di Fernando Romei, detto Bubi

C’era una volta via San Gallo

Commedia brillante in vernacolo in 4 atti

DATA DI SCRITTURA

2008

LA PRIMA

Commedia non ancora messa in scena

INFO

Commedia brillante in vernacolo fiorentino in quattro atti

Copione

Personaggi

Flora
Armando
Alfredo
Anita
Gustavo
Ezio
Carolina
Federico
Il Reduce
Sig. Sciabolini
Otello
Vilma
Eugenio
Ezio
Franco
Un compagno
Poldina
Bubi

PROLOGO

L’altra sera parcheggiai la macchina nel mio vecchio quartiere e mi misi a girellare per le strade vicine in cerca di una fetta di cocomero che mi rinfrescasse la bocca riarsa dalla calura. E fu allora che quasi senza accorgermene mi ritrovai in via Sangallo, in quel tratto di strada o meglio in quella piazzetta a me ben nota. Silenziose e indistinte nell’oscurità, appena stemperata dall’alone giallastro della luce dei lampioni,stavano alcune auto addossate ai marciapiedi,come grossi animali dormienti. Nel silenzio assoluto che mi circondava mi appoggiai con le spalle al muro del palazzo che faceva angolo,Fissai lo sguardo scrutandoi vari negozi scaglionati dall’altra parte della strada..poi quelli che rimanevano dal mio lato. Tutti chiusi data l’ora tarda.ma io sapevo che al mattino tutti quei cancelletti e quelle saracinesche si sarebbero rialzati evidenziando non quello che io conservavo nel mio ricordo..ma agenzie..studi:.rappresentanze e cioè attività prefabbricate, senz’anima. Allora,quasi per reazione chiusi gli occhi ed aspirai a pieni polmoni, incurante dello smog,l’aria profumata dei tigli che un venticello portava dalla vicina piazza. E fu allora che mi parve di udire,prima lontana e confusa,poi sempre più vicina e distinta una voce di bimba che prima con sorpresa e poi con emozione…riconobbi. Prima una voce…poi…tante voci. Allora tesi l’orecchio e…ascoltai… 

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

ARMANDO: (dalla soglia del suo negozio di bar tabaccheria) O Gustavo..perché tu stai costi’a bocca aperta?

GUSTAVO: (osservando qualcosa nell’interno dell’adiacente pizzicheria) E’guardo Ezio..

ARMANDO: Perchè? O icché fa?

GUSTAVO: L’è ritto su d’una seggiola e mena scopate a destra e a manca…secondo mene e da’ la

caccia a’ ragni..Roba da pazzi!

GUSTAVO:La mi spieghi…

ARMANDO: Tu devi sapere che l’altro giorno a Ezio è gli saltò i’ticchio di mettessi ni’negozio

les escargottesse..

GUSTAVO: Mettessi..icchè?

ARMANDO: Les escargottesse..

GUSTAVO: O icchè le son? Culotte??

ARMANDO: Culotte un par di zeri!!E’ le son lumache che e’ le sbavano in francese. Roba da palati

raffinati. E lui e’ l’ha imbarattolate..vive..pe’ fargli stamani i’ trattamento..acconcio. Ma si vede però che les escargottesse..

GUSTAVO:..le si devon essere scocciate

ARMANDO: …le devono essere uscite da i’barattolo e via! E ora e’gli hanno impestato tutti e’ muri della bottega!

GUSTAVO (osservando): Ma guarda roba che gli e’quella! E’par d’essere ai’Giardin dell’Orticoltura dopo che gli e’piovuto!

ARMANDO: Via…via..Lasciamo i’ pizzicagnolo alle su’ lumache e andiamo a metter su la macchina dell’espresso. Bona caccia Ezio..e divertiti! (entra nella sua drogheria)

GUSTAVO (continuando a guardare dentro la pizzicheria): Su…su..su..(si sente un gran tramestio) No! Ora gli e’ venuto troppo giù!

EZIO (voce): Ohi! Ohi! Che roncio! Che botta! E’mi son tutto sinistrato! Accidenti a me e a quando un son rimasto a letto stamattina!

GUSTAVO: Eh un tu l’avresti pensata male.(si avvia per andare in “ghiacciaia”poi si ferma torna sui suoi passi) O Ezio…

EZIO(voce): Icchè e’ v’è?

