un m’interessa! E coresto..poeretto..allora?
VASCO: E’un s’adegua..Un vòle l’armistizio..e allora tu capirai, i’ partito l’ha rigettato!
MASO: (scuotendo la testa)Va ‘ia..va ‘ia Vasco..va’ ia..Se un tu l’ha fa’ finita, tu fai ma rigettar me sai!(dopo un po’di silenzio) Va bene via..Mandamelo coresto disperato.Ohe..ma intendiamoci. Solo per pochi giorni eh? Se no chi la regge la mi’ moglie!?
VASCO:Tu vedrai che qualche cosa s’inventerà..un t’ha’a preoccupare. (Stringendo la mano di Maso) Ti ringrazio Maso. Sapevo di poter contar su di te..!
MASO: Tira ‘ia..tira ‘ia..E quando tu me lo manderesti?
VASCO: Oggi stesso. Gniene vado a dire e te lo spedisco (fa per andarsene poi si sovviene di qualcosa) Ah.. Giusto! Stavo per scordarmelo..Tu devi sapere che abituato ad aver sempre qualcuno alle calcagna l’è un po’ strano..ni’ senso che gli è dimolto sospettoso. Lui viene si..ma con la parola d’ordine..
MASO: Addirittura!E la sarebbe?
VASCO:“C’è del marcio in Danimarca”E te tu gli devi rispondere..
MASO:“..Se fusse solamente lì”
VASCO:No..sie..Tu gli devi rispondere “Attendiamo il vento dell’Est!!” (sulla soglia della cucina appaiono don Giorgio, Irma e Riccardo vestito da chierichetto) Ohibò! Qui e’ c’è di peggio di’ puzzo di cavolo..E’ c’è quello di sagrestia!! Arrivederci Maso e ancora..grazie! (esce)
AGONIA:(entrando) Senti pallino..Un mi rimandare ai’ cesso perché per darti retta e’ mi son tutto..disidratato!(si rimette a sedere)
MASO:(dopo un po’) Dammi retta..o Fogazzaro, ma te che fa’la quinta pe’ discendere? Nell’ultima lettera che t’ha mandato alla sora Carla e’ tu’ c’ha messo più sbagli te che di Pinocchio! E’ me l’ha detto lei.(a questo punto Irma tende l’orecchio richiamando anche l’attenzione di don Giorgio sulle parole di Maso) E poi secondo tene..Strasburgo in do’ gli è?
AGONIA: In Germania..O in do’gli ha a essere?
MASO:E chi te l’ha detto?
AGONIA:Mi’pa’quando gli ero piccino.
MASO:E gli avea ragione..ma allora..trent’anni fa. Perchè caro i’ mi’ cervellone Strasburgo ora gli è in Francia.Come Trento e Trieste prima gli erano in Austria e ora per su’ disgrazia, e’ sono in Italia!
AGONIA:(facendo spallucce) E’ so dimorto io, che da un po’di tempo in qua..anche le città e’ l’hanno messo le rote..l’hanno messo. Oh..Oh ma n’azzeccassi una..n’azzeccassi!!
IRMA:Ch’ha sentito don Giorgio?Anche quella mania di scrivere alla sora Carla..Glielo dica anche lei..che pol esser pericoloso!
DON GIORGIO:Mah..Io e’ ci posso anche provare.Ma mettessi a discutere con lui l’è come volessi incaponire ad insegnar l’algebra ai’Biancone.Maso..prestami l’orecchio..
MASO:Un ci penso neanche! Unn’aessi a rimaner pe’ i’ resto della vita..co’ un orecchio solo..
DON GIORGIO: Senti..a me e’ mi’ pare che voler proseguire quella corrispondenza con la sora Carla, e’ la sia un’imprudenza.
MASO: Ascolti ..la mi’ faccia i’ piacere reverendo..don Pigola,la vada a finire i’ giro..la vada!! Se no stamani davvero e’ gniene dico due, che ha capito?
IRMA: O poerini! Ora e’ ridà di fòri
AGONIA:(alzandosi ed avviandosi all’uscita)Sora Irma e’ gli do un consiglio..La porti via i’ figliolo se no a sentir so’ pa’ e’ si spreta!
RICCARDO: Giusto!! E’ devo andare ai’ circolo per le prove!
IRMA: Che pòle andare priore?
DON GIORGIO:Vai..vai..unn’avesse a saltare i’ concordato. Passa di chiesa e spogliati..
