di Fernando Romei, detto Bubi

Accidenti ai’ coccodrillo

Commedia in vernacolo in tre atti

DATA DI SCRITTURA

2002

LA PRIMA

2005 – Teatro Il Faro, Firenze

RAPPRESENTAZIONI

7

Locandine

Fernando Romei Bubi - Accidenti ai' coccodrillo
TEATRO NUOVO SENTIERO

25 Febbraio 2007

Rifredi – Compagnia”Carrozzone Curandai”

Fernando Romei Bubi - Accidenti ai' coccodrillo
CASA DEL POPOLO DEL GALLUZZO

25 Marzo

Galluzzo

Copione

Personaggi

Gustavo

Aspidesua moglie

Filosserasorella di Aspide

Lucillafiglia di Aspide

Armando

Ottavia, una parente

Ercole, suo marito

Zio Remigio

Gerolamo

Angelica, sua figlia

ATTO PRIMO
SCENA PRIMA

Modesto salotto di un, altrettanto, modesto appartamento in quel di Firenze. Al centro un tavolo in mezzo del quale fa brutta mostra di sé un vaso colorato contenente dei fiori.  In un angolo su un tavolinetto, è posta una macchina da cucire, in quel momento utilizzata dalla padrona di casa, signora Aspide(tipo   segaligno  e dal temperamento nervoso del quale fanno spia il modo di parlare e di gestire a scatti la quale sta accudendo a degli abiti gettati alla rinfusa in un ampia cesta. All’inizio dell’azione sta “imbastendo”  un saio da frate francescano Particolare importante.. su una delle pareti della stanza è fissato un manifestofa  una stampa, un oggetto qualunque esso sia.. basta che raffiguri un grosso coccodrillo.

VOCE DI GUSTAVO: Aspide!! O Aspide!!

ASPIDE: (Borbottando) Ora icchè gli ha in corpo quest’altro?

GUSTAVO: Ni’ corpo almeno a star dreco a voi.. poco!! Ma ora gli è arrivato i’ momento che vu’ vi decidiate!  Ditemi sinceramente.. cosa preferite.. di farmi crepar di fame o di freddo? L’un de’ due.. perchè tutte due le cose insieme un le sopporto. (Tira su  dal cestone un po’di indumenti alla rinfusa sbattendoli sotto il naso di Aspide. ) Guarda quae.. guarda quae!!!

ASPIDE(reagendo in malo modo) E quando gli ho guardati? Cenci gli erano e cenci e’ rimangono

GUSTAVO: Cenci eh tu dici? Ora.. ora e’ son cenci.. ma in un tempo remoto e felice e’ gli eran vestiti! Quelli che dovean essere lavati e stirati da almeno una settimana! E invece guardali quie.. Buttati nella fossa comune di’ cestone.. rinfrinzellati e sgualciti che manco un cenciaiolo e’ li prenderebbe. Nina.. questa l’è una vera indecenza.. mondo birboner.. con du’donne e mezzo a strasciconi per la casa!

ASPIDE: (reagendo inviperita) Ma smettila di fare i’ tragico.. fammi i’ piacere!! Ma d’icchè tu ti lamenti? O un tu lo  sai no.. che unn’ho neanche i’ tempo di  badare alle mie di cose?

GUSTAVO: E allora già che tu ci sei spiegami icchè  t’ha da fare di straordinario.. ? Ora per esempio.. icchè tu stai smacchinando?

ASPIDE: O un tu lo vedi che l’è un saio no?

GUSTAVO: E con questo? Oramai gli è troppo tardi per farmi frate!!

ASPIDE: Gli è roba di padre  Aspersorio..

GUSTAVO: Padre.. ?

ASPIDE: Aspersorio.. Apersorio.. O che s’è diventato sordo?

GUSTAVO: O coresto da do’gli è sortito fòri?

ASPIDE: Gli è i’ superiore de’ cappuccini di Montughi!

GUSTAVO: (amaramente ironico) Ma brava! Brava davvero! Facendo i’ punto della situazione per sistemar la tonaca di Padre Aspersorio i’ tempo tu lo trovi vero? Ma per una  stiratina alla meglio a’mi’ abiti laici, manco a parlanne  Per quelli e’ ci vol la domanda in carta da bollo.. Quando la basta!

ASPIDE: (alzandosi all’improvviso dalla sedia ed affrontando il marito con le mani sui fianchi) Bello mio.. in quanto ai’  vantaggio e’ lo so io.. perchè ogni volta che lo rintonaco padre Aspersorio e’ mi’ sbrodo la una messa per Girolamo.. i’ mi’ prim o marito.. ma di quelle bòne. di quelle d’un tempo.. di quelle che ti prendano per  la tromba di’ culo l’anima e in du’secondi e’ la portano in Paradiso.. anche se la puntasse e’ piedi.  E così e’ risparmio.  Tanto e’ n’entran dimolti in questa casa vero? Eppure tu lo dovresti sapere.. In  tre e s’ha delle pensioni che un se ne fa una a garbo!

GUSTAVO: Un se ne fa una no! Tutti i quattrini e’ vu’ li consumate pe’ qui’ piaccicotto della tu’figliola di  primo letto che grande come e un sa levare un ragno  da un buco! Per lei sempre mangiari di prima qualità e vestiti da gran signora e per me menù da conte Ugolino! O negalo se tu puoi!