GUSTAVO: A ripensacci ma che lo sa lei, icchè sarebbe adatta per levar le lumache che gli hanno strusciato troppo in cima?

EZIO (voce): Icchè?

GUSTAVO: Una scala…a chiocciola..(si allontana con passo strascicato)

EZIO (voce): Accidentattè!! Ti si seccasse la lingua!!

SCENA SECONDA

Appaiono sulle soglie dei rispettivi negozi,la signora Flora e la signora Carolina. Quello della prima e’un’laboratorio di riparazione di orologi,della seconda porta in bella mostra la dicitura OMBRELLERIA:VALIGERIA

CAROLINA: Bongiorno Florina..

FLORA: O che c’e’lei a far l’apertura stamani? O i’ su’ sposo che e’ci ha ancora gli occhi tra e’ peli?

CAROLINA: Sie..che peli! Gli e’ma ito in chiesa.da’Gesuiti!

FLORA: In chiesa? Ma unn’e’mica domenica..

CAROLINA: Gli è ito a impetrar la grazia!

FLORA:La grazia?? Pe icchè?

CAROLINA: Florina..e’siamo a secco!

FLORA: Di quattrini? A coresto un ci credo..

CAROLINA: Se i’tempo e’seguita così tra poco anche di coresti..C’ha tu provato ad alzar gli occhi? Fallo e guarda..Si..così! O dimmi icchè tu vedi?

FLORA: Tanti pallini neri! Accidenti a quando e’ le ho dato retta! E’m’è entrato tutto i’ sole nelle palle!

CAROLINA: Ecco brava! Tu l’ha detto! I’sole! I’sole..e sempre i’sole! Neanche cascasse mai una gocciolina d’acqua! Una che la fusse una..E allora..dimmi te..gli ombrelli come e’ si fa a vendelli?

FLORA:Eh..Ma v’aete le valige, le borse, le cinture. Mica solo gli ombrelli vah!

CAROLINA: Sie..le borse!E’ci s’hanno ma sotto gli occhi sai..pe’ i’ gran piangere..per la pena!Florina,la gente con tutto questo puzzo di guerra che e’ c’è in giro..e la tira ma a metterli sotto i’mattone, i quattrini altro che storie! Noe bambina noe..se noi e’ si vol tirare avanti e’ bisogna appoggiassi per forza agli ombrelli per non dar di balta! Agli ombrelli..e alla bontà di’ Nostro Signore!

FLORA: Ah! Ecco allora perché i’ su’ marito gli è andato in chiesa..

CAROLINA: Brava! Tu l’ha capito..

FLORA: Ma perché da’Gesuiti? O un poteva andare alla Madonna della Tosse…dato che l’è la nostra parrocchia.. no?

CAROLINA: Eh..perché Federico un si fida…unn’è mica nato ieri i’ mi’ omo anche se a occhio e croce e’ pare un po’coglione!

FLORA: Un si fida?

CAROLINA: O pensaci bene…Co’ i’ fatto che l’è una Madonna che ce l’ha con la tosse, lui l’ha paura che e’ ce l’abbia anche con i’ piovere!Sai..uno tira l’umido e..

FLORA: Eh…unn’è pensata male a pensacci bene! L’è vero…e’ Gesuiti e’ son ripieni d’influenza…e’ un c’è che dire! E’ci s’hanno fare! Una volta che uno gli ha trovato i’ verso d’infilassi sotto quelle tonache..! E’gli è anche per questo che e’gli ho mandato i’ bambino da loro sa..(Carolina temendo che l’altra le ammannisca la solita descrizione della sua situazione familiare cerca di defilarsi). O Carolina..in do’la mi scappa? La mi stia a sentire! Lei la la conosce la mi’ situazione vero?

CAROLINA (sbuffando): Accidenti se la conosco!

FLORA: Un so se e’ mi rigiro…come la disse la frittata che la cominciava a rosolare! Ancora giovane e piacentina…piantata a secco da un marito gaglioffo..co’ una creatura ancora ai’ dente…ma dimorto vivace, co’ una bottega a du’ dipendenti sulle spalline da tirare innanzi..co’ la mi’ mamma bona ma brontolona che la un m’ha mai perdonato i’ malpasso…! E’ la deve ammettere cara Carolina. che e’mi s’è scatenato sulla zucca..un be’ temporale!!