RICCARDO: Grazie don Pigo..don Giorgio(via con la mamma)
DON GIORGIO:(andando vicino a Maso) Allora, che ti son sbollite le “cheche”?
MASO: Io per regola sua un mi devo far sbollir proprio nulla!!Intanto la mi’risponda..Icchè l’avrebbe fatto lei con quella poera donna? I’ marito crepato su’i’ Piave, i’ bambino..Gaetano..morto di spagnola..Icchè l’avrebbe fatto lei..con tutta la su’ carità cristiana?
DON GIORGIO: Vedi Maso..unn’è che un ti possa capire ma..
MASO: Quando gli dette di balta i’ cervello..e lei se lo ricorderà..gli dette balta a bòno, io e Agonia e’ s’andette a trovalla a San Salvi e a furia di parlacci, si capì che lei la un voleva ammettere a se stessa..che i’ su’ Gaetano e’ fosse a Trespiano..
DON GIORGIO:..e fu da allora che vu’ cominciaste a mandarle le lettere finte, lo so ma io volevo dirti..
MASO: La mi lasci finire.Si..si cominciò a mandarle le lettere fasulle..e allora lei l’abboccò e la principiò a calmassi, tanto che la poteron rimandare a casa, ragion per cui a me ed ad Agonia visto che l’avea funzionato e lei ci stava..un ci rimase che continuare.e ora lei reverendo e la mi’moglie..vu’ vorreste che e’ s’abbozzasse..co’ i’ rischio di vedella ristiaffare a’ Tetti Rossi..tra e’ matti
IRMA:(entrando)E sai..L’è savia a vivere in codesta illusione.
MASO:Eh cara mia..Se si dovesse mandare ai’ manicomio tutti gli illusi..e’ si correrebbe i’ ristio di spopolarle città, sta tranquilla.
DON GIORGIO: Abbiate pazienza, ma io scappo se no tra poco e’ va sotto i’ sole e ancora unn’ho compicciato nulla! Mettetevi ne’ mi’ piedi..che mi devo ciucciare tutto i’ casamento!
MASO: Ohe..ohe Eminenza, la un tagli la corda!!
DON GIORGIO: Icchè t’ha’ di cardo ancora?
MASO: La un faccia come l’anno scorso. E’ su’ piedi la li porti anche in casa dell’Angela..La un la salti..La un faccia da scordato!
DON GIORGIO(burbero)L’Angela eh? Già..e’ ci sono stato una volta per esser bischero, ma da allora caro mio..
MASO:La giurò di un mettecci più piede vero?
DON GIORGiO: E’ tu l’hai indovinata. Bravino davvero!
MASO:Don Giorgio..Cristo un facea così..
DON GIORGIO: Tu dici eh? o che ora che s’è diventato anche i’ biografo di Cristo??E icchè faceva secondo te?
MASO: Lui e’ l’andava a cercalle le pecorelle..Un le scacciava come la fa lei!
GIORGIO:Si..ma quelle che le volevan tornare e che un trovavan l’ovile, no quell’altre che un ne volean sapere!
MASO (più calmo ed in tono suadente): Domani..per lei..per l’Angela, l’è un giorno importante. Una settimana fa gli s’è diplomato i’ figliolo e oggi o domani gli arriverà per stabilirsi qui..a Firenze..con lei. Un gli rovini questo momento. La gli dia una spruzzatina anche a lei. E’ la ci tie….e sa? Così e’ la si sente uguale agli altri…
DON GIORGIO: Ah..perchè e’ci ha anche un figliolo?
MASO: Obbè.?.O che si meraviglia? Unn’è mica fatta in modo speciale l’Angela sa..un po’di materia prima..un po’d’affetto e poi la fa e’ figlioli come tutte quell’altre..o almeno la li facea!
DON GIORGIO: Ma codesto figliolo..cosa dice di lei?
MASO: Icchè vol che dica..Un sa mica nulla. Per tutti quest’anni l’ha vissuto a Padova da una parente e quando e’ capitava a Firenze..di solito sotto le feste..lei la faceva qualche..prestazione in più e prendeva in affitto un altro appartamento..
DON GIORGIO: Accidenti che lusso!
MASO: ..di modo che unn’aesse possibilità d’ammoscassi di qualcosa.Anzi..e’ son sicuro..che lui un sa nulla di’ secondo indirizzo di so’ ma’
DON GIORGIO: Va bene..ma o prima o poi..