ASPIDE: E’ un lo nego no! E te tu pensi  che un dovrei? Ma l, è  i’ .. ’mi’ sacro dovere di madre sai.. cercar la felicità della mi’ creatura!

GUSTAVO: (sardonico) Felicità eh? Seguita.. seguita con coresti metodi e poi tu vedrai che bel futuro tu gli prepari alla tu’ “creatura”

ASPIDE: .. perchè lei l’un virgulto in formazione e perciò e’ la si deve nutrire per potersi sviluppare sana e bella! Ed una volta sviluppatasi sana e bella che la vuoi infizzare dentro de’ cenci? Ma che s’è mai visto un gioiello rincarcato in un foglio giallo da macellaio?

GUSTAVO: O brava! E siccome io virgulto un sono, a questo punto fammi andare innanzi a bucce di ceci e rivestimi di balla.. icchè  t’ho a dire! 

ASPIDE: (continuando imperterrita) Perché lei la deve brillare fino a trovare un marito degno di lei come gli è nella traduzioni della mi’ famiglia!!

GUSTAVO(scuotendo la testa) A parte che tu avresti dovuto dire.. tradizioni.. e non traduzioni.. ma poi.. bell’esempio di cultura che tu le dai specie quando tu ti fai riprender dalla mania di un metter mai le  doppie specie quando di buttar giù qualcosa di scritto. Che ti ricordi quando tu mettesti i’ cartello in giardino? ”Qui’ non si gioca a pala.. che tu facesti ridere anche i’ salice piangente qui’ accanto che notoriamente l’è un albero tra e’ più seri. Che te lo  ricordi?

ASPIDE: E’ fu un caso..

GUSTAVO: Caso? Un mi pare.. O quando tu volevi smaniare la cagna ed i’ cucciolo? Altro cartello “Regalasi copia di cani”. Con qui’ bello spirito che ci scrisse accanto “Peccato perché li voleo originali”!

ASPIDE: Oh . senti.. Se fo così gli è perché.. meno lettere ci metto e più risparmio tempo. Insomma per riprendere i’ filo..  la mi’ creatura.. la un deve correre i’ ristio di finir come la Giulia.. si.. si.. la  la  figliola della tu’nipote  che stinta come gli è.. tu vedrai  se la un finisce scaccina in qualche convento

GUSTAVO: Anche lei come quella poerina dell’Angelica vero? Ma che ti s’è messa a far la procaccina di serve alle monache? E poi la Giulia la sarà stinta come tu dici te.. ma intanto i’ concorso alla casa di’ Fascio per la più belloccia di’ rione e’ la l’ha vinto lei.. e la tu’Lucilla gli, è arrivata dopo la musica!

ASPIDE: Pe’ forza! E’ l’ha vinto si, la giuria gli era tutta composta da’ babbi delle figlie di Maria che la bazzica lei. Bella camiciola si..

GUSTAVO: Ecco a proposito di camiciole.. allora che ti decidi a  pensare alla mia di ro e a metter da parte coresta tonaca?

ASPIDE: Icchè devo metter da parte? ? E poi la messa per Girolamo che gniene canti te?

GUSTAVO: (con forza) Cantagnene io per Girolamo? ? Guarda.. te lo giuro ma anche se lo potessi fare.. un ci penserei nemmeno! Perchè gliè bene che gli stia un altro pochino a rosolassi ni’ Purgatorio così gl’impara a non far scherzi agli amici.. come l’ha fatto a me! Figlio d’una bòna  donna!!!

ASPIDE: Ma icchè tu’dici! ? Che deliri per caso?

GUSTAVO: Si.. perchè se unn’era lui a chiedemmi.. icchè e’ mi chiese.. innanzi di partire per qui’ maledetto Egitto.. io unn’avrei avuta l’occasione di bazzicare in  casa vostra  e un mi sarei trovato in questi piedi!

ASPIDE: (alzandosi di scatto inviperita) Basta! Basta!! Chetati   che un ti posso  sentire rifartela co’ defunti che un ti posson rispondere! Ah.. perchè che tu’ s’è te che t’hai e’ rimpianti vero? O invece e’ son piuttosto io che dovrei maledire qui’ maledetto giorno che tu mi cominciasti a far la ròta.. brutto tacchino spelacchiato.. schiavizzatore di vedove ed orfane indifese. Ma come e’ feci.. come e’ feci a prenderti Maledetto zotico che un tu’ s’è altro! Io che e’ poteo puntare tanto più in alto! ..

GUSTAVO: (sospirando) Magari.. magari t’aessi puntato sulla luna.. e tu ci fossi rimasta!

ASPIDE: Eh ma un dubitare che la prossima volta che e’ rimango vedova..

GUSTAVO: (facendo rapidamente il gesto dell’ombrello) Thò!! Un accidente che ti prenda nell’albume! Eh.. eh.. mondo infame.. No sai, te un tu mi mandi per disperazione a farmi sgranocchiare dai’  coccodrillo! Come qui’ disgraziato di’ tu’ precedente marito.. e’ tu ci puoi giurare!! Perchè innanzi di finire ai’  manicomio per colpa di voi tre.. con altrettante pedate e’ vi butto su i’ lastrico! Parola di Gustavo!