CAROLINA: Beata te!

FLORA: Come, beata?? Ma…o sora Carolina!!

CAROLINA: No..no…e’ voleo dire “Beata te che t’hai i’ bambino vivacino!” Pensa se e’ ti venia scemo!

FLORA: Brava! E’ l’avea a darmi anche questa! (si interrompe perché sta giungendo Federico) Ecco lo sposo!

SCENA TERZA

FLORA: O che bell’e fatto co’ Gesuiti? Ma perché la mi scusi..la c’è andato così di mattina presto?

FEDERICO: Oh bella! Perché a bruzzico i’ Padre Eterno e’ ci sta che gli abbia la mente più fresca e che le richieste e’ gli si fissin meglio ni’ capo no? Eppoi come e’ dicon quelli che e’giocano a pallone? E’gli ho vorsuto giocar d’anticipo..come e’ fanno loro!

FLORA: D’anticipo?? D’anticipo..come?

FEDERICO: E’mi spiego..Dopo appena dieci minuti che gli ero chino ad impetrare, e’gli è entrata

in chiesa la moglie d’Ernesto i’ fruttarolo (accenna ad un barroccio fermo all’angolo della strada e

coperto da un telone d’incerato)

FLORA: La sora Gina? Miracolo! Co’moccoli che e’ tira i’marito!

CAROLINA: Davvero! Però anche lei,la sora Gina che io e’sappia…unn’è che co’santi e’ ci vada a nozze..

FEDERICO: Eh cara mia..Quando e’ c’è di mezzo l’interesso…e’ son sicuro che lei ora e’ la fa la pia appunto perché e’ continui i’ sereno e i’ marito e’ possa continuare a vendere più cocomero possibile (facendo il verso all’ortolano) “GHIACCIO E BONO! GHIACCIO E BONO! GLI ALLEGA E’ DENTI!!” Invece se e’ diluviasse…

FLORA: No..ma icchè e’ la si mette in testa Federico…la mi’ faccia i’ piacere! Poera donna..Io e’ credo invece che la sia andata a supplicare la Madonna di’ farla guarire dai’ foco di sant’Antonio.. che l’è un mese che un se lo leva di dosso!

FEDERICO: Ecco! Che l’ha sentito Carolina? E noi e’ s’era sicuri che unn’avean rapporti co’ santi!

Tanto e’ si comincia con sant’Antonio…Eh ma io e’ l’ho fregata sai!

CAROLINA: Fregata?E come?

FEDERICO: Prima e’ gli ho fatto mettere a lei una candeluccia che parea un cacherello..e io poi, unn’appena l’è ita via, e’ gli ho fatto porre davanti all’altar maggiore, un bischerone di cera che di sicuro i’ sagrestano a mettello e’ si sarà beccato l’ernia doppia! E ora e’ si starà a vedere chi la vince!!

CAROLINA: Bah..speriamo bene allora…via…via..mentre s’aspetta la grazia Federico guarda se ti riesce metter su i’ manico all’ombrello di’ maestro Contini se no tu lo senti! Un s’aesse a perdere ranno e sapone! Florina e’ vo dentro anch’io a dargli una mano. E’ ci si vede dopo..(entra in negozio)

FLORA: E’ vo’ dentro anch’io che i’daffare un mi manca (notando come Armando sia riapparso sulla soglia della drogheria) O mamma mia! Ecco quest’altro! Ora e’si ricomincia con la storia dell’orologio (tenta di rientrare nella sua bottega senza farsi notare)

SCENA QUARTA

ARMANDO: O sora Flora! La un s’imboschi…allora che gli è pronto o no questo orologio?

FLORA: Un lo so..e’ bisogna aspettare Alfredo..

ARMANDO: La senta Flora! Se qui’ be’ tomo e’ mi dice pe’ la centesima volta che e’ bisogna aspettare i’pezzo parola mia d’onore…che e’ perdo i’ lume dagli occhi!

FLORA: Noe..noe…Armando, la si controlli..la mi faccia i’ piacere! Eppure e’ la lo sa come gli e’ fatto Alfredo.. gli è bravo ma gli è schizzino..e’un bisogna contraddirlo..E’ ci sarebbe da far bella tutta via Sangallo!..Anche con la politica..ma che lo sa quante volte e gli ho raccomandato “La stia attento Alfredo, la stia a chiacchierare male di’Duce a rota libera! Se e’ l’orecchiano e’ le sarebbano rogne pe’ tutti! E’ la comprometterebbe anche me che e’ son sola co’i’bambino”. Perché lei la lo sa vero sor Armando..ma se per caso tutto un sapesse…

ARMANDO(cercando di tagliar corto): Si..e’ lo so..e’ lo so..Ma ora e’si parlava dell’orologio..