MASO: Prima o poi..cosa? Perchè gli anderanno di certo a stabilirsi da un’altra parte della città..appunto in quell’altro appartamento re lei la si metterà in pensione.
DON GIORGIO: Vedi..la si vergogna lei di se stessa..e un m’ho a vergognare io ad andar da lei!
MASO:I nsomma via..Da quella disperata la un ci vol ire?
GIORNO:No! Neanche se e’mi fanno Papa!!(se ne va esasperato)
MASO: (gridandogli dietro) Benone! Così..perchè lei l’è ormai in questa maniera..perchè la s’è trovata su quella strada..e’ un c’è i’ verso che qualcuno le si metta accanto? Eh no..perchè ormai l’è stata marchiata a fòco e l’ha a restar sempre sola,come un’appestata!Bah.. “ministro di DIO”? Bella roba..Eh..se ì’ su’ Dio gli da di coreste disposizioni..gli è meglio perdello che trovallo! Ai’diavolo lei e tutta la su’ carità cristiana!
(VOCE dall’alto del solito colonnello): Che è caduta Addis Abeba??
MASO: Noe..l’è ancora ritta e per far dispetto a te, vecchio rincoglionito!! Anzi se gli ha a cascar qualcosa, speriamo che e’ sia la tu lingua velenosa!!
IRMA:(uscendo agitatissima dalla cucina)Maso…Maso::per carità..smettila di far bello tutto i’ casamento!! (a denti stretti) Guarda…E’ son tutti co’ bellichi contro le finestre a bracare. Falla finita per amor d’Iddio! Un mi rovinar questa giornata che le son settimane che l’aspetto. (dopo qualche attimo di incertezza) Senti..basta che che tu mi prometta di calmarti..sopporterò..ma icchè dico..e’ sarò contenta se la scende anche lei..l’Angela a mangiare un boccone con noi. Ma per carità chetati..per carità!!
MASO:(un po’perplesso) Proprio..?
IRMA: E’ son sincera..E te lo giuro su’ mi’ figlioli (Intreccia non notata da Maso le dita in un gesto scaramantico)
MASO:(Ancora non troppo convinto)T’un le farai musate?
IRMA: Sta tranquillo..sarò gentile..
MASO: Allora guarda..Pe’ un far diacciar la cosa salgo su e gniene dico(esce)
IRMA:(alzando gli occhi al cielo)Signore buono e santo dato che l’è la Settimana di Passione e che te e’ tu ci hai dato l’esempio, anch’io e’ butterò giù questo boccon di fiele(esce)
SCENA SESTA
AGONIA ( rientra nel cortile deserto): O vediamo se mi riesce d’andare innanzi..con tutta questi aggeggi arretrati. Sennò e’ va a finire che e’ mi lincian su’ i’ serio..(inizia ad armeggiare poi annusa l’aria) Senti qui come gli è aumentato i’ sito di cavolo! Roba da spezzare e’ buchi di’ naso..(posa sul bischetto il panino che aveva in mano) Mettiamolo qui così unn’appena ho finito i’ lavoro..D’altronde e’ lo dicea sempre i’ mi’ poero nonno…“Prima i’ dovere e poi i’ piacere” (entra Alfio con fare circospetto) O questo..da do’ gli è piovuto? (osservandolo)E’ mi pare Fantomasse i’ ladro gentiluomo..in cerca di preda.
ALFIO:(si avvicina sospettoso ad Agonia, guardando di qua e di là) “C’è del marcio in Danimarca!!”
AGONIA: Icchene?
ALFIO: “C’è del marcio in Danimarca!!
AGONIA: In doe? In Danimarca!? Sie..Gli è ma sue ai’ primo piano da Beppino..O un lo sente no..che lezzo! E sa, un giorno si..e l’altro anche..l’è sempre la solita musica! Pesce oggi e pesce domani..
ALFIO: Att..attendiamo..attendiamo..
AGONIA: Attendiamo..attendiamo..icchè?
ALFiO: Attendiamo..il ven..attendiamo il ven..
AGONIA: Attendiamo i’ ven..erdì? eh la sta lustro.. Volta la carta e pèggiora..Di venerdì non solamente Beppino..ma tutto lo stabile e’ desina a baccalà! Che se l’immagina lei? E’ traslocan anche le tarantole da i’ puzzo che e’ c’è!!
ALFIO:(che comincia ad innervosirsi) C’è del marcio in Danimarca!!!
