di Fernando Romei, detto Bubi

I’ letto vòto

Commedia in vernacolo in tre atti

DATA DI SCRITTURA

1985

LA PRIMA

1988 – Teatro il Faro – Firenze

RAPPRESENTAZIONI

31, nei teatri di Firenze e provincia

Locandine

I' letto vòto - Fernando Romei detto Bubi - Commedie
RUFINA TEATRO

19-20 Febbraio 2005

Rufina, Firenze – La Compagnia Il Carrozzone

I' letto vòto - Fernando Romei detto Bubi - Commedie
PICCOLO TEATRO S.PAOLO A SOFFIANO

30 – 31 Gennaio

Firenze – Regia di Bubi Ferro, Scene di Chiara Romei

I' letto vòto - Fernando Romei detto Bubi - Commedie
TEATRO S. LEONE

13 – 14 Febbraio

Firenze – Compagnia teatrale in…Stabile di Covigliaio

I' letto vòto - Fernando Romei detto Bubi - Commedie
TEATRO MIGNON

20 Marzo

Montelupo F.no – Compagnia teatrale in…Stabile di Covigliaio

Press

Fernando Romei Bubi - I' letto vòto
“I’ LETTO VòTO” IN QUEL MEMORABILE 1948

La Nazione – 18 Febbraio 2006 – Ri.Be. 

RUFINA – In scena stasera la divertente commedia in vernacolo di Fernando Romei
44′ letto voto» in quel memorabie 1948
Nuovo, doppio appuntamento, con il teatro ed il vernacolo al Piccolo teatro di Rufina nell’ambito della rassegna “Rufinateatro 2005”. In questo fine settimana, infatti, alla struttura teatrale rufinese, vero e proprio contenitore culturale capace dí catalizzare l’attenzione anche a livello interprovinciale e nella quale si continua a proporre sia spettacoli ‘leggeri’ sia piece teatrali più complesse, va in scena “I’ letto voto” commedia in tre atti in vernacolo fiorentino di Fernando Romei (che cura anche la regia), presentato dalla compagnia teatrale “I’ carrozzone”. La vicenda e ambientata nel primo dopoguerra e prende corpo nel periodo nel quale si svolsero le memorabili elezioni politiche del 18 aprile 1948 quando gli opposti schieramenti si fronteggiarono l’uno contro l’altro armati e decisi a conquistarsi la maggioranza fino all’ultimo voto, non disdegnando dí ricorrere anche a trovate non particolarmente nobili. Lo spettacolo viene messo in scena questa sera, con inizio previsto alle 21.15, mentre l’appuntamento di domenica pomeriggio e per le 16.30. Informazioni ulteriori sullo spettacolo e sull’intera rassegna si ricevono contattando lo 055-8396177  (Ri.Be.)

Fernando Romei Bubi - I' letto vòto
A S. PIERO “I’ LETTO VòTO” DI BUBI FERRO:TRE ATTI DI APPLAUSI

Paolo Berti – S. Piero a Sieve

S.Piero a Sieve. Bubi Ferro, alias Fernando Romei, molto noto nel mondo del calcio, riesce ad essere altrettanto stimato ed apprezzato, prima come compositore e come regista poi nel teatro. La sua ultima rappresentazione, che ha portato sulla scena a S.Piero a Sieve al cinema teatro Mario T’aiuti di via Piero Cipriani, una commedia in vernacolo in tre atti, scritta nel 1983, “I’ letto vòto”.

La rappresentazione è articolata su situazioni che ci riportano al clima delle prima elezioni politiche del 1948 ed alle tensioni di allora raccontate in chiave umoristica in situazioni grottesche e paradossali in cui il dialogo scorrevole, ben mimato dagli attori , fa rivivere burlescamente momenti del periodo post-bellico.

Tutta questa rappresentazione, condita da quel tocco di interiore bravura che l’ideatore ha saputo trasmettere dal copione alla scena, attraverso personaggi creati con furbesca fantasia e dai quali ha avuto una incondizionata disponibilità oltre ad una sorprendente rispondenza artistica. Questa breve e sommaria recensione non può ovviamente sottolineare tutto il valore dell’opera che per essere apprezzata nel suo conenuto deve essere vistae vissuta insieme ai protagonisti che ahnno entusiasmato ed in più occasione si sono superati.

Per questa ragione crediamo sia opportuno evidenziare alcune figure che nel successo della commedia e fondamentalmente nell’espressione in vernacolo hanno colto una approvazione unanime, senza precedenti. Fare classifiche di rendimento non è assolutamente il caso, tuttavia la commedia ed il successo riportato ci inducono a sottolineare alcune note estremamente interessanti: Maria Cori “Corinna”. Ha sorpreso, diremo meravigliato tutti, per li suo eccezionale esordio. Come una interprete consumata ha dominato la scena con una naturalezza sorprendente oltre ad una dedizione ed una professionalità che difficilmente si rileva in una esordiente. Neri Panchetti “Serafini”. Senza aver studiato recitazione ha messo in mostra una tecnica quasi ineccepibile, il modo di recitare, la cadenza giusta, la voce intelleggibile, quasi professionale gli hanno riservato consensi oltre ogni più rosea previsione. Insieme alla Gori è l’autentico dominatore di scena. Andrea Bani “Isaia”. Ha confermato lo sua disponibilità e l’innata intelligenza interpretativa in personaggi apparentemente a lui poco congeniali. E’ questa un’altra conferma delle sue doti e caratteristiche di personaggio sempre pronto all’interpretazione di più ruoli. Ettore Prilli “Agenore”. Non poteva mancare il fantasioso interprete con il quale – è Romei che parla – si lavora benissimo. E’ attento, umile, disponibile, intelligente le quali cose rendono ancora più positiva la sua presenza. Non manca mai di quel pizzico di fantasia personale che arricchiscono le battute che solo il lampo di un “genio” riesce ad inserire nei suoi interventi” “Genio e sregolatezza” conte ha definito qualcuno oltre alla simpatia. Sarebbe ingiusto dimenticare gli altri che non sono stati secondi ai prim’attori, ma con loro hanno contribuito al successo de “I’ letto voto”, tanto da far registrare un altro grande successo dopo “Il Franco tiratore”. Anche in questa occasione gli applausi sono stati tantissimi e meritatissimi.
Paolo Berti

Personaggi ed interpreti

Venti. oltre al regista, le persone che con mansioni diverse ed impegni più o meno gravosi e appariscenti, hanno partecipato alla messa in opera della commedia. Li vogliamo nominare
tuti, poiché ognuno di loro ha dato un contributo importantissimo affinché la commedia si realizzasse nel migliore dei modi e soprattutto fosse sottolineata dagli applausi più belli, più veri e meritati.

Maria Gori (Corinna). Ettore Frilli (Agenore). Andrea Bani (Isaia), Neri Panchetti (Santini), Roberto Barchielli (Serafini),  Lucia Pieri (signora Motosi),  Riccardo Bani (Luca Bocco). Giovanni Noferini (Scarlatti). Graziano Andorlini (Stonfi), Marco Giovannelli (Franco), Silvia Padellini (Claudia). Daniela Pieri (1a comare), Lucia Pieri (2a comare). Daniela Pieri (1a signora). Laura Bani (2a signora), Alessandra Toccafondi (Lilla), Natalia Panchetti (una bambina),  Aleandro Lascíalfari (un bambino), Gianni Giovannetti (Emilio), regia: Fernando Romei, rammentatore: Adriana Romei.

Fernando Romei Bubi - I' letto vòto
BUBI FERRO ALIAS FERNANDO ROMEI

Paolo Berti 

Sessant’anni, o giù lì; da sempre appassionato di teatro come spettatore prima, da attore poi, quindi da regista ed ultimamente scrittore – regista. Bubi Ferro si sta rivelando da qualche tempo un personaggio di spicco in tema teatrale, a livello dilettantistico, ma certamente personaggio che mette in luce e quindi sulla scena con capacità e spregiudicatezza,  situazioni oltre che ben congegnate di sicuro effetto. Dopo i successi collezionati al “Teatro S.Paolo” di Scandicci è stato molto apprezzato, anzi applaudito al cinema-teatro “Mario Taiuti” di S.Piero a Sieve dove in più di un’occasione ha ricevuto applausi a mano aperta, unanimi consensi, sottolineati da una presenza numerosissima in tutte le occasioni. Fu cosi nel 1900 con la messa in scena de “I’ franco tiratore”; i successi si sono ripetuti quest’anno con “I’ letto voto” e presto avremo l’opportunità di vedere al teatro sampierino “Accadde a Vincagliata”, un’altra commedia scritta e portata sul palcoscenico da Bubi Ferro. Vediamo ora brevemente le commedie scritte ed in qualche occasione proposte dallo scrittore – regista: “I’ franco tiratore” 1980, “I’ letto vòto” 1983, “La porta aperta” 1985, “Accadde a Vincigliata” 1987, “Gigino detto Mose” 1988 (la commedia è ambientata ta un rione fiorentino ai tempi dell’alluvione), “C’era atra volta via San Gallo” 1989, “‘Babbo perdonami ho fatto un autogol” 1992 (l’ultima commedia scritta da Bubi Ferro vuol mettere in risalto i paradossi del mondo del calciocon il quale lo scrittore-regista, Bubi Ferro, alias Fernando Romei, ha vissuto e continua a vivere con passione pari a quella con cui vive il teatro.
Paolo Berti

Copione

Personaggi

Corinna, suo ospite
Agenore, suo ospite
Stonfi, generale
Santini, professore
Claudia, sua moglie
Franco, suo figlio
Lilla, sua figlia
Sig.ra Motosi
Luca, detto Bocco, suo figlio
Serafini, commendatore
Scarlatti
Gracco
I Donna
II Donna
I Visitatrice
II Visitatrice
I Bambino
II Bambino
Lo sconosciuto

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

La scena rappresenta una stanza modestamente arredata(ovviamente per quel poco che la fresca penombra permette d intravedere)nel quartiere del Ponte Rosso in Firenze nell’anno di grazia 1948.L’unica tenuissima luce è quella prodotta da due o tre candele disposte attorno ad un materasso sul quale è lunga distesa una figura umana il cui volto è circondato da un fazzoletto bianco che fa sospettare che sia stata posta lì per sostenere la mascella di un defunto. Oltre alle candele attorno alla supposta salma,fanno brutta mostra di sé..due o tre recipienti (uno dei quali è addirittura un vaso da notte) colmi di fiori più appassiti dell’eventuale cadavere. Da una finestra dai vetri assai sporchi,che si saprà  aperta  sul torrente Mugnone. si fa largo un filino di luce che da vita ad un grande ritratto di Carlo Marx che la dice lunga sulle simpatie politiche nutrite dagli abitanti dell’appartamento. Immerse in questa atmosfera tre popolane con la testa ricoperta di scialli stanno biascicando delle preghiere snocciolando contemporaneamente delle corone da rosario. Entra la padrona di casa,Corinna che rimane stupefatta ad osservare.