FLORA: Ora poi e’ci s’è messo anche Otello i’ barbiere a dargli spago (accenna ad un negozio dall’altra parte della strada) Oh!Eccolo!(indica una persona che voltato l’angolo,si dirige verso di loro). Allora gliene domandi dell’orologio…ma per benino…mi raccomando! La cerchi di non urtarlo…Intanto io vo dentro per finire di caricarli gli orologi!(sgattaiola nella sua bottega)

ARMANDO: O bell’omo! Che è pronto l’orologio?

ALFREDO: O quante volte gliene ho a ripetere? E’ bisogna aspettare i’pezzo!

ARMANDO: Ma senti…questa la mi’ giunge nova..E da dove e’ dovrebbe arrivare questo pezzo?

ALFREDO: O quante volte gliene ho a ripetere?? Dalla Svizzera! Dalla Svizzera!

ARMANDO: Ah! Dalla Svizzera eh? E come lo portano..a piedi, scusi?

ALFREDO: Per me lo possono portare anche su i’ ciuco. E’ gli ripeto che unn’è arrivato: e basta!!

ARMANDO: E basta?? E basta?? Ma basta e’ tocca a me dillo…caro sor Alfredo!! E infatti gliene

dico! La me lo renda su!

ALFREDO: Rendignene?? Ma un ci penso nemmeno! Insin che unnè guarito bene un glielo dimetto!La un dimentichi dentro qui’negozio..i’primario..e’son io!!

ARMANDO: La mi stia a sentire Alfredo…la un provochi sa! La un provochi!! E la muti tono..la muti!! E la si ricordi che unn’ho paura di niente io! Ma che lo sa lei icchè e’ ci ho qui ni’ braccio? E’ci ho du’ palle turche che mi son beccato in Libia..ni’ 12 ….e che se un ci crede e’ gniene fo anche vedere! E subito!! (accennando al braccio). Queste la si ricordi…e’ le son palle di Sciara Sciatte! E pe’ avelle prese e’ m’hanno dato la medaglia!!

ALFREDO: Ah…la medaglia eh? E invece a me caro i’ mi’ tabacconzolo, la medaglia e’ me l’hanno data..non per averle prese..ma per averle date! La mi dica…ma che c’era lei su’ i’ Piave dreco alla mitragliatrice? Ecco..io si! E davanti unn’aveo mica una banda di arabi cenciosi e anemici sa? Co’ fucili a stoppaccio! E’ ci aveo ma i’ fior di farina dell’esercito austro…ungarico con contorno di tedeschi, altro che storie!! E come gli sparavano…(fa il verso del fucile del cecchino) TAPUM:SSS TAPUM:SSS.(dalla bocca gli saettano due schizzi di saliva)

ARMANDO (strusciandosi l’occhio insalivato): Ohe..ma icchè la scaracchia??

ALFREDO: Io pe’ su’ regola unne scaracchio nulla! Solamente gli sto facendo i’ verso di’ cecchino!

ARMANDO: Mah..per me e’ pol essere anche di Tonino, ma gliè un verso da maiale l’istesso! O la un lo vede no’. La m’ha riempito tutto l’occhio di biascia!?

ALFREDO: Un vol dire! E’ gli si disinfettan le cispe (ridendo) Sciara Sciatte! Bah! Du’palme rinsecchite!

ARMANDO: Bellino i’ Piave! I’ Mugnone di’ Veneto! Eh.. ma la un finisce qui..la un finisce qui!!

ALFREDO: Pe’ coresto e’ son d’accordo. Questo gli è solamente i’prologo!!

SCENA  QUINTA

ERNESTO: Si! De’Pagliacci! Ma che vi volete chetare? Guardate  (accenna) da i’19 e’gli è sceso i’

nipote dello Sciabolini. Moderatevi…specie lei Alfredo, che un gli avessero a uscir parole pericolose dalla bocca…(Alfredo fa spallucce ed entra nell’orologeria). Eppure la lo sa…quello e’ gli è ancora più esaltato di so’ pa’. E poi co’ i’ “Berta” qui vicino! (anche Armando rientra).