ASPIDE: Icchè t’ha detto? Icchè tu’ butti? ? Noe bellino noe te un tu butti fòra nessuno e tanto meno la qui presente.. caro i’ mi’ gorilla.. Prima di tutto perché tu mi dovresti passar gli alimenti ed io che spesso e’ mi becco la tenia.. e’ son costretto a mangiare a quell’oddio.. e inoltre.. ma che m’ascolti?

GUSTAVO: E come no. Prosegui.. Ed inoltre?

ASPIDE: Ed inoltre.. che t’è capitato mai d’anda ai’ teatro a vedere i’ ”Parsifalle”in do’e’ ci son tutte quelle donne a cavarcioni de’ cavalli, con quegli elmetti che gli hanno  l’ale dalle parti e che menan sciabolate a destra e a manca? Ecco.. coreste e’ le sarebbero monachelle ai’  confronto d’icchè e’ diventerei io ai’  momento che m’andasse i’ sangue a i’ cervello! Mettitelo bene in testa avanti di muovere anche un muscolo! Ch’ha tu capito? (accingendosi ad andarsene) Ed ora e’ vo’ a prendermi una boccata d’aria se no e’ va a  che a Padre Aspersorio e’ gli cucio du’ maniche insieme!!  (se ne va  apparentemente sdegnata)

SCENA SECONDA

OTTAVIA: (Nipote  di Gustavo Signora di bell’aspetto di circa quarant’anni) Zio.. Che si pòle?

GUSTAVO: Oh.. Ottavia.. vieni.. vieni..

OTTAVIA: E’ siamo alle solite eh?

GUSTAVO: E’ tu me l’hai anche domandare? Eh un c’è i’ verso via! Io con quelle du’ diaboliche megere.. quella streghina della mi’ figliastra un ci fo più vita.. via.. (disperandosi) Ma chi me lo fece fare di sposarmi co’ una vedova che gli era già vedova d’un altro marito!! ? ?

OTTAVIA: Eh caro zietto.. mi dispiace dignene, ma se lo doveva aspettare.

GUSTAVO: Aspettare. come?

OTTAVIA: O come no.. ? Ma un lo sa che quando si prende la roba usata un bastan cent’occhi per un pigliarlo d in tasca? E poi i’ nome stesso.. Aspide!!

GUSTAVO: Icchè ci incastra i’ nome?

OTTAVIA: Gli era qui’ serpentello che’ morse la poppa a Cleopatra e in cinque minuti la spedì all’Ade. Ma unn’ha studiato sulla  storia romana

GUSTAVO: Sie.. Io e’ mi son fermato alla quarta elementare. Però se lo sapevo.. Infatti e’ torna.. Anche lei morsi e’ me n’ha dati un fòttìo.. che m’hanno avvelenato la vita.. però con me gli hanno funzionato meno. Un m’m’hanno rimandato ne’ dall’Ada ne’ da nessun altra e  m’è toccato riciucciammela oramai sai da tre anni(sospira) . E poi per guadagnarmi definivamente i’ titolo di coglionbero e’ gli detti i’ permesso di trascinarsi dietro la sorella..

OTTAVIA: .. la Filossera..

GUSTAVO: .. che gli è peggio di lei! E sai che ce ne vòle.. No.. no.. Lo sai piuttosto quando  ’lo feci l’errore fatale?

OTTAVIA: E quando?

GUSTAVO: ..quando cominciai a frequentare la casa di Gerolamo, i’ su’ secondo marito.. che l’era stato mi’ compagno  di scuola. E poi e’ finii di compromettermi alla stazione da do’ partì per l’Egitto.. da do’ un’ dovea più tornare quando.. per esser bischero gli promisi poer’omo di vegliare sulla figliola di’ su’ primo matrimonio..

OTTAVIA: .. l’Angelica..

GUSTAVO: O chi? ”Bada che l’Aspide la la tratti bene.. e’ mi disse.. tu mi capirai.. le son matrigne.. e lei  e’ ci ha già una figliola per conto suo. Tu mi devi promettere che un tu la perderai di vista.. i’ mi’ sangue!

OTTAVIA: Poer’omo e’ gli domandò così zio.. perchè si vede che e’ si sentiva di non tornare!

GUSTAVO: (scuotendo la testa) Altro se se lo sentiva!! Io dico che l’avea di già prenotato i’ coccodrillo che lo dovea masticare!

OTTAVIA: Si.. coresta l’è bellina e costa poco!

GUSTAVO: Bellina!! ? ? Uhm.. Te tu dovresti provare  a far vita con la mi’ moglie anche per una settimana sola e’ tu t’accorgeresti subito se tra tutt’e due le disgrazie unn’è megliogli è  finire tra le fauci di’ coccodrillo che avere a che fare con lei! Perchè con la bestia ai’  massimo tu te la cavi co’ una strizzatina, ma con lei l’è come se tu fossi cotretto a camminare scalzo su un pavimento fatto di pruni!

OTTAVIA: Ecco.. ma lei.. l’Aspide voleo dire come la rimase quando la  seppe della morte di’ marito?