CORINNA: (dopo aver aperto la finestra permettendo ad una luce lattiginosa di prendere possesso della stanza) O questa? O che giostra gli è? (rivolgendosi alle donne) O icchè e’ vu’ ci fate voiattre in casa mia? O come v’aete fatto a entrare.?

I DONNA:(imperiosa) SSSSh!!!

CORINNA:(ironica) Ah..Anche zitta devo stare?? E perché? Se un vi fa schifo spiegammelo..

II DONNA: Perché se la chiacchera un ci si pòle raccogliere no?

CORINNA: Ah si? E allora se un vu’ vi potete nascondere state spante..icchè vo’a dire. Dunque..che si pol sapere icchè vu’ borbottate e perché?

I DONNA: O la un sente? E’ si sta dicendo una posta

CORINNA: (facendo finta di non capire) Una posta? Che posta?

II DONNA: (acida) Una posta obbè..

CORINNA: E’ vu’ la direste?

I DONNA: (sbuffando) Per lui! (accennando al supposto defunto)

CORINNA: Ah..per lui! Ma gentili davvero vu’ siete. E scusate..perchè proprio per lui?

II DONNA: O per chi..la scusi..?

I DONNA: Un siam mica morte noi..

II DONNA:..facciamole le corna!!

CORINNA: (rattenendosi ancora) Un’informazione..

I DONNA:La dica..

CORINNA: Ma lui..di coresta roba..icchè e’ dovrebbe farsene?

I DONNA: Come..icchè e’ dovrebbe farsene??

II DONNA: E’ gli serve pe’ i’ passaporto vah..(cercando di essere spiritosa)

CORINNA: Pe’ i’..passaporto?? E per ire..in do’??

I DONNA: Ma nell’aldilà! O in do’??

CORINNA: (giudicando che è giunto il momento di farla finita) Ah..Ora comincio a capire..In conclusione voi e’ vu’ stareste recitando le poste di’rosario..

II DONNA: Di’ rosario..di’ rosario..

CORINNA: E come no.? Certo si..di’ rosario. E’ un fa una grinza vah! E’ torna tutto..sicuro che e’ torna tutto! E allora la mi stia a sentire lei..(rivolta alla prima donna) Si..proprio, lei..cara sant’Agnese..che tra le due e’ la mi pare la più sveglia..e icchè gli dico la se lo stampi bene ni’ cervello! La sappia che noi in questa casa..di poste..e’ si conosce solo quella di Piazza “Cavurre” e stoppe! Qui di coresta mercanzia un si sa icchè fassene!

II DONNA: Ma gli s’è già detto..Noi e’ si fa per lui..(accenna alla persona sdraiata che se viva continua tranquillamente a fare i fatti suoi ad occhi chiusi)

CORINNA:(schiattando di rabbia) Per..Per lui!!? Ma chi ve l’ha ordinato?? Che si pol sapere??

I DONNA:(scandalizzata) Come “Chi ce l’ha ordinato”?? Ma la nostra coscienza..i’ nostro còre ce l’ha ordinato! Ma sentila bellina!!

CORINNA:(indurendosi) Ah..La vostra coscienza..i’ vostro còre..E dico poco..Ma allora belle mie a questo punto e’mi dispiace di favvi rimaner male..però vu’dovete dire a coresti du’ datori di lavoro..i’ còre e la coscienza appunto che un’altra volta e’ sian più precisi a darvi l’indirizzo di do’andare a far bollire e’ vostri borbottii. Perchè questa volta e’ v’hanno mandato a gracchiare su i’ ramo sbagliato..care le mi’ cornacchie!! E perciò bisogna che vu’ voliate più in alto con le vostre collanine..(accenna alle corone) Perché in questo posto e’ vu’ state scatarrando a vòto!!

I DONNA: A..vòto?? Icchè la vorrebbe dire?

CORINNA: E’ voglio dire..care le mi’ monachine smesse..che i’ vostro morto un nè qui! L’è di sopra!! (indica)

II DONNA: Mamma mia! Mamma mia! E’ mi parea..e’ mi parea Lisina d’aver sbagliato. Co’ i’ fatto d’aver trovato la porta aperta! Vien via..vien via..!! (la strattona per lo scialle)

I DONNA:(assai indispettita) Un mi tirare che tu mi’sfrinzelli tutta!! E’ vengo..e’vengo..ma innanzi e’ voglio dir la mia!

CORINNA: La dica bellezza, la dica..(sorniona ed ironica)

I DONNA: La mi stia a sentir bene…Io gli voglio dare solo un avvertimento che sarebbe questo: la cerchi di’ pentissi e alla sverta di tutte coreste eresie che gli sono uscite di bocca! Alla sverta!!

CORINNA: Ah si? E anche alla sverta..E se mettiamo i’ caso un mi pentissi..icchè mi succederebbe..o sentiamo..La dica..

I DONNA: E’ succederebbe cara li mi’ gradassa che lei la correrebbe i’pericolo di risentissele rifischiar nell’orecchie..ni’ giorno di’ Giudizio..tutte le su’ bestemmie. E allora si..che ci sarà da ridere!Si..si..da ridere!! Gniene ribadisco io!!

CORINNA: Senti..senti come la strilla la Giovannina d’Arco! Ni’ giorno di’ giudizio eh? Come v’ha dato a bere i’priore della Tosse scommetto? Bene..bene..E io invece a differenza di voialtre unn’avrò da aspettar tanto per favvi ingoiare questi chicchini di caffè (indicando le corone) uno..per uno! Aspettate che s’arrivi ai’18 aprile e’ vu’ sentirete che musica l’è stata preparata pe’ le baciapile come voiattre. Perchè i’ 18 aprile di’ “48” l’è destinato a mandare a carte quarantotto..e bada che bene..e per sempre i’ potere clericale! Ecco..se un vu’ lo sapevate, ora ve l’ho detto io! E ora uscite da’ tre passi perché d’avanzo e’ ce n’è di sudicio in questa stanza!! Moemoci..Sciò..sciò..(fa l’atto di sospingere le donne fuori dalla stanza).

II DONNA: (supplichevole) Vien via Lisina..Un ti compromettere..vien via!

CORINNA: (ormai lanciata) Si..portala via la tu’ Lisina..portala! Ah..già un momento! Di già che vu’ ci siete portategli un messaggio a tutte quelle iene che di certo e’ s’aduneranno attorno alla carogna di qui’ democristo che gli è stato i’ sor Aronne qui sopra! Si! Vu’ dovete annunziare a que’ piagnoni che e’ posson fare a meno di consumassi la dentiera a biascicare “requiemme”, perché dopo aver tirato l’ultima fiatata..un si rimane abbagliati dalla luce di’ Paradiso, ma si sbatte i’ muso ni’ buio..perchè di là..(movimento indefinito della mano) e’ un c’è nulla..nulla di nulla..che mi capite?? E ribaditegli che noi e’ un siam figli di’ Padre Eterno come gli sbandierano e’ preti..ma e’ siam figli dell’Elettricità..e della Scienza..come gli ha scoperto Carlino (accenna verso il quadro di Marx.).che i’ nostro Signore e’ l’abbia in gloria. E dopo crepati e’ si torna ad essere solamente de’ mucchietti di polvere!

I DONNA: (scandalizzata al massimo) Basta..basta!!!! Con queste bestemmie!! (si tura le orecchie) Eh..ma ci si rivedrà cara mia..la un dubiti!! E allora e’ si ripiglierà i’ discorso! (le due donne escono eccitatissime)

CORINNA: (si porta sull’ingresso continuando ad inveire con le mani sui fianchi) Benone..Un mi parrà i’ vero..Così e’ vorrà dire che la sarà la prima volta che letico a puntate!! Va’ ‘ia..va ‘ia Lisina che un tu t’aessi  a sciupare. Tanto tu’ s è bellina anche tene come mene..

SCENA SECONDA

CORINNA: (rientra tirando un gran sospirone) Ah..Come si sta bene dopo una bella leticata! E’ ci si sente più leggeri..L’è come essessi leate le mutande da inverno. (si scuote) O vediamo se le son bòne mosse..(guarda verso il pagliericcio dove il suo occupante continua a non muovere un muscolo) E ora pensiamo a quest’altro (lo osserva). Ma guardalo lie che profilino..E’ dorme che e’ pare cominci ora..(lo scuote) Neanche li voci di quell’arpie l’hanno destato. Forza Agenore..sveglia! Datti da fare che i’ cielo gli è un pezzo che l’è luminoso..!

AGENORE:(si sveglia sobbalzando) O icchè ’c’è..icchè ’c’è?? Accidenti a te e a’ tu’ modini! Propio ora tu’ m’ha destato ch’aveo davanti un be’ piatto di pastasciutte!!

CORINNA:(ansando su e giù per il salotto –cucina iniziando a faccendare) Ma da’retta..Anche con coresto mal di denti che tu ti rigiri..un tu sogni che di mangiare?

AGENORE: O un tu lo sai che si sogna sempre, quello che si vorrebbe avere e che invece un si pòle? Ed io, da quando e’ son iti via gli Americani..un sogno che di masticare..mal di denti o no?