Che cervelli! ( scuote la testa) Venite donne..venite! (comincia ad armeggiare al birroccio della frutta) E’ ci ho le noci di Sorrento…e’ cavolini di Brussellesse..e le banane di Mogadiscio!! E’gli è un banco internazionale i’mio! E soprattutto state allegre che se Ernesto vender pòle e’ vol dire…che e’ c’è i’ sole!!

FEDERICO (che intanto era apparso sulla soglia dell’ombrelleria): Canta canta passerotto..Te t’hai da aspettar solamente che funzioni i’ moccolone…e poi e’ si ride!! (rientra)

SCIABOLINI: Ernesto buongiorno..Vi saluto! (vedendo come l’ortolano si volti all’opposto) Perché vi girate? Sono qui’.

ERNESTO: No…e’ guardavo in do’ gli eran quegli altri..ma un veggo nessuno…

SCIABOLINI: Ah! Capisco…sei rimasto perplesso perchè ti ho dato del “Voi”. Eppure non è una novità! Ma Ernesto non ti ricordi? Da un mese tutti i francesismi sono stati aboliti…compreso il “LEI”. Non se n’esce…o il “Tu” o il “Voi”! Ma non l’avete letta la circolare del partito? E i giornali?

ERNESTO: Sie! Leggere i’ giornale?? L’è una parola! L’ha m’ha a dir voi in do’ lo pesco i’ tempo di’leggere co’ i’ mestiero che e’mi rigiro..? Gli unici giornali che e’ mi riesce di dagni un’occhiata a “scappa e fuggi” e’ son quelli che adopero per incartar la frutta…Ma che lo sapete lei..che la guerra utima l’era finita…ni’ 18..e’ l’ho saputo solamente ni’ 23..quando e’ m’è capitato d’incartare un chilo di nespole co’ un giornale appunto di’ 18?

SCIABOLINI: Incredibile! Allora non sapete nulla di quello che è successo in aprile? Non sapete nulla dell’Albania?

ERNESTO: Io noe..O icchè gli ha fatto?

SCIABOLINI: S’è presa!

ERNESTO: La si figuravvi! E’un sapeo manco che gli si dava dreco! Ma sentichevi, unn’è pe’ insinuare…ma a proposito di’ correre…sbaglio o voi la correrebbe più’ volentieri dietro alla Vilma, invece che all’Albania?

SCIABOLINI: Vilma? E chi è?

ERNESTO: Quella bella creatura che la sta dopo i’ giramento della strada (accenna) Pe’intendessi…la figliola della pellaia…si..quella insomma che la fa le pellicce..

SCIABOLINI: Ah si…quella bella popolanina…

ERNESTO: E’ mi sono accorto che quando la passa..lei..voi..vu’ gli ammollate certe occhiate!

SCIABOLINI: Ad essere sincero…tra di noi..non nego che se mi capitasse l’occasione ma per ora..certo…se mi capitasse..ma riprendiamo il filo…dove eravamo rimasti?

ERNESTO: In Albania..

SCIABOLINI: Ecco appunto..stavo dicendo come siamo stati fortunati a nascere all’epoca del Duce!!

ERNESTO: Eeeeh…

SCIABOLINI: Abbiamo vinto la battaglia del grano..abbiamo vinto la malaria..abbiamo rivinto in Africa..in Spagna..alle Olimpiadi..i campionati del mondo di calcio..s’è presa Addis Abeba..s’è presa Madrid…la coppa Rimet…s’è presa Tirana, Scutari, Durazzo..tanto che alla fine i nostri nemici ci faranno un…

ERNESTO (osservando un cesto d’insalata):..be’mazzo!

SPADOLINI: Come?

ERNESTO: No…e’ diceo…ma che l’ha visto questo mazzo d’insalata? La un vede che roba? Roba così un si trova  che in Italia..E anche questo l’è un merito di’Duce no?

SCIABOLINI: E come no? Ma io volevo dire che i nostri nemici ci faranno un doveroso inchino e si ritireranno in buon ordine! Come in buon ordine mi ritiro anch’io perché ho lezione all’Università e, sull’esempio dei treni italiani, non voglio arrivare in ritardo! Arrivederci Ernesto..E mi raccomando non vi scordate della circolare!