AGONIA: Ohe..ohe..Occhio alla penna perché questo e’ principia a dar di fòri. Senta cavaliere, la un s’arrabbi sa.. A me, se c’è di’ marcio in do’ la dice lei, un me ne frega nulla icchè gli ho a dire..Peggio pe’ i’ danimarchesi!
ALFIO(che ha teso l’orecchio): Del rumore! Meglio sparire!! (afferra il panino di Agonia e s’invola dietro la casa)
AGONiA: Eh si..E’ sarà meglio..Accidenti! Ma l’è sparito anche i’ panino! O sor Fantomasse..l’aspetti..la senta..
LILIANA:(entrando a braccetto di Maurizio) Vedi caro? Questo è l’ambiente dove sono nata. E questo (indica) è il famoso Agonia
MAURIZIO:(porgendo cordiale la mano) Molto lieto..
AGONIA:(quasi rivolgendosi a se stesso) Io..punto..
LILIANA: Agonia..ma cosa ti prende?
AGONIA:E’mi prende che e’ci aveo un panino bello grosso che parea una porzione da trattoria..poi gli è arrivato Fantomasse e..zacchete!! Me l’ha bollato e’ di’ panino un c’è rimasto nemmen l’olezzo. Ma se vi fa piacere e’ son lieto anch’io(porge la mano) Olinto Piantachiodi..detto Agonia.(osservando Maurizio) Sicchè lei la sarebbe l’omo della Liliana?
LILIANA: Agonia..Maurizio è il mio fidanzato..così si dice “fidanzato”.
AGONIA: Insomma..omo o fidanzato gli è lui.E’un m’ero sbagliato allora. E sai..gli è tutto i’ giorno che la sor’Irma gli è in tirare..come e’ lacci strinti delle mutande! Speriamo che unn’appena vi vede unn’abbia nulla di tra le mane, perché se no quando se la sviene..e’ la combina un trucinìo! (prendendo confidenzialmente i due sottobraccio) O Liliana..o Strazio..
MAURIZIO:..Maurizio..
AGONIA: Si,c ome la vòle..Sempre la sor Irma e’ vi deve aver preparato un ricevimento da casa reale..perchè, un vu’ ci crederete..gli udori che oggi e’ vengon da lì drento..(accenna alla cucina)..qui nella zona un s’eran mai sentiti!
MAURIZIO:(osservando l’ambiente) Bello..bello..interessante..Lo definirei un ambiente pieno di colore..
LILIANA:(lusingata)Ti piace? Vedi caro..E’ qui che ho mosso i primi passi..
AGONIA: L’è vero..l’è vero..
LILIANA: Ed inoltre ho fatto anche i primi giochi..con la mamma..qualche volta con il babbo..con Agonia..
AGONIA: L’è vero..l’è vero..
MAURiZIO: Ho capito..Qui tu hai succhiato l’humus..
AGONIA: No! Coresto unn’è vero. Robaccia strabìniera lei la unn’ha mai succhiata! L’ha ciucciato diverse caramelle e gelati,questo si..unn’è vero Liliana?
MAURIZIO (sorridendo paziente): Ma no..ma no..Io intendevo per “humus”,la linfa vitale in senso figurato, che l’ha fatta crescere spiritualmente. Per intendersi lei l’ha succhiata in su..come una pianta tira in su..l’umore!
AGONIA: Ah..certo..certo.In quanto a tirare in su lei la un badava a spese, specialmente d’inverno..E’ la tirava in su..eccome! Ma la mi scusi, che unn’avevo capito. Perchè lei la lo chiama “humusse”, ma noi fiorentini e’ si chiama…”moccio!”
IRMA: (entra con dei barattoli che, alla vista dei due, gli ruzzolan tutti di mano) O gesummaria!! E’ son già qui!!!
AGONIA: E’ lo diceo io che la facea uno spicinìo!
LILiANA: Mamma, ti presento Maurizio..
IRMA: (Passa ad Agonia il suo scialle imbarazzatissima) Piacere..piacere!!
LILIANA: Maurizio..questa è la mi’ mamma..
MAURIZIO: (con un leggero inchino) Piacere signora
IRMA: Tutto mio..tutto mio..tutto mio!! (si toglie convulsamente il grembiule e lo passa ad Agonia)
MAURIZIO: Onorato di stringerle la mano.
IRMA: La si figuri..la si figuri…(si toglie la pezzuola dalla testa passando anche questa ad Agonia)
AGONIA: O sora Irma. Unn’è tanto perché e’ ci ho le braccia ripiene di cenci, ma se un la pianta di far lo spogliarello..tra poco gli arriva la boncostume!