CORINNA:(inalberandosi) Icchè t’ha detto?? Gli americani!? Un la nominar manco per celia coresta gènia in casa mia sai..fammi i’ piacere!! E’ mi ricordo che quando e’ c’erano ancora..solamente a guardalli lo stomaco mi si votava..figurati un po’ (fa l’atto di rimettere di stomaco).

AGENORE:(che intanto ha cominciato lemme lemme a rivestirsi) Ma guarda come siamo fatti differenti io e te. Io e’ mi ricordo che quando e’ c’erano ancora..solamente a guardalli..lo stomaco mi si riempiva! Figurati un po’ (va ad armeggiare ai fagotti che Corinna aveva intanto tolto dalla borsa della spesa).

CORINNA: Su..su..in alto i’còre Agenore che si digiunerà ancora per poco! Ch’ha tu sentito icchè gli è successo a Praga?

AGENORE:(che intanto sta aprendo uno dei pacchetti) Io noe. O icchè gli è successo?

CORINNA:(in tono trionfante) E’cèchi..gli hanno aperto gli occhi!!

AGENORE:E dico poco..Allora..stammi a sentire..se proprio gli hanno da tornar di moda e’ miracoli..innanzi di far riaprir gli occhi a’ ciechi..un si potrebbe cominciare con la moltiplicazione de’ pesci (mostra un misero pesciolino tratto dal pacchetto aperto)..perchè con questa..balena e’si va poco lontano! O icchè si mangia in quattro con questo cosino?

CORINNA: A parte che siamo in tre, perchè la Maria Teresa..e’ la resta a mangiare su’ i’ lavoro..male male che la vada e’ c’è sempre la frutta di Isaia no?

AGENORE: Isaia?? Umh..e’ mi sa che se un ci si contenta delle patate che l’ha a’ piedi..se s’aspetta la su’ frutta e’ ci s’ha tutto i’tempo di morir di scorbutico. O un tu lo vedi no..che l’è sempre di là che legge (accenna alla stanza adiacente)

CORINNA: (rivolgendosi verso l’esterno) O monsignore!! Accidenti a te e a tutti i preti smessi! Icchè t’ha ricominciato..a leggere i’ breviario?T ’ha ad aspettar dimorto e poi su’ i’ Ponte Rosso..un solo un tu ci trovi più e’ barroccini ma manco le cacate de’ ciuchi! Accidenti a te..e ai’ tu’leggere!

ISAIA: (persona di mezza età.dall’aspetto vigoroso e dallo sguardo intelligente. Entra in salotto precipitosamente) T’ha ragione Corinna.. Abbi pazienza..E’ m’ero lasciato prendere dall’argomento. Volo..! (prende dei giornali posati su di una sedia)

AGENORE: (con apparente noncuranza) Senti Corinna. Ma che è vero che tu ti devi trattener fòri tutta la mattina?

CORINNA:Eh si..Insino ai’ tocco e passa. E’ ci ho da fare un fòttio alla Casa di’ Popolo (esce momentaneamente)

AGENORE: (furtivamente ad Agenore) Allora..che ti s’è ricordato di dire a Gracco di venire?

ISAIA: Ssssh!! O un ti s’è raccomandato di un fatti sentir dalla Corinna?

AGENORE: Via libera! E’ son tre giorni che ci ha gli orecchie turate da i’cerume. Sinchè unn gniene sturano..libertà di parola! Per tornare a Gracco..che gli hai detto di venir con la roba?

ISAIA: Certo che gliel’ho detto..E lui e’ m’ha risposto di si. Ma che mi vo’ dire icchè t’hai in mente? Che roba sarebbe?

AGENORE: E’ te lo dirò più in qua. Ora la Corinna la incombe. E ora va ‘ia..va ‘ia (Isaia esce)

CORINNA:(rientrando) O icchè viene a fare Gracco?

AGENORE:(tra se) E’ mi parea..L’hanno belle e sturata!! E’ viene..e’ viene..pe’ una briscolina..

CORINNA: Anche quello..per la briscolina i’ tempo e’ lo trova, ma alla casa di’ Popolo, e’ son settimane che un si’ vede. Se lo becca lo Scarlatti..i’ minimo che fa se lo mangia vivo!! Be’ compagno che l’è! (annusando) Mamma mia..o da do’ vien questo profumo?

AGENORE: O icchè tu vo’ che sia..Padre Pio? Eppure si vedono anche bene..E’ sono e’ fiori che ho messo per cambiar aria no?

CORINNA: Ma insomma! Quante volte e’ te lo devo ripetere? Ma che la vo’ far finita di metter su tutto quest’armamentario per dormire? E’ fiori (li toglie). E’ moccoli (li spegne). Addirittura un tu ti s’è nemmeno accorto che mentre t’eri sdraiato in letargo, du’ beghine che gli eran venute pe’ i’ morto di sopra..e che l’hanno trovato come i’ solito..la la porta, a veder tutto i’ tu’ addobbo e l’hanno scambiato questa stanza per la su’ camera mortuaria..e te..per lui!

AGENORE:(in tono deciso) Dammi retta bellina..Se un tu’ vuoi che lo faccia più..che lo sai icchè t’ha a fare? Tu corri in Comune..tanto son de’ nostri no? E tu bòci come e’ ti riesce a te..perchè l’interrino i’ Mugnone. Perchè io  questo sito di marcio un lo sopporto più..ch’ha tu capito?? E’ riguardo a’ moccoli..te tu m’ha a dire come si farebbe ad andare a letto senza quelli..da quando e’ ci hanno tagliato i fili della luce! E poi senti..

CORINNA: (che ha ascoltato con finta pazienza) Icchè e’c’è ancora?

AGENORE:(in tono ancora più deciso) Io lì (accenna al pagliericcio) e’ un ci voglio star più! E’ voglio andare in quello de’ tu’ ragazzi!!

CORINNA:(sibilando) In quello..de’ ragazzi!!??

AGENORE: In quello de’ ragazzi si!!

CORINNA:(cercando di controllarsi) Senti Agenore..Spalanca bene coreste ventose che t’ha pe’ orecchi e stammi a sentire una volta per tutte (scandendo le parole) Ni’ letto de’ ragazzi un ci va nessuno..ch’ha capito? Ne’ io ne’te ne’ nessun altro. Quello l’ha da rimanere vòto e senza grinze. Ribadiscitelo bene ni’ cervello..qui’ letto un si tocca!! Qui’ letto gliè sacro!!

AGENORE:(querulo) Ma perché benedetta donna..perchè?

CORINNA: Perché..gliè per loro..quando ritorneranno..Pe’ Emilio e per Tonino..!

AGENORE:(stupefatto) Tonino?? Anche per..Tonino!!??

CORINNA: Anche per Tonino si! Che ti sta bene?

AGENORE: Ma stammi a sentire,ma ora e’comunisti oltre che far riaprire gli occhi a’ciechi..che fanno resuscitare anche i morti?

CORINNA: Noe..noe..E’ unn’importa che tu faccia lo spiritoso for di posto. La lettera dell’ambasciata russa da Roma..purtroppo la parlava chiaro..maledetti tedeschi..che me l’hanno ammazzato! Poero i’ mi’ Tonino della su’ mamma (prende in mano una foto dov’essa è in compagnia con i figli e la guarda intensamente) Ma vedi Agenore..e’ si son vorsuti tanto bene que’ du’ ragazzi che sono arcisicura che i’ morto e’ s’è infizzato ni’ còre e ni’ cervello di’ vivo..in modo che da due e’ n’è venuta fòra una persona sola..E appunto quando Emilio e’ tornerà, perché tornerà sta sicuro e’ me lo dicon le viscere in do’ si son formati..e’ si porterà con se anche quell’altro. E allora quando e’ mi rivedrò Emilio in casa e di sera gli anderò a dar la bòna notte..come quando gli eran piccini..ni’ letto..ni’ loro letto e’ ci sarà anche Tonino. Ecco..gli era questo che cercavo di spiegatti. (scuotendo con fare rassegnato la testa) Sie..Ma tanto icchè e’ chiacchero a fare. E’ un son mica e’ tu’ figlioli..e oltre a questo..t’un l’ha mai avuti ni’ santo (volgendosi con tono di accorato rimpianto verso il ritratto di un signore dall’aspetto pacioso che campeggia contro la parete accanto a quello di Marx) Ah..Teobaldo..Teobaldo!!

AGENORE: E sai..ci risiamo! Oh..ma pare impossibile che ogni volta che tu ti senti incompresa..tu ti rivolgi ai’ tu’ primo marito!

CORINNA: Ah..E’ un lo dovrei fare? Un te n’offendere..ma da quando l’è morto..poero Teobaldo..nella mi’ vita..e’ m’ha lasciato un gran vòto!

AGENORE: Di coresto unne dubito. Almeno a detta di chi l’ha conosciuto..dice che pesava più di cento chili..vestito da estate!

CORINNA:(ormai lanciata) Perché gli è stato Teobaldo poerino..a fammi toccar con mano icchè gli è veramente l’esistenza. Gli è stato lui a fammi capire che se la bon’anima di’ mi’ pa’ e’ crepò in miniera..la colpa la un fu di’ destino..ma de’ capitalisti! E’ fu ancora lui a farmi credere che gli è inutile star lì..co’ i’ naso all’aria ad aspettar giustizia da un dio..che un c’è..o se ci fosse e’sarebbe sempre in ferie. Gli è stato Teobaldo a convincemmi che i’ Paradiso gli è quaggiù!!

AGENORE: (flemmatico) Poerino..E’ l’è ito poco di fòra!

CORINNA: Gli è ito di fòra?? Oh..ma lui un diceva mica che i’ Paradiso l’è pronto qui..fòri dell’uscio sai? Ma che va costruito quaggiù con la rivoluzione contro quelli che lo vorrebbero solo per sé! Costruito quaggiù a costo di sangue e lacrime! Ed i suoi insegnamenti e’ me li sono incisi nell’anima..e ho cercato d’incidelli ni’ cervello de’ mi’ figlioli!

AGENORE: Pe’ coresto tu ci s’è riuscita..un dubitare..