GUSTAVO: Come la rimase? Senti.. t’un ci crederai ma per un po’di tempo la parea lei i’ coccodrillo! L’avea sempre i’ caro estinto in bocca. La un facea che piangere.. Piangi e ripiangi in continuazione. Bastava poi che i’ intoppasse una lucertola o una  tarantola che ni’ loro piccolo le ricordavan i’ rettile.. che subito gli eran giù pianti e strilli a non finire(sofferma dosi di fronte all’immagine del coccodrillo ed indicandola alla nipote) E questo piaccicotto! Quante volte mi son raccomandato che me lo levasse  di torno!! Sie.. come dire ai’  muro! Pensa che spesso.. quando qualcuno ci viene a trovare  e ci domanda icchè vuol dire quell’animale.. lei la s’inalbera come un puledro e gli risponde stizzosamente con maleducazione (facendo il verso alla consorte) ed invariabilmente “Ma quello unn’è mica un animale!!” E quello noo? Ma come cambiano e’ tempi! E icchè sarebbe allora? E lei belando “L’è la foto della tomba di’ mi’ marito!”

OTTAVIA: (sconcertata) Ma cosa dici? Incredibile!

GUSTAVO: (lasciandosi andare su una sedia e prendendosi  la testa tra le mani) Roba da pazzi!! Ah senti icchè la tirò fòri l’altro giorno. E venne a trovarci una mia antica compagna di scuola co’i’ marito che disgraziatamente  l’è un famoso zoologo e che proprio a lui gli scappò detto dopo aver notato ed ossevato questo troiaio(indica il manifesto) che recentemente gli era stato in Egitto a studiare una rara specie di coccodrillo.. che però unn’avea intoppati manco uno ma che di lo ne aveva reperiti molti residuati organici

OTTAVIA: Residuati.. ?

GUSTAVO: Si insomma.. corrispetto.. escrementi. E allora che lo sai icchè gli ebbe da dire quella babbuina Incosciente?

OTTAVIA: Un me l’immagino..

GUSTAVO: Professore: la piagnucolò: se gli capitasse di tornar laggiù e l’aesse la fortuna di rintoppare uno di coresti residuati la mi’ faccia i’ santo piacere di leassi i’ cappello e di dire una preghiera.. Perchè? : E’ fa quell’altro. Perchè in una di coreste cacche ci potrebbe essere i’ mi’ Girolamo. Anzi per esser più precisi l’aguzzi lo sguardo e se l’intravede una cravatta rossa a pallini neri.. la ci pol piantare un fiore.. L’è lui!! (E dette in un dirotto pianto! (si da una pacca in testa) Roba da uscir di senno!!

OTTAVIA: (scuotendo la testa) O zio. zio.. La mi’ scusi se e’ ci torno sopra ma io un mi capacito come l’abbia fatto ad impegolarsi con quella donna! Un me ne capacito!!

GUSTAVO: O icchè t’ho a dire? E’ siamo . omini. Frequentala oggi.. rifrequentala domani.. Io d’atronde unn’ero ancora da buttar tutto via.. ni’ senso che qualche altra cartuccia l’aveo da sparare.. Lei da parte sua l’era sempre rinvoltata ne’ veli neri. che la portava sempre a birbona.. che la facea vedere e non vedere. (imbarazzato) Che mi capisci?

OTTAVIA: Mah.. Icchè gli ho a dire zio Gustavo. Io omo un son mai stata. Ah.. piuttosto.. E’ son scesa anche per questo. Ieri sono stata alla’istituto delle Biascicanti a fare una visitina all’Angelica.. Lei la un ci crederà.. ma come l’è mutata! Come l’è diventata assennata. La discorre come una che nella su’ vita e’ unn’abbia fatto altro che star su’ libri. La ragiona come unn’avvocatessa.. co’un bocchino stretto che e’ pare che gli abbia fatto gli sciacqui con l’allume! La un metta una virgola che la sia una.. fòri posto. La un pare neanche per un secondo fiorentina.. Pensa.. che l’ha messo in soggezione anche me!!

GUSTAVO: Unne dubito perché le suore Biascicanti in fatto d’educazione le un fanno  di noccioli!

OTTAVIA: Però anche a vederla vestita così modestamente con quella canna in mano a smoccolare le candele.. che pena!

GUSTAVO: (schermandosi  con tono supplichevole) Un me lo rammentare! Un me lo rammentare!! Anche quella.. ma che credi un mi si stringa i’ còre a pensare che l’impieghino come sacrestana?

OTTAVIA: Ecco.. ma come l’ha fatto a finir così? Ma coma mai lei la un s’oppose ai’  fatto che fosse segregata tra le monache?