IRMA: La s’accomodi..la s’accomodi..
LILIANA: Via..andiamo a riposarci in salotto.
IRMA: No! In salotto..no! Per carità E’ gli ha da essere una sorpresa.
LILIANA:In cucina..
IRMA: No no..Neanche. E’ c’è troppo fumo e poi l’è piccina..
MAURIZIO: Lasci stare signora! Ci tratterremo qui. Ormai siamo alla fine d’aprile e si sta bene anche fuori.
IRMA: Ma che le pare sor Maurizio..che le pare? (A denti stretti, guardando in alto) Eccoli lì, tutti con la pacia in dentro ad occhiare! Sie..E’ mi parrebbe di lasciarvi su un palcoscenico! E poi..un vu’ lo sentite questo puzzo di cavolo no?
LILIANA: E..allora?
IRMA: Ecco..entrate ni’ magazzino. E ci hanno ad esser un par di seggiole. Tanto tra poco e’ son pronta.
LILIANA: Mamma..ma lo sai che Maurizio, oltre che esser ragioniere, l’ha anche un “hobby”?
IRMA: Uuhh!! Poerino..così giovane..Ma che è una malattia grave??
LILIANA: Ma cosa dici mamma? “Hobby” significa una passioncella..una distrazione..
AGONIA:..una fissazione..
MAURIZIO: Ho scritto una commedia in versi e l’ho intitolata “Colomba sotto il tetto”
IRMA: Umh..chissà come la sarà carina..Ma ora entrate ni’ magazzino via (guardando verso i piani alti) Ma guarda come gli è pieno i’ loggione! Brutti braconi!! (poi prende la figlia da una parte, mentre Maurizio parlotta con Agonia) Topina senti e’ ti devo dire una cosa..
LILIANA: Icchè c’è?
IRMA: To’ pa’..gli ha invitato l’Angela..
LILIANA: L’Angela!??
IRMA: Si..e sono stata io a dagni i’ via libera..Un potevo digni di no..Poi e’ ti spiegherò.
LILIANA (con rabbia a voce alta): Vu’ m’ aete rovinata le giornata!!
MAURIZIO: Cosa c’è cara?
LILIANA: Hanno invitato una..una che unn’era degna di venire!!
MAURIZIO: E perché? Chi è?
LILIANA: Una..una..di quelle!
MAURIZIO: (dopo un attimo di riflessione) Ah..capisco. Ma non devi prendertela così. Può darsi che i tuoi avessero delle ragioni tali per..(parlottando entrano nel magazzino)
RICCARDO(giungendo di corsa) Mamma! Mamma!!
IRMA: Icchè c’è?
RICCARDO: Un t’arrabbiare eh?
IRMA: Icchè t’ha’ combinato??
RICCARDO: E’ ho morso le mele ai’ Duce!!
IRMA: T’ha morso icchè??
RICCARDO: Ai’ circolo e’ m’hanno fatto rifare la parte di’ Negusse che viene stiacciato dai’ Duce..Io siccome e’ pesava quanto un ballin di riso e’ ho sentito male, mi son girato mi son trovato le su’ mele davanti alla bocca e..MAU (fa con la bocca il verso di mordere)gliel’ho ammollato!!
IRMA: Disgraziato!! Rovina della casa!! E chi la facea la parte di’ Duce??
RICCARDO: I’ figliolo di’f ederale..
IRMA: Dell’Eccelleza..Appicciafòco?? Vai..Ora si che e’ siam belle e sistemati! Quello e’c i spedisce ai’ confino co’ i’ biglietto cumulativo!
MASO: (entrando)o icchè tu bòci..Io e’dico che e’ ti senton dalla luna!
IRMA:(accennando Riccardo) Questo incosciente..questo delinquente…
MASO: Eeeeh..cala.cala.Icchè gli ha combinato?
IRMA: Gli ha morso le mele ai’ figliolo di’ federale!
MASO: Ai’ figliolo d’Appicciafoco? Bada lie..
IRMA: Bada..lie?? Come..perchè??
MASO: Perché noi, la famiglia d’Appicciafòco, la si pòle mangiare tutta in un boccone, che quelli di sicuro e’ un dicon nulla..
IRMA: Ma perché..perchè!?