CORINNA: E ne sono orgogliosa..ch’ ha tu’ capito?? Orgogliosa!! (lasciandosi sommergere da un’altra ondata di ricordi) E’ mi ricordo quando ni’ 30..e’ son passati diciott’anni vah..e’ mi vedo arrivare qui in questa stanza Tonino ed Emilio tutti trafelato..E’ mi par di rivedello. Mi fa impressione solamente a ricordarmelo. Mamma.. e’ mi disse..Tonino oramai e’ fascisti ci sono addosso. Inoltre ora che è m’è morta la moglie e’ un mi lega più nulla a questa società perché anche alla bambina avere un babbo pregiudicato da i’ Tribunale Speciale,un gli farebbe che danno! E tu puoi star sicura che prima o poi la  galera  un ce la leva nessuno.Ragion per qui..se un si fa presto a telare per noi e’ si preparan giorni dimolto ma dimolto brutti!! Per questo io  ed Emilio bisogna leassi da’ tre passi E subito!!..C’è un compagno che e’ ci porterà insino ai’ Brennero..E una volta in Austria quelli di’ Soccorso Rosso e’ ci daranno una mano per portarci in Unione Sovietica (si asciuga gli occhi). E poi proseguì “A te e a i’ babbo..anche se poero babbo oramai l’è per l’oche..affido la mi’ Maria Teresa…la mi’ bambina a te mamma e se quando una volta cresciuta e domandasse di noi, digli che i’ babbo e i’ zio..e’ son partiti…per costruire anche per lei..un futuro migliore” (si interrompe commossa)

AGENORE:Seguita..seguita..

CORINNA: “Diglielo a lei e a tutti gli amici che avessero da criticarela nostra fuga. Si..così disse:Tonino Emilio invece’mi promise che i’ giorno dopo e’ sarebbe andato all’Orticoltura e m’avrebbe portato un fiore perché me lo tenessi per su’ ricordo E invece siccome la situazione s’era fatta pesante i’ giorno dopo e’ mi’ ragazzi  gli sparirono.. di notte..Milio per ora..Tonino per sempre..ammazzato da’tedeschi!

AGENORE: Ascolta..un lo dico per spoetizzarti..ma tempo fa tu m’accennasti che Emilio gli andò via per una anche per una delusione di còre..O mi sbaglio?

CORINNA:(decisa) Ma che còre e coratella!! Di certo o un mi sono spiegata bene o te t’ha inteso male! L’amore e’ c’entrò come i’ cavolo a merenda..E poi..e poi..sarebbe stato pèggio, se qui’ be’ soggetto l’aesse acconsentito!

AGENORE: Peggio..come?

CORINNA: Si..perchè quella cara signorina..o come la si chiamava..ah si..Claudia..l’era una poera borghesuccia che di’ mi’ Emilio unn’avrebbe capito una virgola! E s’è visto dopo..come l’è andata a finire!

AGENORE: Che è morta?

CORINNA: Peggio!! L’è diventata la moglie di qui’ mezzo prete..di qui’ nemico di’ popolo..di’ professor Santini!

AGENORE: Ehi..ehi..vacci piano con gli apprezzamenti su coresta persona..o almeno falli a voce bassa. Ricordati che gli è quello che stà dando i’ pane alla tu’ nipote! O no?

CORINNA: Bravo! Ecco che t’ha messo i’ dito sulla piaga. Perchè se nella mi’ vita e’ ci ho un rimorso gli è proprio quello d’aver dato i’ permesso alla Maria Teresa d’andare a servizio da qui’ figuro! Figurati..E’ mi da poca noia masticare un tozzo di pane..buttato là da’ democristi! Ecco, e’ mi vien da pensare che l’aver mandato quella figliola a lavorar da quella gente..e’ si sia fatto un’offesa alla memoria di’ poero Tonino!!

AGENORE: Io invece e’ dico che Tonino e’ se n’offenderebbe di più se tu gli lasciassi morir di fame la Maria Teresa. T’un s’è d’accordo? Icchè tu ne dici?

CORINNA: (non sapendo come controbattere) Io e’ dico solamente che bisogna che scappi (Agenore intanto continuando a vestirsi..sta cercando di infilarsi un recalcitrante pedalino che si rifiuta di scorrere sul piede) E’ ci ho da fare un par d’ore di sgobbo da quella bòna donna della Broccoletti e poi e’ fo una scappata alla casa di’ Popolo per sentire a che ora e’ v’è..la conferenza dell’onorevole Grintosi.

AGENORE: (sempre alle prese con il pedalino) Che conferenza? Su icchè?

CORINNA:(con importanza) “I’ mito religioso, come arma della reazione..nella lotta di classe!” Anzi..e’ farebbe bene anche a te venicci. Perchè ad esser sincera..mi pare che pulitino pulitino un tu sia da’ residuati clericali. E ti servirebbe per uscire dalle pastoie della superstizione.

AGENORE:(tra lo scoraggiato e l’ironico) Senti..A me..per ora e’ sarei contento se potessi uscire dalle pastoie di questo carzino. E’ m’è rimasto a mezzo e un mi vol scorrere ne’ innanzi ne’ indreco! Ma benedetta donna..o un tu ti s’è accorta che tu m’ha fatto un rammendo che pare un bozzolo? O un tu lo vedi no..che i’ piede unne sfonda?

CORINNA:(sprezzante) E’ unn’ ho tempo pe’ rammendi io! Perchè i’ primo dovere che m’incombe gli è quello di contribuire a liberare i’ popolo ..come dice sempre l’onorevole Grintosi! E l’è per questo che m’ha dato a leggere i’ “Capitale”!!

AGENORE: Ma sentila bellina lei..La mi’ piace! La libera i’popolo e intanto però la mi rinserra i’ ditone! E’ ragiona bene l’onorevole Grintosi si..E’ vorrei veder lui a entrare in questo carzino. Io son sicuro che t’obbligherebbe a legger subito “Mani di Fata”..invece di’ “Pitale” o come si chiama! O un tu lo vedi che in vo’ avanti?

CORINNA: O che ti ci vol dimorto a tagliarti un po’ l’unghie?

AGENORE: Se aessi i’ collo più lungo e’ proverei a spuntammele co’ denti! Ma le forbici..che mi vo’ dire in do’ son ite?

CORINNA: O un tu lo sai no..che sono in ostaggio dall’arrotino! Che me li dai te i soldi per pagallo? Caso mai se s’aesse un barduino la prima spesa e’ sarebbe quella di chiamare un magnano per fare accomodar l’uscio che par diventato da un pezzo i’ cancello di Boboli..con la gente che gli esce e entra quando vòle un ti pare?

AGENORE:(sospirando) E passi per le forbici..ma almeno cerchiamo di pagar la luce..

CORINNA: Senti pallino..Ora un si pòle..Oramai e’ bisogna aspettare i’ 18 aprile e allora tu vedrai quante cose le muteranno!

AGENORE:(dopo un po’) Dimmi..Verso che ora tu pensi di tornare?

CORINNA: Tardi..dimorto tardi..Ma te l’aveo di già accennato..Perchè tu me lo ridomandi’?

AGENORE: Obbè..per non stare in pensiero vah!

CORINNA: Senti..senti..come tu s’è diventato carino!

AGENORE:(con apparente noncuranza) Piuttosto perché te tu m’ha domandato..perchè te l’ho ridomandato?

CORINNA: No sai..Co’fatto che deve venir Gracco..L’è uno che una ne pensa..e cento ne fa..

AGENORE:No no..Te l’ho detto..L’è per una briscolina.

CORINNA:Speriamolo. Addio Agenore..ci si vede..(Esce)

SCENA TERZA

AGENORE:(sospira) Eh si..T’un potei dir meglio! “Ci si vede!” Si..dopo l’otto di sera poi..E’ mi piace. Lei l’aspetta i’ 18 aprile la dice..Figuriamoci..E’ siamo a’ primi di marzo..da qui arrivare a’ qui’ giorno..e’ me la levo la voglia di’ batter le testate negli stipiti delle porte! Ma icchè gli aspetta ad arrivare quell’altro? Se un si spiccia e’ va tutto a carte quarantotto!

GRACCO:(entrando tutto affannato con un grosso sacco sulle spalle. E’un tipo segaligno..dal volto lungo e magro ed una luce volpina negli occhietti) Eccomi qua! Fatto tutto (deposita il sacco sul pavimento)

AGENORE: Che s’è stato da i’ rigattiere??

GRACCO: Se t’ho detto che ho fatto tutto! La roba l’è tutta dentro lì (accenna al sacco). E sai..ho sudato poco per farmela prestare. Ma dopo gli va riportata subito. E’ n’ha bisogno pe’ noleggiarla pe’ un filme. O la Corinna?

AGENORE: Come e’ si disse. Un par d’ore ai’ servizio da una certa Broccoletti..e poi alla casa di’ popolo. E quando va là..tu lo sai, e’ la ci mette le barbe. Insomma insino ai’ tocco..via libera.

GRACCO: Perfetto! Tanto in un ora a testa si sisteman tutti e due..

AGENORE: Stammi a sentire però..E’ m’è venuto un dubbio. I’ generale..quello che dovrebbe arrivar per primo, co’ i’ fatto che l’ha combattuto nella Prima guerra, unn’avrà mica conosciuto Isaia quando l’era ancora cappellano?

GRACCO: Sie..Ma senti icchè tu’ vai a pensare!

AGENORE: No sai..E’ casi son tanti..E’ un vorrei che lui tornasse prima da i’ Ponte Rosso e che l’intoppasse.

GRACCO: Ma ìcchè tu ti vai a infruscare ni’ capo. Male male ne pòle aver sentito parlare..ma conosciuto..! Però..anche la tu’ moglie..mangiapreti come l’è..e se ne mette in casa, uno di quelli smessi..andati a male!

AGENORE: Poero Isaia..L’era rimasto solo..La Corinna la si commosse..e’ la fece come la si comportò con me. Eh..lei l’è fatta così..o prendere o lasciare.

GRACCO: Ovvia..Ripassiamo la parte. Ricordati allora che t’ha fatto la guerra di’ 15:18. Mi raccomando..ai’ fronte e non nelle retrovie..come l’è vero. Che tu s’è stato nella su’ compagnia e soprattutto i’ nome di’ capitano. Che te lo ricordi?