ERNESTO: Un dubitatevi! E la mi stia bene anche voi! (tra sé) Sie..gli è come dilla a imparare!

SCENA  SESTA

ARMANDO (uscendo dalla sua drogheria): Ernesto..o Ernesto..

ERNESTO: Ditemi (notando come l’altro si volti) Vai! E’ si rigira anche lui! E’ si vede proprio che la circolare e’ l’hanno letta in pochi…Peccato..proprio ora che e’ cominciavo a carburare…La mi dica..la mi’ dica..

ARMANDO: Qui’..qui’ coso d’ Eugenio…che l’ha visto?

ERNESTO: Lo spasimante della su’ maggiore’?

ARMANDO: Spasimante della mi’ maggiore?? Quello e’ fa spasimare ma me sai! Anzi…e’ mi fa diventar pazzo!! Oh! Ma più che un gliela voglio dare!? A un vagabondo di quella fatta!

ERNESTO: Poerino..ma se gli studia…(con malignità)

ARMANDO: Gli studia!!? Gli studia…icchè??

ERNESTO: Canto..canto..o icchè!? O un lo chiamano apposta “I’cantante pazzo”? Quando e’ va ripassar gli spartiti dai’ maestro Contini e’ gli ammolla certi ululati..da spaccammi e’ cocomeri senza bisogno della curtella.

ARMANDO: Eh si..i’canto…gli è stata proprio coresta la mi’sfortuna! Vieni oggi..vieni domani…alla fine gli ha conosciuto la mi’ Luciana…e’ l’ha irretita!

ERNESTO: Di già? Brutto porco!

ARMANDO: Ohe ohe dico! Icchè e’ c’entra i’ porco?

ERNESTO: Come no? Se l’ha…?

ARMANDO: No! No! L “ha”..nulla!! Ma icchè t’ha capito?? “Irretita” E vol dire “presa nella rete”!

ERNESTO: Senti…senti…allora un vuol  dire..

ARMANDO: Un vol dir no! Un vol dir no!

ERNESTO: “Quello” verrà dopo…

ARMANDO: Nossignore! Nossignore! Nossignore…che un verrà!! E’ ci mancherebbe anche questa!! E’ sarei capace di leallo da i’ mondo qui’ parassita fannullone! Qui’ delinquente comune! Insomma, che l’ha visto o no?

ERNESTO: E’gliel’ho detto “No”. Ieri sera e’ fece la solita cantatine alla su’ figliola come e’ fa sempre. Poi io chiusi i’ banco…e un lo vidi più…La vedrà che a quest’ora e’ gli è ancora a dormire Icchè la vòle..un si chetò un momento!

ARMANDO: Speriamo che gli siano esplose le tonsille! Accidenti a lui!

CAROLINA: (che intanto assieme a Flora ed ad Anita la ghiacciaiola sono uscite contemporaneamente dai rispettivi negozi,facendo capannello) Certo..i’ sor Armando e’ gli’ ha tutte le ragioni…

SCENA  SETTIMA

FLORA: E come no? Dopo aver fatto tanti sacrifici..aver imballato la figliola ni’ cotone idrofilo

ANITA:..Vedessela insidiare da un mandrillo come quello..

CAROLINA: E’ fa bene eccome a esser dura! Perché quando e’ si tratta di’ proprio bene…di’ proprio sangue…bono si…ma duro!!

ANITA: Come i’ torrone vah!

CAROLINA: D’altronde quando e’si vede la ciccia della propria ciccia andare a male…ni’ baràtro…ni’ precipizio..

FLORA: (sospirando) Eh..magari e’ fosse stato un torrone anche i’ mi’ babbino. Che se lo ricorda Anita i’ sor Tommaso? Sempre dolce…sempre delicato…altro che torrone..

ANITA: Eh si…parea una fedora…

FLORA: Solamente e’ mi dicea “Un lo pigliar Florina…un lo pigliare!” Ma io..dura!! “No! lo piglio e lo piglio!!” Eh…e’ l’ho preso si! Eccome se l’ho preso…Perché voi forse un la sapete tutta ma..

ANITA E CAROLINA (all’unisono): Tu ce l’ha detto!! Tu ce l’ha detto!!