GUSTAVO: Opporsi? ? L’è una parola! E’ ci provai ma un mi dettero i’ tempo d’aprir bocca che subito e’ mi saltarono addosso. lei.. l’Aspide e quella iena della su’ sorella, sventolandomi su i’ muso tutti i conti di casa.. Che s’era troppe bocche da sfamare.. che la un potea correre i’ ristio di far crepar di fame la sua di figliole per quella d’altro.. e che m’impicciassi delle mi’ cose per una persona che in fondo in fondo anche per me l’era un’estranea! Ed io vigliacco.. per salvare i’ bon per la pace.. e’ cedetti senza combattere!  Ma almeno la fusse icchè la fusse.. ma la m’accudisse! Sie.. E’ le son perse tutte e due dietro a’qui’ treppiede della Lucilla! Mai un letto rifatto a garbo.. mai un bottone rimesso! Ah.. te ne voglio dire un’altra, L’altro giorno e’ sono andato a tirar fòri dall’armadio  i’ cappotto per l’inverno.  Bene.. lo trovai tutto bucherellato dalla tarme che oltretutto le si misero a corremmi su e giù pe’ i’ collo come podiste. Pensa.. La s’era dimenticata di mettemmi nelle tasche le pallottole di naftalina.. quella medusa!!  Dimenticata? Forse.. perchè io e’ son più che convinto che le cose le unne.. Premesso che i’ su’ primo marito, almeno così la dice lei.. e’ morì mangiato da i’ rimorso per averla piantata per un ‘altra(tu te lo puoi immaginare.  Rimorso per aver piantato un canguro di quella forza) E ‘te lo dico io come l’anderà a finire.. perchè qui Landru in gonnella ni’ su’ diabolico  cervello la m’ha messo ai’  centro d’un su’ programma”I’ primo  marito e’ m’è morto divorato dal rimorso.. i’ secondo masticato da un coccodrillo, e’ vo’ vedere se i’ terzo e’ lo fo finire  mangiato dalle tignole! Eh.. ma ma se mi potessi rifare.. fagnene scontare.. un so icchè darei!  (notando come Ottavia abbia seguito apparentemente come distratta le sue parole) O ma che mi stata a sentire? Ma t’ha ragione sai.. Tanto oramai un si rimedia più nulla!

OTTAVIA: Su.. su zio.. Un ti stare a macerare! Come dice i’ proverbio? “L’è inutile srare a frignare  su i’ latte versato” e soprattutto goditi i’ be’ pezzo di vita che ti riman davanti!

GUSTAVO: (poco convinto) Godermi la vita? Eh cara la mi’ Ottavia.. io e’ me la potrei godere solamente se mi si potesse realizzare i’ sogno che mi rimane! ..

OTTAVIA: Che sogno zio?

GUSTAVO: Quelle di vedemmele tutte e tre davanti tremanti e umiliate.. co’ i’ capo cosparso di cenere.. Io che un sorriso cattivo l’inquadro.. come e’ faceva quella carogna di sergente quand’ero sotto l’armi “Un due e tre! Un due e tre mi capisci? Avanti march!! E sbattelle a comando  fòri di casaMa purtroppo  l’è un sogno.. che e’ rimarrà un sogno.. come tutti e’ sogni!! Un ti curar di lor ma guarda e passa! Ma ora dimmi.. A’icchè debbo l’onore di questa tua visita fòri orario? (avendo l’impressione che Ottavia si interessi poco alle sue parole) O he dico a te!! .. Ma che mi segui?

OTTAVIA: Ma cosa dici zio? E’ ti seguivo eccome! Perchè pensavo che io possa  darti l’occasione di vendicarti di quelle megere.. prima che la creda! Siamo a cavallo si zio.. Siamo a cavallo!! 

GUSTAVO: Allora aiutami a scendere.. perchè un vorrei che mi sgroppasse! Spiegati che unn’ho capito un accidente!!

OTTAVIA: .. perchè m’è  saltato in mente all’improvviso che se ci si mette d’accordo e si’ pol costruire l’occasione per potere  umiliare come tu’vorresti te quelle due streghe!!

GUSTAVO: E allora chiacchera e subito! Dimmi come.. dimmi come!

OTTAVIA: Zio.. che lo conosce lei quell’altro mio zio.. Le onardo i’ fratello della mi’ poera mamma?

GUSTAVO: Altrochè se lo conosco. O meglio e’ n’ho sentito parlare. L’è quello che gli ha una manciata di stabilimenti.. e grana ai’  più non posso no?

OTTAVIA: Preciso ed oltre a questa roba  e’ ci ha anche un figliolo.. Armando..

GUSTAVO: Armando.. già..

OTTAVIA: .. un giovanotto bello.. colto raffinato.. Che si sta laureando in archeologia. Quando e’ ragiona e’ fa  degli esempi di roba antica che sull’imprimo un ci si capisce nulla ma esposti con la su’ bocca diventa musica! E questo ragazzo e’ vorrebbe venire e stabilirsi per un po’qui a Firenze.

GUSTAVO: Vicino ai’ Museo Etrusco – egiziano scommetto  per studiare Se e’ fa l’archeologo..

OTTAVIA: L’archeologo un corno! No.. no.. E’ viene per fare un’opera bòna.. Par sorvegliare che un manchi nulla a quello che un tempo gli era  i’ socio di so’ pa’.. Il signor Remigio.. che lui chiama zio perché da piccino  se loteneva sulle ginocchia

GUSTAVO: (interrompendola) T’ha’detto  “Per sorvegliare”Perché.. che è malato? Un gli funziona i’ cervello?

OTTAVIA: No.. sia.. Gliè sano come  un pesce. Gli ha soltanto  un piccolo mancamento..

GUSTAVO:  E cioe’ ?

OTTAVIA: Gli ha perso una gamba…. le braccia.. tutte e due.. e un occhio in un incidente..

GUSTAVO: All’anima! Chiamalo “mancamento” E’ gli è potato di pe’ ridere.. Ma icchè gli è stato investito ds un elefante?