AGENORE: Va tranquillo. E’ ce l’ho qui..in bilico sulla punta della lingua.

GRACCO: Bada che un ti caschi allora!

AGENORE: Va tranquillo..

GRACCO: che tu’ sei monarchico da morire .eccetera eccetera eccetera..E bada di non confonderti. E ora pensiamo alla scena (va a staccare il quadro raffigurante Carlo  Marx e lo sostituisce con quello del re Vittorio Emanuele III..tolto dal solito sacco). Via Carlino..e su Vittorino. Carlino si rifarà i’ 18 aprile..se si vince! (torna al sacco e ne cava un cappotto  militare che fa indossare ad Agenore) Magnifico!! (lo rimira) Tu pari un monumento a’ caduti. (tende l’orecchio) Ohe..Ohe.. Gli sta arrivando qualcuno. E’ dev’esser lui!

STONFI: (entrando con passo sicuro e piglio militaresco,riempiendo con l’aspetto corpacciuto il vano della porta) Permesso..Si può?? Ah..Ecco qua il nostro caro Gracco..Non mi sono sbagliato (nota il ritratto del re e scatta subito sull’attenti salutando militarmente) Ah!! Sua Maestà!! (Rivolgendosi all’immagine) Maestà..anche se in questa ingrata patria. Dopo il declinare delle Tue fortune, nessuno ha pensato a dedicarvi il più squallido vicolo della più squallida provincia noi vostri indistruttibili fedeli. Vi abbiamo eretto nei nostri cuori un incrollabile ed imperituro monumento! Bianca Croce di Savoia..Dio ti salvi..e salvi il Re!!!

GRACCO: Viva i’ Re!!! (notando come Agenore invece taccia, per incitarlo, lascia andare nello stomaco dell’amico, una solenne gomitata)

AGENORE:(ripiegandosi per il dolore) Accident’a te!!! (Torna subito nella posizione di “attenti”)

STONFI:(accingendosi a sedersi) Dunque mio caro Gracco (indicando Agenore) E’ questo vero?

GRACCO: E’ questo signor generale !

STONFI: (notando come Agenore accenni a rimanere impalato, scatta in piedi e gli si avvicina) Ma che fai?? Ma che fai?? Via! Via da codesta posizione d’attenti, via!! Qui..Qui sul mio petto devi venire amico di cento battaglie! Ma in quale documento c’è mai scritto che tra due soldati che hanno ambedue servito la Patria in purezza d’intenti..esista una qualsiasi differenza??

AGENORE:(pronto) In uno si..sor generale!!

STONFI: E in quale mai?

AGENORE: Ni’ libretto della pensione!

STONFI: Ohibò..ohibò..Nel libretto della pensione..? Stupidaggini..idiozie burocratiche che non hanno nessun valore morale. Te lo ripeto..anzi..te lo ordino..qui sul mio petto devi venire (lo abbraccia con forza e con trasporto)

AGENORE: Oh sor generale..sor generale..La mi’ stritola tutto..la mi’ stritola!!

STONFI: Fatti vedere meglio (lo scruta attentamente) Ohibò..Non vedo le stellette!!

AGENORE:(tutto dolorante) Eh..ma le vedo io..e belle. La un dubiti!

STONFI: Ma ora veniamo a noi. (si siede).Dimmi..su quale fronte hai operato?

AGENORE: (tra sé) O questo..icchè m’ ha scambiato..pe’ un chirurgo??

GRACCO: Il signor generale ti ha domandato su quale fronte hai combattuto..!

STONFI: Isonzo..Trentino..Carso..Cadore??

AGENORE: Ecco si..da quelle parti..

GRACCO: Perdoni generale..ma i’ mi’ compagno un se lo ricorda bene perchè da allora e’ ci ha un po’ di confusione ni’ cervello. La capirà..con tutte quelle granate che gli scoppiavano d’intorno. Ma lui è stato sulla linea del Piave durante l’ultima offensiva austriaca. 209^ Brigata Bisagno…XVIII Corpo d’Armata..Isolotto di Fagarè!!

AGENORE: Eccome se ci sono stato all’Isolotto!

STONFI: (sovvenendosi) Isolotto di Fagarè..XVIII Corpo d’Armata..Brigata Bisagno..? Ma allora..allora io e te abbiamo combattuto gomito a gomito!!

AGENORE: Io..con lei??

STONFI: Si..si! Non ricordi? Fummo noi che con la nostra eroica resistenza..preparammo Vittorio Veneto!! E dimmi..dimmi..che compito avevi esattamente in quel manipolo di eroi?

AGENORE: Io..? Spazzavo!

STONFI: Come  spazzavi??

GRACCO: (prontamente) Spazzava..spazzava i nemici, certo! Con la sua mitragliatrice. Ta..ta..ta! (imita il ritmo della mitraglia) Lui non lo vuole ammettere, perché è un modesto. Ma fu il suo battaglione che nella notte tra il I3 ed il 14 giugno sostenne l’urto di un numero di Austriaci..cinque volte superiore!

AGENORE:(immedesimandosi) Per coresto anche dieci!! Ta..ta..ta..ta..!!!

STONFI: Si..si..è vero..mi ricordo. Che notte terribile fu quella..Gli scoppi delle granate..

AGENORE:..lo struscìo delle scope..

STONFI: A proposito..Amilcare..

AGENORE: Agenore..

STONFI: Agenore si..Vediamo se ti ricordi dei tuoi superiori. (Gracco comincia a sudare freddo) Dimmi come si chiamava il capitano che comandava il tuo battaglione?

GRACCO (si porta dietro le spalle di Stonfi toccandosi disperatamente il suo posteriore)

AGENORE:(guardando Gracco) Il capitano..il capitano..Mele!!!

STONFI: Mele?? Ma che dici?? Io non ricordo di avere avuto ai miei ordini..un subalterno con codesto nome!

AGENORE:(mentre Gracco seguita a mimare) Il capitano..Calzoni..Calzoncini..Brachetti..Slip..

STONFI: Slip?? Come..Slip???

AGENORE: E’ si vede che li era uno d’origine inglese. O un s’era alleati no?

GRACCO:(guardando ferocemente Agenore) La scusi generale,si tratta del solito stato confusionale. Dirò io per lui. Agenore..come non ricordi? Il capitano si chiamava…Fondelli!!

AGENORE E STONFI: (all’unisono) Ah si! Fondelli!!

STONFI: Certo..Fondelli!! Eh..me lo ricordo benissimo. Un valoroso! Pensate..Lasciò un braccio sul Grappa ed una gamba sul Piave. Un eroe insomma..un vero eroe. Soltanto..come dire..un po’..

AGENORE:…un po’ dimenticone..

STONFI: No..no..Direi..un po’ irruento..ecco si..irruento..Un momento! Ma allora, se tu eri con Fondelli, dovevi avere come cappellano..come si chiamava..Don..Don..Isaia mi pare..vero?

AGENORE:(tagliando precipitosamente corto) Bah..Io sono in stato confusionale..un mi ricordo!

STONFI: Allora questa volta hai fatto bene a dimenticare. Un traditore della sua missione..un traditore della Chiesa..Uno che gettò la tonaca alle ortiche con la scusa di non capire come il cielo non fermasse quello che a lui pareva fosse un inutile macello. Ma fu una scusa. Tant’è vero che poi scappò con una donna! E fu da allora che i soldati gli appiopparono il nomignolo di Don Gonnella! Don Isaia Gonnella! (con disgusto) Che schifo..che ribrezzo!! Ma ora su..Smettiamo di parlare di porcherie e veniamo allo scopo della mia visita. Dunque mio caro..il tuo amico Gracco mi ha parlato della tua indigenza..

AGENORE: Della mia..icchè??

STONFI: Indigenza..indigenza..

AGENORE: O che roba gli è?

GRACCO: Vedi Agenore. Il generale sa che tu sei bisognoso..indigente..insomma..in parole povere..spiantato!

AGENORE: Eh si sor generale..L’ha detto bene..E’ son proprio indecente..anzi più indecente di me un c’è nessuno!

STONFI: E allora, se non te ne offendi..ho pensato di portarti questo (estrae da una borsa che aveva con se, un polpo).

AGENORE: O icchè gli è coresto..paralume?

STONFI: Paralume?? Ma è un polpo..carne saporitissima..sentirai. Mio genero ha una pescheria al mercato Centrale e allora..

AGENORE: Ma che scherza comandante..Grazie anzi d’essessi ricordato di me e della mia indecenza..grazie di’ paralume!

STONFI: (si alza accomiatandosi) Allora miei cari..al piacere di rivedervi! (portandosi sotto il ritratto del Re) Bianca Croce di Savoia..Dio ti salvi..

AGENORE:GRACCO: E salvi il Re!!! (Se ne va Stonfi)

AGENORE: (togliendosi il cappotto e l’elmetto) Ovvia..i’ primo round l’è ito bene..Ora su..Stacca Vittorino e metti i’ cinturone.

GRACCO: I’ cinturone?? Che cinturone!? Un mi cascan mica i calzoni..

AGENORE: (accenna ad un quadro che rappresenta il martirio di San Sebatiano che lui ha estratto dal solito sacco) I’ cinturione..questo qui!

GRACCO: Ma quello..l’è san Sebastiano!

AGENORE: O unn’è un cinturone? Insomma una specie di sergente romanista?.

GRACCO: E io cogliombero che ti sto ad ascoltare..Centurione si dice..che cinturone!

AGENORE: Basta intendessi no?

GRACCO: (sta per staccare il Re..quando si sofferma) Eppure Vittorino..e’ lo terrei. Perchè anche questo che gli sta venendo ora..l’è un demo cristo che ni’ ‘46 e’ deve aver votato monarchia..

AGENORE: E in do’ s’inficca?

GRACCO: Ai’ posto di quello. (indica il ritratto del primo marito della Corinna)

AGENORE: (sgranando gli occhi) Ai’ posto di Teobaldo??? Dico..ma che s’è matto?? E’ c’è da far succedere la presa della Pastiglia unn’appena la Corinna se n’accorge!!