FLORA: Eh si…l’è proprio vero icchè la diceva la mi’ nonna..“E’bisognerebbe nascer prima vecchi e poi diventar giovani!” (rientrano nei rispettivi negozi Flora e Carolina)

SCENA  OTTAVA

ERNESTO: O allora? Icchè v’è lo sciopero de’ clienti stamattina? O donne..ma a chi le porgo le mele? O creature..fate presto a venir da i’ vostro Ernesto! Rompete i’ ghiaccio figlie di femmine perbene! Ohe…a proposito di ghiaccio…ma se qui’ bischero di Gustavo e’ un mi porta la stanga, stasera invece di’ cocomero e’ vendo e’ panettoni! (notando l’Anita che  sta spazzando dinanzi alla ghiacciaia) Sora Anita…o sora Anita…Sie..e’ gli ha più ceci negli orecchi lei che un c’è n’ho io qui’ su i’ barroccio! (si mette le mani a imbuto davanti alla gridando) GHIACCIAIOLA!! GHIACCIAIOLA!! O GHIACCIAIOLA!!

ANITA (con sussiego): Scusi bon’ omo…a me la lo dice?

ERNESTO: O a chi l’ho a dire? O che lo vendo io i’ ghiaccio?

ANITA: Allora la mi stia a sentire fruttarolo…mettiamo e’ puntini su gli “i”..Tanto per cominciare la si ricordi che io e lei, la pappa insieme un s’è mai mangiata! Eppoi la m’ha a dire icchè e’ significa coresto richiamo vorgare ripetuto per ben tre vorte pe’ imprimello bene ni’ capo degli indigeni! La poteva dire che so “Venditrice di ghiaccio!” Invece no!! “Ghiacciaiola!!!” Insomma la si ficchi bene ni’ capo caro lei che io e’ un sono una becera qualsiasi..ma e’ son d’un certo legnaccio e d’un certo aceto!! (intanto Alfredo è apparso sulla soglia dell’orologeria a fumarsi una sigaretta)

ERNESTO: Ma se l’è i’ su’ mestiero!

ANITA: O coresto icchè vorrebbe dire? Allora perché l’altro giorno quando e’ c’eran qui davanti gli omini di’ Comune a far le buche nessuno e’ s’azzardò a chiamalli “O buca…!?”

ALFREDO: O sora Anita…sora Anita!! Pe’ carità la tiri i’freno!! La si ricordi di’ su’legnaccio…e di su’ aceto!!

ERNESTO: Insomma la senta sora Anita…aceto o no e’ho bisogno urgente della stanga! Che me la manderebbe per Gustavo..si o no?

ANITA: Appena e’ sarà libero i’ bambino…e’ si..vedrà!

ERNESTO: I’ bambino..?? Che bambino??

ANITA: I’ mio..O chi? Gustavino!

ERNESTO (tra se): Ma senti quest’altra! “I’bambino” lo chiama…qui’ brindellone! Se un fusse perché gli è grullo e’ sarebbe dovuto andare a fare i’ militare tre anni fa (si mette ad ordinare la frutta)

SCENA  NONA

DALL’OROLOGERIA ESCONO FUORI FLORA ED IL SUO PICCOLO BUBI. ANITA LI NOTA E VA LORO INCONTRO

ANITA: Ma guarda stamattina e’ c’è anche Bubi Marilli…come lo chiama Aldino di’ sor Armando! O come tu stai giovanotto?

FLORA: Bene dignene, ora che e’ mi fa son fatta l’operazione alle tonsille…e come si dice alla signora Anita? “E lei sora Anita?”

ANITA: E’un c’è male pallino..un c’è male…e’ ci ho un po’ le gambe che un mi dicono i’ vero..ma insomma..contentiamoci…E la scolina..la scolina come la va?

FLORA: Bene, dignene…e’ son dimorto bravo ni’ comporre…nella storia..in geografia…E invece e’ me la dico poco co’ numeri…Giusto sora Anita! Che lo sa che l’altro giorno ho dato l’esame? Che lo sa? O dignene…

ANITA: T’ha dato l’esame?

FLORA: Si…dignene…e ho saltato la terza..!

ANITA: Eh via su…un t’avvilire…una distrazione e’ la pol capitare!

FLORA: Ma no…ma no! Icchè e’ l’ha capito sora Anita…dignene. E gli ho saltato la terza perché la maestra Martelli e’ dicea sempre che siccome e’ sono un bambino intelligente in terza e’ sarei rimasto sacrificato mescolato ni’ branco de’ compagni ritardachi!