OTTAVIA: No. E’ picchiò contro un treno ad un passaggio  a livello difettoso. Tu capirai che uno ridotto in quello stato gli avrebbe bisogno d’una continua assistenza.. D’una persona che gli stia sempre vicina..

GUSTAVO: Se bastasse!

OTTAVIA: Purtroppo lui gliè dimolto orgoglioso e un vol dipender da nessuno.. insomma  la balia d’intorno un la vòle. E allora Armando l’avrebbe chiesto d’essere  ospitato da noi  per poterlo tener sott’occhio Ma però .. tu lo sai.. noi un s’ha posto

GUSTAVO: Si. si.. Ho capito Ma scusa, icchè e’ c’entra tutto questo, coi’ fatto di poter far pari con le mi’ donne?

OTTAVIA: Seguimi  con attenzione e tu capirai.. Perchè lui e’ potrebbe, invece  che da me, venir qui.. da voi. L’Aspide con quella smania che l’ha di sistemar la su’ Lucilla, a vedere uno come Leonardo.. bello.. ricco, figuriamoci  se un cercherebbe di buttargli i’ laccio ai’ collo.. T’un s’è d’accordo?

GUSTAVO: Abbi pazienza.. Ancora un ci sono.. Ma se i’ laccio unn’andasse a segno? Se per esempio s’innamorasse della tu’ figliola.. la Giulia?

OTTAVIA: Un c’è i’ verso..

GUSTAVO: Ag già. Un’ mi ricordavo che l’è mezza fidanzata coi’ sellaino..

OTTAVIA Magari..

GUSTAVO: Magari.. perchè?

OTTAVIA: Perché i’ sellaino l’ha fatto come i’ nipote di’ droghiere. E’ parea cotto ai’ puntogiusto e invece tutto ad un tratto gli è sparito!

GUSTAVO: Oh poera Giulietta!

OTTAVIA: E sai.. la mi’ bambina la ci tien poco ad accasarsi. La pensi che tutte le notti  la va a far nottata a’ malati per potersi mettere qualcosa da parte per il corredo! Qualche volta di sicuro vu’ l’avrete sentita scender le scale..

GUSTAVO: Allora vediamo se ci siamo.. Te tu saresti sicura che l’Aspide la farebbe le carte false per far cascare i’ gioane nella braccia di Lucilla.

OTTAVIA: Bravo! Tu l’hai capita! Son sicuro che la tu’ moglie la s’illuderebbe..

GUSTAVO: (trionfante) ..senza sospettare che ai’  momento di tirar le fila..

OTTAVIA: .. la si ritroverebbe co’un  pugno di mosche!

GUSTAVO: Eh già..

OTTAVIA: Ma la un ci pensa no? Alla soddisfazione di vederle rimaner male? Lei e la su’ sorella? ?

GUSTAVO: E’ sarebbe un godimento di pe’ ridere(colto da dubbio) Però a convincer l’Aspide a prendere i’ dozzinante.. la sarà dura!

OTTAVIA: A codesto ci penso io. Anzi.. pe’ un lasciar freddar la pietanza, domattina guardo  di capitar qui e buttagnene là!

GUSTAVO: (allarmato) No nina no! Tu lo sai.. tu lo sai che fiere e’ le son quelle! Tu lo sai.. E’ sarebbe più  facile digerire un pezzo di marmo che ragionare con quelle megere!!

OTTAVIA: (accingendosi ad andarsene) La lasci fare a me.. E’ lo so io come maneggiarle! La rimarrà di stucco! (avanti di uscire si sofferma rivolgendosi con sicumera allo zio) Di stucco!!!

DISSOLVENZA

SCENA TERZA

Il giorno dopo. Stessa scena. Su di un mobile è posato un grosso fagotto. Filossera ed Aspide stanno sfaccendando chiacchierando nel contempo con Ottavia. Gustavo è seduto sul divano facendo finta di essere immerso nella  lettura di un giornale ma in realtà con gli orecchi tesi per seguire il colloquio delle donne.

FILOSSERA (volutamente noncurante): Sie.. Un’estraneo per la casa? Noe.. noe.. E’ son impicci!

ASPIDE (con aria di risaputa) E poi e’ si sa come le vanno a finire queste cose.. Di certo si correrebbe i’ ristio di non esser più padrone in casa nostra. Manco a parlanne. Ed ora la ci scusi Ottavia se la un sin fa accomodare. Ma e’ s’ha una furia.. E’ si deve ancora far da mangiare..

FILOSSERA: Sbuzzare i’ pollo..

ASPIDE: Preparare i’ battuto pe’ crostini

FILOSSERA: Mettere in forma i’ latte alla portoghese..

GUSTAVO: Nespole! Oggi e’ si va di lusso!

OTTAVIA(accentuando la delusione per il rifiuto) Peccato.. peccato davvero.. perchè e’ si sarebbe  trattato di un giovane tutto rappreso da’ su’ affari.. e che mi sta dimolto a còre.. Insomma.. di’ mi’ cugino Armando.

ASPIDE: (girandosi di scatto a quel nome) Qui’ mezzo bisnipote suo(indica Gustavo)

FILOSSERA: (contagiata dall’interessamento della sorella) Quello di.. Milano? ?

ASPIDE: Quello che gli ha un bùscherio di soldi? ?