GRACCO: Ma cerca di ragionar fifone! Se come t’ha detto un torna prima di’ tocco..icchè si ristia? Vai..vai..che si fa come ho detto io (Toglie Teobaldo e ci mette Vittorino. Poi riguarda con aria soddisfatta il suo lavoro) Guarda che capolavoro l’è sortito fòri. E ora l’ultimo sforzo..Sistemiamo te. (mette Agenore a sedere, poi gli mette una papalina in testa, uno scaldino tra le mani ed infine una coperta sulle gambe) E speriamo davvero che la tu’ moglie un torni prima se no e’si rischia la rivoluzione d’ottobre..e io di far la fine dello zarre e’ n’ho davvero poca voglia!

AGENORE: Macchè zarre e non zarre..fammi i’ piacere. Se si sta dreco alla Corinna e’ si fa ma la fine di’ Conte Ugolino..altro che storie!!

GRACCO: Stammi a sentir bene te. Guarda di mòver la lingua con prudenza. Un sparar corbellate come t’ha fatto co’ i’ generale..che un so come ho fatto a rimediare. Qui la musica la peggiora. Ricordatelo..I’ commendator Serafini l’è i’ segretario dell’onorevole Santini..quello in do’ lavora la tu’ nipote. L’è un demo cristo di quelli assatanassati!!

AGENORE: Oh senti! E’ l’ha a tornare Emilio dalla Russia a portarmi da mangiare e allora e’ mando tutti e’ reazionari ai’ diavolo. Ma se no bello mio..e’ m’arrangio senza badare ai’ colore di chi m’ imbocca!

GRACCO: Emilio..? Eh poera creatura! Tornare? L’è una parola..Io  dico con tutto i’ rispetto che ho de’ compagni russi..che a quest’ora l’è un pezzo che gli ha fatto la fine di’ fratello..

AGENORE: Gli è quello che e’ dico anch’io. Ma almeno si sapesse la verità così la Corinna la frignerebbe ma poi l’abbozzerebbe. Di certo la si metterebbe i’ còre in pace e la farebbe finita di voler continuare a tener qui’ be’ letto vòto..senza frinzelli e io e’ potrei cominciare a passar le notti da cristiano!

GRACCO:(sospirando) Poera donna..E te lasciala nell’illusione

AGENORE: Si..ma se io la lascio nell’illusione..lei la continua a lasciammi su’ i’ duro!! (tende l’orecchio) Ohe..ohe..E’ sento rumore!!

GRACCO:(va alla porta e sbiluccia) Gli è lui Agenore..gli è lui!!

SCENA QUARTA

(Fa il suo ingresso Serafini. Ha un aspetto ed un eloquio che calza bene con il suo nome anche se i suoi occhietti da volpe,fanno supporre un individuo che spesso non è in sintonia con quello che dice. Una persona cioè che cadendo incidentalmente in terra,manderebbe un suono falso. Dev’essere stato evidentemente a fare compere, perché appoggia in un angolo la borsa della spesa)

SERAFINI: Che la benedizione del Signore scenda su tutti voi..

GRACCO: Oh..Il signor dottor commendator Serafini. Prego..si accomodi..si accomodi..

SERAFINI:(con finto sussiego) Ti prego Gracco..ti prego. Ti ho già detto che siamo tutti figli dello stesso Padre. Devi evitare di appellarmi signor..dottor..commendator..Chiamami invece semplicemente..dottor..commendator. Eh si Gracco mio..(con aria ispirata) Di fronte a Lui che è il vero Signore..noi signori terreni..contano poco. (sedendosi e notando Agenore) E questo..sarebbe il vecchietto? (con accento paternalistico) Come va nonnino?

AGENORE:(flautato) Un c’è male nipotino..E tene?

SERAFINI:(Stupito) Ni..potino?? Ma..

GRACCO: Non ci badi..non ci badi..dottor commendator! Come le ho già spiegato in parrocchia..sa..la circolazione..

SERAFINI: Si..certo..la circolazione..capisco. Ma ora veniamo a noi carissimi. Voi avete chiesto alla San Pancrazio da me rappresentata,di avvalervi della sua assistenza. Allora ditemi sinceramente, in che cosa posso soccorrervi?? Cosa vi manca?

AGENORE: Icchè e’ ci manca? Eh..E’ si fa presto a dignene. Dai’ cappello insino a’ carzini..tutto! E poi qui dentro e’ c’è un gran vòto. (si passa una mano sul davanti)

SERAFINI: (sospirando) Eh si..E’ comprensibile codesto vuoto quando l’anima non è sufficientemente nutrita..Ma state tranquilli..tranquillissimi..che noi lo colmeremo codesto vuoto..Eh..se lo colmeremo! Però..però bisogna procedere per gradi. E perciò ora dovete rispondere con attenzione alle mie domande.

GRACCO: Siamo tutt’orecchi commendatore.

SERAFINI: Dunque..state bene attenti..Al mattino ed alla sera..orate?

AGENORE: Come l’ha detto scusi?

SERAFINI: Al mattina ed anche alla sera..orate?

AGENORE:(storcendo la bocca) Ai’ mattino..ed anche alla sera?

SERAFINI: Certo!

AGENORE: Mah..A dire i’vero sor commendatore..l’orate du’ volte i’ giorno e’ le mi paion parecchie. Sa..e’ comincio ad invecchiare. Sinceramente la sera mi contenterei d’un caffè e latte e d’una fetta o due di pane imburrato.

SERAFINI: Ma no..ma no..Ma cosa capisce mai?? Per orate non intendevo mica i pesci..Ho domandato..se orate..se pregate insomma! Per essere ancor più chiari..alla sera ti si piegano le ginocchia?

AGENORE: Eeeeh!!

SERAFINI: Reclini la testa?

AGENORE: Eeeeh!!

SERAFINI: Ci siamo! E lo sai perché?

AGENORE: Accidenti se lo so..Pe’ la fame.

SERAFINI:Esatto! Per la fame di ASSOLUTO che c’è in te..come d’altronde in ogni altro uomo. Odimi..E in questi momenti non senti un gran desiderio di luce?

AGENORE:Urca!! Accidenti se lo sento!

SERAFINI:Benissimo! E in quegli istanti..a chi rivolgi la tua supplica? Su..forza che ci sei! Al..al..

AGENORE: Al..Al..al..

SERAFINI: Su coraggio!! Senza rispetti umani! All’en..all’en..all’en..

AGENORE: All’..ENEL!!!

SERAFINI:(sbalordito) Ma..ma che diavolo dici?? All’Enel?? Sei impazzito?? Ma all’Ente supremo..che diamine!

AGENORE: Ma io veramente m’arrangio in un’altra maniera..

SERAFINI: In un’altra maniera?? Ma se non ricorri all’Ente Supremo a chi diavolo vuoi ricorrere?

AGENORE: Ai’ moccolo..

SERAFINI: Co..co..come??? Ai’ moccolo?? Ai’ moccolo..come??

AGENORE: A un moccolo bello..grosso..così (mima, mentre Gracco si dispera)

SERAFINI: (non credendo ai propri orecchi) Be..be..be..Gro…gros..grosso..

AGENORE: Sostenuto da una bella bugia!!

SERAFINI: Bu..bu..bugia???

AGENORE: O da icchè la mi’ scusi? Un posso mica infilarmelo ni’ naso?!

SERAFINI: Ma come??! Ma come??! Dio ti chiama e tu invochi Satana?? E ti rifugi nella bestemmia e nella menzogna?? (Comincia a sussultare violentemente ballettando sulla sedia in preda ad una crisi epilettica)

AGENORE:(accorrendo) Ohe..ohe..ohe..o icchè gli piglia a questo?? Ohe commenda..commenda..sie..Gli ha chiuso gli occhi e respira grosso. O Gracco ora capisco..Questo l’è un mediano!

GRACCO: Un mediano? Ma icchè tu’ dici?

AGENORE: Si..o un tu lo vedi no..che s’è infilato ni’ trence?

GRACCO:Si..e’ l’ha aperto l’ombrello! Te tu’ vo’ dire..che lui sarebbe un mediumme caduto in trance.

AGENORE: Preciso!

GRACCO: Caduti e’ siam noi..ma nella cacca sai! Eppure te l’aveo detto di non contrariarlo perché da giovane l’avea sofferto di convulsioni..tanto gli è vero che lo scartarono anche a fare i’ militare. Accidenti a me, a te e ai’ momento che t’ho dato una mano a metter su tutto questo marchingegno. (osservando Serafini che si sta riprendendo) Meno male..E’ pare che gli stia passando..Commendatore..commendatore..la ci scusi..Le vorrei spiegare..

SERAFINI:(con un filo di voce) No Gracco..no..Non c’è niente da spiegare. Scusatemi, ma è purtroppo chiaro che i tempi non siano ancora maturi per un serio colloquio spirituale con voi..Però nel frattempo..te ed il nonno potreste, se volete darmi un segno tangibile della vostra volontà di redenzione.

GRACCO: Diamine..diamine commendatore che lo daremo..Dica..dica..

SERAFINI: Bisognerà che tra un mesetto ..esattamente domenica 18 Aprile..ambedue..santificaste la festa!

GRACCO: Certo..certo signor Serafini..certo. E in che modo?

SERAFINI: Tracciando sulla scheda elettorale una X..un 1 ed un 2!

AGENORE: Ma con tutto i’ rispetto dottor commendator..Lei la ci vol mandare a votare o a giocare alla Sisalle?

SERAFINI: Mi spiego..X sullo scudo crociato. Il 2 perché indica il nome di quel galantuomo che mi picco di essere. L’1 perché indica quell’altro altrettanto galantuomo che sarebbe l’onorevole Santini (lirico) Amici!! Lo farete voi??

CORO: Lo faremo signor dottor commendator professor!!!

SERAFINI: Ottimamente..E perché non abbiate a confondervi vi lascio questi bigliettini elettorali che vi prego di crederlo..mi sono per caso ritrovati in tasca. Abbiatene cura ed agite in conformità!

GRACCO: Agiremo..agiremo commendatore

AGENORE: La pòl star tranquillo.