MASO: I’ perché lo so io. Vai..vai in cucina a finire i’ mangiare..vai. E mi raccomando..Cura bene la frittata con le cipolle. Tu lo sai che ne vo’ matto..Mi raccomando un mi deludere.
IRMA: Speriamo che l’ova e’ bastino. Te intanto cerca di un far parlar troppo l’Angela
MASO: Un dubitare e lasciati servire. Aspetta..Siccome un c’è i’verso di riscoter qualcosa dall’Assunta..lo sai icchè t’ha’ a fare? Tu va’ da lei e tu ti fa dare un po’ d’ova che così la frittata la vien più grande..e’ tu adoperi i’ su’ carbone.Insomma tu fa tutto da lei..così e’ fo pari!
IRMA: Ma..
MASO: Vai..vai..Se poi lei unn’è convinta tu gli dici che e’ salgo io e un gli bollo solo l’ova.!
IRMA: Bah..(esce poco convinta mentre Maso riprende il suo posto accanto ad Agonia)
AGONIA: (con in mano una pentola) Ohe..E’ versa..
MASO: Lascia andare. Tu ci penserai domani co’ un po’ di stagno.
AGONIA: Un dico della pentola..Intendevo i’ tu’ futuro genero. E’ fa e’ versi..
MASO: Che è scemo?
AGONIA: No..E’ fa e’ versi come Dante..i’ Corriere de’ Piccoli..Ch’ha capito?
MASO: Ah..L’è un poeta!
AGONIA: Si..E gli ha scritto anche una commedia “I’palombo sotto i’ tetto”
MASO: Si..e’i’ “pesce angelo in cantina” (scuote la testa) Poero brocco..Chissà icchè t’ha capito!
ANGELA (entrando vistosamente truccata): Insomma Maso..tu l’ha avuta vinta eh?
MASO: Sta a sentire Angela..E’ te l’ho detto anche sù. Domani, per te l’è un gran giorno..come per noi gli è oggi. Perciò una volta tanto, tutte queste contentezze le s’hanno a mescolare, tiranne fòri un polentone e mangiarne un pezzo per uno..tutti insieme. O un c’è più soddisfazione no?
ANGELA: Ma poi, che s’è proprio tanto sicuro che le tu’ donne le sian contente? Magari sbaglierò,ma tutte le volte che l’inciampo e’ mi pare che faccian di tutto per voltarsi da un’altra parte.
MASO: Ma no..ma no..L’è un idea tua. Tu vedrai che le ti guarderanno eccome! E te t’ha a guardar loro. Dritto negli occhi..e senza paura!
ANGELA: T’ha ragione. La paura e’ me la serberò tutta per domani, quando gli arriverà i’ mi’ figliolo ..ragioniere. Ma che ci pensate? “Ragioniere”!!
AGONIA:. .come l’omo della Liliana..
ANGELA: Pensa Maso che lui e’ scrive anche delle poesie..Anzi e’ me n’ha dedicata addirittura una..che la principia così “O mamma pulita”..
AGONIA:..come l’omo della Liliana..
MASO: Insomma che la vo’ far finita con codesto ritornello? E’ pare che tu mi’ voglia dire che e’ son la stessa persona! E’ tu me la daresti bòna!
AGONIA: E’ si sarebbe nella cacca..!
MASO: (colto da improvviso sospetto fermando l’Angela che si stava avviando verso il magazzino) Angela..
ANGELA:Dimmi.
MASO: Un te n’aere a male..Ma un mi ricordo come si chiama i’ tu’ figliolo..
ANGELA: Come si chiama? Maurizio no?
AGONIA: E’ siamo nella cacca!!!
I due si guardano allibiti mentre la donna varca la soglia del magazzino. Attimi di silenzio. Indi si ode un grido lacerante seguito da un rumore di sedie, spostate violentemente.
VOCE DEL COLONNELLO (Dall’alto) Che è caduta Addis Abeba??
LILIANA: (uscendo dal magazzino eccitatissima) Macchè..L’è caduta la sor’Angela!! Un capisco, l’è entrata..l’ha visto Maurizio, l’ha strillato e l’è andata a gambe ritte!!
IRMA: (apparendo dalla cucina) Io e’ son pronta..la frittata l’è fatta!!
MASO: (con le mani nei capelli) Eh si..T’un potei dir meglio!!
FINE DELL’ATTO
Per volontà dell’autore tutte le commedie sono disponibili gratuitamente