OTTAVIA: (vedendo lo scopo avvicinarsi) Brave! Proprio lui. E’ dovrebbe venire a trattenersi a Firenze per degli affari per conto di so’ pa’.. per un po’di tempo. Da principio avevo pensato d’accasarlo da me.. ma  s’è dato i’ caso che mi’ marito ultimamente gliè anche ingrassato.. e nella nostra piccola casa e’ un ci s’entra più.. un c’è più neanche un briciolino di posto..

FILOSSERA: O da noi? Ambo! ASPIDE: (con aria innocente) Ma ci dica Ottavia.. così.. per curiosità.. che e’ un bel gioane come dicono.. i’ su’ cugino?

OTTAVIA: Eh si! Unn’è per vantazione, ma gli è belloccio davvero.. (con civetteria) E’ tira dalla razza.. e poi specie quando gli apre bocca e’ c’è da rimanere incantati..

FILOSSERA: Eh.. me l’immagino! Chissà quanti denti d’oro l’avrà? !

OTTAVIA: No.. Io voleo dire da come parla .. Sa siccome l’ha fatto lettere, e’ gli usa certi paroloni che noi un si capiscon nemmeno.

ASPIDE(insinuante) Oh poerini.. Chissà allora quante “Tira tira l’avrà! ?

OTTAVIA: Sie.. Per coresto neanche l’ombra! Perchè lui gli è un ragazzo troppo serio e vol cascar su’ i’ sicuro.. (alzandosi) Via. via.. ma ora scappo se no la va a finire che per colpa mia e’ vi fo far vigilia!

ASPIDE. (con prontezza) L’aspetti.. l’aspetti un minutino.. Su, la si riaccomodi(porge una sedia)

FILOSSERA: (che ha capito tutto in tono perentorio) L’aspetti.. l’aspetti un minutino le ha detto!!

OTTAVIA: (fingendosi titubante) Ma…

FILOSSERA: Se gli si dice un minutino!! (porge una seconda sedia)

OTTAVIA: Oh un momento.. E’ unn’ho mica due!

FILOSSERA: Due.. di che?

OTTAVIA: ..di culi.. corrispetto! (a queste parole le due sorelle tolgono contemporaneamente le seggiole e Ottavia sta per cadere)

ASPIDE: (cercando di scegliere bene le parole) Ecco, la si metta qui..(come a scusarsi) Senta Ottavia.. forse a ripensarci bene siamo state un po’precipitose vero Filo? (strizza l’occhio)

ASPIDE: Ma sempre senza impegno.. che li si potrebbe dare un’occhiatina a codesto cugino?

FILOSSERA: Precipitose.. precipitose

ASPIDE: Sa.. tanto per non aver rimorsi.. Anche se poi la vedrà che un se ne farà di nulla..

OTTAVIA: O brave! Vi ringrazio.. Anche perché sembrerebbe che un v’aessi chiesto nulla.. che un’ me ne sono occupata. Ovvia (si alza e si porta sull’uscio) per domattina che va bene?

ASPIDE: Accidenti se va bene!

FILOSSERA: (con aria innocente) Oh ma sempre senza  impegno eh?

DISSOLVENZA

SCENA QUARTA

Il giorno dopo

GUSTAVO (alzandosi dopo essersi stirato): Allora su.. Vediamo se oggi finalmente c’è i’ verso di leassi un po’di grinze dallo stomaco (alle donne) Veniamo ai’  sodo. Come vu’ lo fareste questo pollo? Io.. son sincero…E’ lo preferirei in umido.

ASPIDE: (ironica) In umido? Umh.. per me.. Basta che piova!

GUSTAVO: Basta .. che.. ’O che discorso allampanato gli è coresto’?

FILOSSERA: L’Aspide l’ha vorsuto dire che i’ pollo che la pretenderebbe l’è ancora a beccar ni’ su’ pollaio!

GUSTAVO: Come.. come?? Un c’è??

ASPIDE: Ni’ su’ pollaio l’ha detto bene la mi’ sorellina..

GUSTAVO: Ma se all’Ottavia vu’ gli avete dato ad intendere che e’ c’erano anche i  crostini e’ i’ latte alla portoghese!!

ASPIDE: Tu’s’è poco crostino.. E poi i’ latte? L’è grassa se ce n’è  un gocciolino alla fiorentina e i’ signore gli esigerebbe  addirittura quello alla portoghese

FILOSSERA: E’ s’è detto così.. per passar bene.. T’unn’ha’capito?

ASPIDE: Figurati se co’momenti che sono e’ ci si pol permettere di metter su e’ banchetti alla”Roscilde”!! (esce impettita)

FILOSSERA: Per oggi la si contenterà d’una passata di stracchino e d’una forchettata di bietola! A questi lumi di luna e’ un c’entra di più!

GUSTAVO (gridandole dietro): Ah.. un’ c’entra di  più eh? ? Figlie d’uno sciacallo!! E’ ve lo voglio bociare insino alla nausea. Ma per quella cirimbraccola della tu’ figliola (rivolto all’Aspide) ..tu faresti far lo straordinario ai’  personale di Sabatini vero? Pe’ rivestirla tu scomoderesti i’ sarto di corte, o  dimmi se sbaglio! E per poter fare tutto questo, tu ridurresti i’ poero disgraziato che sarei io a mangiar lupini e a rivestirsi di balla!