SERAFINI: In quanto a noi (si alza in procinto di accomiatarsi) ci rivedremo quando i tempi come vi ho già detto..siano maturati E sta a voi farli maturare con un voto dato bene. Ed ora vi saluto e che il Signore stenda una mano su di voi..(se ne va))

AGENORE:(tra sé) Anche su di te..E che ti dia una bella spiaccicatina. Figlio d’un termometro!!.E’ gli dico che e’ ci ho lo stomaco vòto, che mi si ripiegan le gambe e che sono ai’ buio..Ma sie.Almeno m’aesse lasciato un involtino di lupini..Macchè..E’ m’ha messo in mano questa figurina e chi s’è visto..s’è visto! Eh..ma se t’aspetti i’ mi’ vòto..e’ te lo fo allungare io i’ collo!!

GRACCO: O Agenore, avanti di chiacchierare, risciacquati la bocca e tieni la lingua ai’ cardo! Poer’omo..ma guarda che delicatezza (mostra la borsa della spesa che evidentemente Serafini ha dimenticato)

AGENORE: Delicatezza..pe’ icchè?

GRACCO: Guarda..Per paura d’offendere la nostra sensibilità, l’ha fatta finta di dimenticarsi la borsa della spesa..con questo dentro (estrae dalla borsa un pollo di notevoli dimensioni)

AGENORE: (prendendo il pollo per il collo e lasciandosi andare su una sedia in contemplazione dell’animale) Accidenti!! Come si sta bene ai’ Giardino dell’Orticoltura! Guarda bestione che gli è questo!! E poi la Corinna l’ha anche a dir male di gente così. Con questo e’ i’ paralume e’ si sta bene una settimana!

GRACCO: Un momento. Ma alla Corinna icché gli si inventa?

AGENORE: Icché tu gli vuoi inventare..Per quanto riguarda i’ polipo..gli si dirà che l’è naufragato sulla sponda qui..davanti casa.

GRACCO: Si..e quella l’abbocca..O icchè l’è diventato i’ greto di’ Mugnone..la spiaggia di Tonfano? E poi..i’ pollo?

AGENORE: Gli si dirà che l’è cascato da i’ cielo.

GRACCO: Questa l’è ancora meglio! Sta a vedi che ora e’ci sono anche i polli migratori!! Ma fammi i’ piacere!

AGENORE: (Tutto preso dall’entusiasmo non bada più alle obbiezioni di Gracco) Bello..bello..tu sei caro i’ mi’ pollo! Ah..Come si sta bene ai’ Giardino dell’Orticoltura!!

GRACCO: Scusa..ma mi’ vo’ spiegare che cavolo c’entra i’ pollo..co’ i’ Giardino dell’Orticoltura?

AGENORE: No..un c’entra nulla. Ma dice la Corinna che l’era una frase che i’ poero Emilio l’avea spesso in bocca quando l’era contento.

GRACCO: Ma te Emilio che l’ha’conosciuto?

AGENORE: E’ te l’ho detto. L’è tutta roba che ho saputo dalla Corinna..

GRACCO: Dianzi quando tu parlavi di lui..t’ha detto “Poero” come se gli avesse fatto la fine di’ fratello.

AGENORE: Perché te t’abbocchi a icchè l’ha detto l’ambasciatore? Che Tonino e’ sarebbe morto per delle complicazioni per una ferita beccata dopo uno scontro co’ tedeschi? E che avanti di tirar l’aghetto e’ sarebbe stato servito..riverito e curato?

GRACCO: E te un tu ci credi?

AGENORE: Curato si..ma con delle supposte di piombo sai!

GRACCO: Sparate da chi?

AGENORE: E’ giornali fascisti e’ dicon che e’ son di produzione russa..Ma alla Corinna..un c’è i’ verso di fagnene baluginare se no i’ piombo e’ lo darebbe a noi due!

GRACCO: E’ mi pare impossibile..

AGENORE: O Gracco..Eppure t’un pari nato ieri. O che lo bevi anche te icchè e’ ci inculcano che l’omo bòno e’ s’incattivisce solo per colpa di chi ha la grana?

GRACCO: Arriva ai’ “dunque”..

AGENORE: I’ “dunque” gli è che anche in do’ si pensa che la grana un conti un accidente.. posare i’ culo sulle poltrone che le contano sia dimolto ma dimolto importante. Pe’ intendessi! Io credo che anche in Russia la corsa be’ beccassi la maglia rosa la sia una corsa in do’ ognuno cerca di far gambetta a quell’altro anche se gli è dello stesso colore. E allora ti dirò..co’ i’ poco cervello che mi rimpasto, che per me… Emilio e Tonino in questa corsa..gli hanno puntato su i’ cavallo sbagliato. E sono andati in malora..tutti e due!

GRACCO: Ma come gli è possibile che la Corinna un s’ ammoschi di nulla?

AGENORE: Ma o icchè tu vo’ che s’ammoschi!? Nelle lettere che Emilio gli mandava i primi tempi che gli era laggiù e che lei la serba chiuse a doppia mandata nell’armadio in camera sua..sembra che lui gli abbia descritto la Russia come la fusse i’ paese di Bengodi!

GRACCO: Eh allora se le cose le stanno proprio così..mi sa che sarà dimolto complicato..fagnene capire.

SCENA QUINTA

VOCE DI SCARLATTI: (Dall’esterno) Permesso?? Che..si pole?

GRACCO: Mamma mia! E’ c’è quell’esaltato di Scarlatti! Ora sto lustro!

AGENORE: Accidenti! Fino a che un si fa accomodare la serratura qui dentro pol venir chi vòle!

GRACCO: E’ quadri..e’ quadri..copriamo e’ quadri!! (Fa a tempo a coprire solo quello del re)

SCARLATTI: (Aspetto tipico da agit:prop) Salve compagni! Che c’è la compagna Corinna?

AGENORE: No..La dev’essere alla Casa di’ Popolo..O un tu l’ha vista?

SCARLATTI: Eh no..Stamani unn’ho avuto i’ tempo di capitacci. E’ ci ho da fissar delle cose per i’ finale di’ programma elettorale. E’ l’aspetto qui. Che ci starà dimolto?

AGENORE: Mah..Se unn’ha attaccato bottone con qualcuno..la dovrebbe essere per la strada.

SCARLATTI: Allora aspetto (mentre si siede nota la presenza di Gracco) Ooh..guarda chi si rivede! I’ nostro Gracco. Da’ retta..ma che aspetti che arrivi i’ momento di rimboccassi le maniche..per sparire?

GRACCO: Noe..sie..macchè sparisco..l’è che in questo momento e’ m’è ripresa la vena artistica e sto lavorando ad una poesia sulla vita di Stalin..da mettere su i’ giornalino de’ pionieri..

SCARLATTI: Già..già..un mi ricordavo che tu s’è un mezzo letterato. Dunque..una vita su Stalin..

GRACCO: Si compagno. Da quando lui l’era piccolo a quando gli è diventato grandissimo. E l’ho intitolata “La vicenda di Beppino..da i’ciucciotto..ai’ Kremlino”!

SCARLATTI: (dandogli una pacca sulle spalle) Bravo i’ mi’ Gracco. Perchè anche con la penna si pòle servir la causa di’proletariato! Bravo!! Ti confesso che t’aveo sottovalutato! Ma ora voglio rimediare e ti proporrò per un viaggio nell’Ursusse!

GRACCO: (non si può rattenere) Alla larga!!

SCARLATTI: Come scusa?

GRACCO: Si..prendendola dimorto larga. Da Wladivostocche in su. Così e’ vedrei più paesi no?

SCARLATTI: (rivogendosi ad Agenore) E te compagno ..Come tu stai?

AGENORE: Un po’ di sbieco. E’ son ripieno di dolori..

ACARLATTI: Dolori? (ridacchiando) Tu vedrai che i’ 18 aprile e’ ti passeranno!

AGENORE: Perché? Sortirà i’ sole?

SCARLATTI: Di certo..E sarà un sole che un tramonterà più. E tutti gli omini e’ saranno felici..Fuorchè si capisce..

AGENORE:…le guardie di notte..

SCARLATTI: Sie..meno che i soliti affamatori capitalisti e que’ corvacci neri de’ preti. T’un s’è d’accordo?

AGENORE: Se son d’accordo? Eccome!

SCARLATTI:(posa casualmente lo sguardo sul quadro di San Sebastiano) O questo..chi gli è?

AGENORE: (preso alla sprovvista) Chi..quello? Quello gli è…

GRACCO:(intervenendo prontamente)..un eroe della Resistenza mentre viene ammazzato da’ tedeschi!

SCARLATTI:(Stupefatto) Ammazzato da’ tedeschi??

AGENORE: Ammazzato da’ tedeschi!

SCARLATTI: Con le frecce??

GRACCO: E’ si capisce..Sai s’era ormai alla fine della guerra e siccome e’ tedeschi unn’avean più pallottole e’ s’arrangiavan con le frecce vah!

SCARLATTI: Senti..senti..Questa un la sapeo davvero. Ma scusate..O unn’era meglio Carlino no?

GRACCO: Eccome se t’ha ragione compagno. E infatti guarda..si rimette subito. (Tolgono il santo e rimettono il quadro di Marx. Nel frattempo Scarlatti si è rimesso a sedere e cavata dalla tasca una copia dell’Unità, si è immerso nella lettura) Ma ora scusatemi..ma io tolgo il disturbo. Devo ire a finire la poesia..

SCARLATTI: Bravo! Oh..ma appena t’ha fatto guarda se tu fai una scappata..alla Casa di’ Popolo..c’ha tu capito?

GRACCO: Un dubitare. Un mancherò (esce)

SCENA SESTA

(Dopo un po’entra Serafini guardandosi per l’attorno come cercasse qualcosa. Di lui si accorge Agenore mentre Scarlatti continua a leggere)

SERAFINi: Scusatemi ma devo aver dimenticata la borsa con la spesa..

AGENORE: (tra sé) Vai..Ora e’ siam belli e sistemati!!

SERAFINI: (notando il ritratto di Marx) Ohhh..Non vedo più san Sebastiano..

AGENORE: No..Vede sor commendatore o come la vòle..la deve sapere che qui da noi e’ s’ha l’abitudine di mutare tutti i giorni e’ santi..come ne’ calendari e san Sebastiano appunto l’ha fatto i’ su’ turno e l’è smontato!

SERAFINI: Ma senti..E quello che santo sarebbe?

AGENORE: San  Pietro..Un lo vede no..che gli ha la barba?

SERAFINI: San Pietro??? Vestito così??

AGENORE: O come?

SERAFINI: Con il giubbotto, la giacca, la camicia e il resto?

AGENORE: Perché? Un potea?

SERAFINi: Ma non mi faccia ridere! San Pietro non possedeva niente di questa roba!

AGENORE: Niente panciotto..niente giacchetta..niente camicia?

SERAFINi: Niente di niente!!

AGENORE: Poer’omo..Allora gli era ridotto dimolto male vah..

SERAFINI: (che intanto ha notato come Scarlatti stia leggendo l’Unità) Ahhhh!!

AGENORe: O icchè c’è??

SERAFiNI: Guardi..guardi..ma non vede?

AGENORE: Icchè e’c’è?

SERAFINI: Là..là..Il giornale dei sovversivi!!! (imperiosamente a Scarlatti) Lei!!

SCARLATTI: Icchè la vòle? O lei chi gli è?

SERAFINI: Chi sono io non l’interessa!

SCARLATTi: Allora la un rompa..

SERAFINI: Ma dico..Non si rende conto di quello che sta facendo??

SCARLATTI: E’ leggo..

SERAFINI: Quel giornale!!??

SCARLATTI: Perchè..un si pòle?

SERAFINI: No! No..che non si può! Ma non lo sa incosciente che codesto che ha in mano è il giornale di Satana??

SCARLATTI: Veramente gli è mio e l’ho pagato co’ mi’ soldi. Agenore..ma chi gli è questo..coso? Ma che forse stamattina gli hanno aperto i cancelli di San Salvi??

SERAFINI: Ma non lo sa no..che ogni parola riportata costì è scaturita da una penna intinta nel veleno??

SCARLATTI: Intinta..in do’??

SERAFINI: Nel veleno si!! Nel veleno caro signore!!

SCARLATTI: (notando come dalla tasca della giacchetta di Scarlatti stia spuntando una copia della “Nazione”comincia a capire) Ah..ma senti..Ni’ veleno eh? E invece quelle scritte in questo “Vangelo” (porta via di forza la Nazione dalla tasca dell’altro) le son venute fòri da una penna inzuppata ni’ vin Santo vero?

SERAFINI: Non è il momento di discutere sui vini! D’altronde qualunque sia l’origine, ogni cosa è sempre meglio del veleno. Ma non lo sa disgraziato che dietro codesto giornale che lei legge..c’è Mosca??

SCARLATTI: No!! Qui dentro un c’è nulla! L’è qui dentro che c’è Washington!!

SERAFINI: C’è Mosca!!

SCARLATTI: C’è Washington!!

SERAFINI: C’è Mosca!!

SCARLATTI: C’è Washington!! (con disprezzo) Lacchè dell’imperialismo!

SERAFINI: Servi della tirannide!!

SCARLATTI: Maggiordomini di’ capitalismo!!

SERAFINI: Zitto! Rappresentante di barbarie!

SCARLATTI: Dove li avete nascosti i quattrini rubati ai’ popolo? Rendeteli!

SERAFINI: E voi rendeteci i nostri i nostri soldati prigionieri in Russia!

SCARLATTI: No! Prima rendeteci i soldi!

SERAFINI: Ma neanche per sogno! Prima rendeteci i prigionieri!

AGENORE: Icchè?! Eh..se l’aspetta che gniene renda lo Scarlatti..e’ la sta lustro! E’ un si ricorda dalla bocca ai’ naso..Chissà in do’ gli avrà messi..

SCARLATTI:(in tono di sfida) In do’ gli era lei..durante i’ fascismo? La sappia che io ni’ 43 ero al forte Belvedere  al bagno penale..e spazzavo i’ cortile!

SERAFINI: Io nel 44 ero a forte Boccea..al bagno penale e spazzavo le latrine!

AGENORE:E io ni’ 45 ero a Forte de’ Marmi..ai’ bagno Minerva..e spazzavo le docce!

SCENA SETTIMA

CORINNA: (che da qualche secondo stava orecchiando, si precipita nella stanza come una furia) E io ni’ 48 e’ son qui e’ co’ una gran voglia di spazzar via lei e i’ mi’ marito che sta lì a sentire come un babbaleo (rivolgendosi a Serafini) Malfattore..sanguisuga di’ sangue proletario..Vampiro!! (nota come sia stato coperto il ritratto che lei crede essere di Teobaldo. Strappa via il cencio che nasconde l’oggetto ed a vedere che il quadro contiene l’effige del re, inorridisce) O questo?? In do’ gli è ito Teobaldo??

AGENORE: (imbarazzato al punto che non sa che pesci prendere) E’ sarà costì..O in do’ gli da essere?

CORINNA: Ma questo gli è vestito da militare!!

AGENORE: Si vede che ni’ mentre un tu c’eri..l’hanno richiamato..

CORINNA: No..no..via! E ho capito..Qui e’ s’è scatenato un attacco in grande stile contro la mi’ casa! Prima le beghine..poi qui’ quadro..e ora (guatando Serafini) questo farabutto!! Ma chi t’ha fatto entrare..che si pol sapere??

SERAFINI: Ma io sono stato chiamato da lui! (accenna ad Agenore)

CORINNA: Da te Agenore!!?? Ma allora..a che gioco si gioca?? Ma che fai come Troski??

AGENORE: Ma che “troschi” e “troschi”.. fammi i’ piacere! E’ tu s’è poco “troschi”!! Io e’ pensavo d’addomesticallo con le bòne..con la mano tesa..come l’ha detto Palmiro..

CORINNA: Palmiro gli è i’ meglio, ma gli è anche troppo bòno. Ma icchè tu’ vo’ tendere a lui e a tutti quelli come lui!? Gli è gente che gli è capace d’azzannattela la mano! Ma un tu l’ha sentito no? L’ha avuto i’ coraggio di sputar veleno sulla mamma de’ disperati..sulla speranza di tutto i’ genere umano..sulla Russia!! Ma si pulisca la bocca avanti di pronunciare coresto sacro nome! Bieco..fascista!!

SERAFINI: (partendo al contrattacco con la stessa intensità) Chiedere perdono d’aver bestemmiato?? La mamma de’ disperati..la Russia?? Ma non mi faccia ridere! (Afferra il polipo che per tutto il tempo era stato dimenticato sulla tavola, assieme al pollo) Ecco..ecco che cos’è la vostra mamma, un mostro come questo! Un mostro assetato di sangue..dai mille ributtanti tentacoli!

SCARLATTI: (sbottando,e nello stesso tempo cercando di calmare Corinna che aveva fatto l’atto di aggredire Serafini) Sta ferma..sta ferma Corinna che e’ lo sistemo io questo finocchietto. Per lei dunque questo polpo sarebbe i’ simbolo dell’Ursusse eh? E io invece gli dico che i’ simbolo dell’America gli è questo! (Afferra il pollo) Bello all’occhio..grasso..appetitoso..ma se tu lo sbuzzi tu t’accorgi che gli è pieno di bachi e putrido insino all’ossa!

AGENORE: Meglio palaia! Ma senti che laoro l’è questo! Meno male che unn’ho mangiato nulla di coresta roba..se no un mi salvavo neanche se la lavanda gastrica la me la facea..Santa Rita!!

SERAFiNI: Russi..mangiatori di bambini!!

SCARLATTI: Americani! Divoratori di popoli!

AGENORE: (tra sé) Meno male ne’ quelli ne’ quegli altri..e’ mangiano e’ bischeri, se no se capitavan qui dentro..in questa gabbia di matti..e’ se ne levavan la voglia di sicuro!

SERAFINI: Vi butteremo fuori dall’Italia!!

CORINNA: Vi faremo penzolare dagli alberi!!

SCARLATTI: Scappate in Minnesota!!

SERAFINI: Rifugiatevi in Ucraina!!

IMPROVVISAMENTE APPAIONO LE DUE DONNE CHE AVEVANO RECITATO IL ROSARIO POCO PRIMA

CORINNA:(aggredendole) E voi..icchè vu’volete?? Che siete venute a dar mano ai’ vostro complice??

I DONNA: No..no..La stia bòna sora sposa. Anzi..la ci dia una mano..

II DONNA: Perché s’è presa una paura..

CORINNA: Paura? D’icchè?

I DONNA: Ecco..noi si stava scendendo pe’ andar via..

CORINNA: E allora?

II DONNA: Ma un s’è potuto..

CORINNA :Come.. “Unn’aete potuto”? O che gli stava venendo giù la tromba delle scale?

I DONNA: Ma che tromba! Gli è che qui su i’ vostro pianerottolo..e’ c’è un coso tutto trucio..con la barba lunga e con du’occhi spiritati che un ci volea far passare..

II DONNA: Allora la Lisina gli ha ammollato uno spintone e ci siamo potute infizzare qui drento..

CORINNA: Uno..come??

II DONNA: Gli s’è detto..tutto trucio..ridotto male..sbrindellato..

I DONNA: E che un facea attro che borbottare una frase che un si capisce..icchè voglia dire.

CORINNA: Una frase..come???

I DONNA: Aspetti che e’ci penso..E’ fa..e’ fa..Aiutami te Clotilde..

II DONNA: (cercando nella memoria) “Come si sta bene..come si sta bene”..Aiutami te Lisina!

I DONNA: “Come si sta bene”..

AGENORE: (un po’teso)..ai’giardino dell’Orticoltura??

I e II DONNA: Preciso! Bravo!

CORINNA: (si porta le mani al volto e schizza via sul pianerottolo mentre Agenore si lascia andare su una sedia)

AGENORE: Vai!! Gli è tornato! Ora si..che si dorme su’ i’ duro!!!

FINE DELL’ATTO

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