ASPIDE: (reagendo con uguale intensità e con le mani sui fianchi) Ebbene si!! Si e poi si!! Eccome se lo farei pe’ i’ mi sangua.. Eccome se lo farei! Perchè e’ te lo ripeto lei l’ha bisogno di sviluppare di drento e di fòra!!

GUSTAVO: Ma senti che discorso con l’artrosi gli è coresto! (calmandosi e mimando immaginarie altezze) Sicchè per far svilluppar la figliola(alza le mani) te t’ha a far rientrare.. i’ marito!

DISSOLVENZA

SCENA QUINTA

(E’ trascorsa una settimana. Solito salotto in casa di Gustavo. che stravaccato su una poltrona sta leggendo il giornale Entra in scena Filossera  portando  a fatica a  uno scatolone che dallo sforzo richiesto  alla donna, dovrebbe contenere qualcosa di pesante) .

FILOSSERA: (ansimando): Aspide.. Aspide!! (appoggiando con visibile sollievo  il peso  sul pavimento) Vieni qui a darmi una mano che unne posso più. E’ sono arrivati!

ASPIDE(entrando): A bomba! Ora e’ bisogna metterli subito in mostra dimodochè il sor Armando quando e’ rientra gli abbia modo di vederli subito!

GUSTAVO: (osservando lo scatolone) O che mercanzia lè coresta?

FILOSSERA: E’ son libri istruttivi.. Per la Lucilla.

GUSTAVO: (prendendone uno in mano) Accidenti che lusso! E chi ve li ha regalati?

FILOSSERA: Regalati?? O sor Gustavo ma in che mondo la vive lei? Che ne trova dimolta di gente che li regala la roba a questi chiari di luna?

ASPIDE: E’ si son pagati e non poco!  Ricordati che per il ben della figliola e’ ci si leva anche i’ pan di bocca!

GUSTAVO: Ah!  Così vu’ sareste voi a levarvi i’ pan  di bocca? ? Ma a me vu’ lo leate,  altro che storie!  (notando come la cognata sia uscita per rientrare subito con un grosso fagotto che depone sulla  tavola) O in questo fagottone icchè e’ v’è?

FILOSSERA: Ohe o icchè sono queste imposizioni? ? Peggio che esser davanti alla barriera di’ dazio!

GUSTAVO: All’anima di’ vassoino! E’ pare un tavolino|E per chi sarebbe questa roba?

FILOSSERA: Oh ma  l’è duro sa! Per la Lucilla no?

GUSTAVO: Anche le paste.. E perchè? Un momento che ho capito.. Per farla sviluppare di drento e di fòra!

ASPIDE: Preciso E’ ci vol poco a capire! Proprio per farla sviluppare di drento e di fòra. Questi(accenna allo scatolone) di drento! E queste(indica il fagotto) di fòra!!

GUSTAVO: (non contenendo più la rabbia) Di fòra? ? ? Di fòra? ? ? EH no.. eh no!! Ora basta!! Ora basta!! Ora tocca a me andar di fòra(colto da improvviso pensiero) e òra  l’anderà  anche questa roba!! O state che m’è arrivato all’orecchio Che anche lei come me l’è stato poco a scuola, l’è arrivato i’ momento di rifassi! O la tenga! (toglie concitato i libri dallo scatolone, controlla i titoli e comincia a gettarli uno ad uno fuori dalla finestra) Si comincia da i’ piccolo lordo.. Questo  poerino l’è “Incompreso”.. Poi gli arriva a cavallo Michele Strogoffe e, a ròta, l’e’ seguono “le due orfanelle”. Ecco.. ora però l’allarghi bene  le braccia perché questi  e’ son troppi. L’è la “Spedizione de’ Mille”!! Ecco fatto! E una!

ASPIDE: O santo cielo! Santo cielo! Gli è impazzato davvero!

FILOSSERA: A’ Tetti rossi! A’ Tetti rossi bisogna rinchiuderlo!!

GUSTAVO: (portandosi all’altra finestra e non accennando a calmarsi) Sora Aspasia! Ed ora passiamo ai’  secondo tempo! Sora Aspasia! O sora Aspasia! Che gli è proprio vero che lei l’è poera di zuccheri? ?

VOCE ASPASIA: Così armeno e’ m’ha detto i’ dottore!

GUSTAVO: Bene! Allora gli è arrivato i’ momentodi fare i’..pieno! O la pari i’ grembiule (si impossessa del  fagotto delle paste) O la tenga.. Una meringa.. una mantovana.. du’bignè e una fedora! (getta di sotto i pasticcini dopo averli nominati)

VOCE ASPASIA (pensando ad uno scherzo) E i’ cappuccino? ?

GUSTAVO: Un po’di pazienza e gli arriva anche quello (si guarda d’attorno notando il mucchio di abiti  che campeggiano vicino alla macchina da cucire Sceglie il saio del padre francescano e lo getta) Ovvia.. Sarà i’ male che domani mattina padre Aspersorio e’ dica i’ mattutino in mutande!! (se ne va soddisfatto lasciando le due donne allibite)

FINE DELL’ATTO

Per volontà dell’autore tutte le commedie sono disponibili gratuitamente