ANITA: E tu s’è passato eh?

FLORA: Eccome dignene. E benino. Ma e’ sarei passato anche meglio se un fusse stata pe’ l’operazione…

ANITA: Alle tonsille..tu me l’ha detto..

FLORA: Noe..sie…Pe’ l’operazione d’arittemetica, dignene…pe’ i’ problema…Perché che lo sa sor Anita? Alla sottrazione…da i’ numero più piccino e’ ci ho levato quello più grande…

ANITA: Allora e’ ti sarà rimasto pochino!

FLORA: Eh si…pochino..dignene…ma e’ m’è bastato per passare…ridignene!

ANITA: Meno male vah…Però..che bella creatura e’ vien su…E poi e’ fa tanti bei discorsini…Si..si..La maestra e’ la ci ha visto bene. E’ ci ha un’intelligenza superiore. T’ha fatto bene sai Florina a fagni saltar la terza! Io anzi, già che tu ci sei, gliene farei saltare un altro paio..Così e’pena meno ad arrivare in fondo (fissandolo) Ma che occhi! Tutti quelli della su’ poera zia..(Ernesto presta attenzione ai loro discorsi)

FLORA: La mi’ sorella vero? Si..si..e’ me lo dicon tutti..

ANITA: E la testa poi! Tale e quale quella di’ su’ nonno!

FLORA: Di’mi’babbo? Gli è vero..Unn’ha torto!

ANITA: E la sagoma? I’su’ zio!!

FLORA: I’ mi’cognato? Preciso!

ANITA: E le gambine? Dritte come le tue Florina!

FLORA: Davvero..e un fo per dire..peccato che essendo maschi co’ i’ crescere gl’impelano…Eppoi l’ha anche cominciato giocare ai’ calcio ni’ viuzzo sotto casa nostra e tu vedrai che un ci scatterà dimorto che gli si storceranno.

ANITA: Delle volte e’ mi vien da pensacci ma…con che còre lo pole aver lasciato so’ pa’?

FLORA: Co’ i’ suo..che gli è anche più duro d’un sasso! Mah! E’giudicherà i’Signore (sospira). Ovvia su Bubi che e’ si va a comprare i’ “Corrierino” via…e allora come e’ si dice alla signora Anita? “Buongiorno sora Anita..la mi stia bene”.

ANITA: Grazie musino. E te ancora meglio

FLORA E BUBI SI AVVIANO.

ERNESTO: (che ha udito tutta la conversazione avvicinandosi all’Anita) Scusi venditrice di stanghe ghiacciate che le posso insinuare i’ mi’ parere su icchè v’aete chiacchierato? (Anita sbuffa) Unn’è di certo pe’ difendere i’ marito della Flora…Dio me ne guardi…ma porca miseria! Bubi e’ sarà di certo i’ su’ bambino un vo’dire..ma a sentivvi parlare..La testa lè di’ nonno, gli occhi della zia, i’tronco dello zio..le gambe della mamma..per lui poer’omo e’ pare che e’ fussero rimasti solamente e’ piedi a disposizione.. Ora un dico che gli abbia fatto bene a scarpinare. .ma e’ potrebbe darsi che di sobbarcarsi tutto i’ peso d’una famiglia per mantenersi solo l’affetto d’ un par di piedi.. di questo lui un se l’abbia sentito! E appunto e’ sarei contento sora Anita che oltre alla stanga la mi dasse i’ su’ parere.. che ne conviene? (la donna ha un gesto di stizza,scuote la testa e se ne va). Sie…la va via senza rispondermi. Un c’è verso via! E’ bisogna che e’ mi rassegni…un mi ritiene all’altezza di’ su’aceto

SCENA  DECIMA

OTELLO (apparendo sulla soglia del suo negozio di barbiere): E’ son pronto! Buongiorno a tutti

“E che i’ Signor vi tolga le mestizie e vi salvi i’ ceppicon dalle calvizie!!”

ERNESTO: Guarda…guarda…e’ gli è entrato in scena i’ barbiere Tosacani!

OTELLO: Icchene?? Ma e’ cani tu li toserai ma tene, smerciatroiai, allevatore di vermi da corsa! Tene che t’ha’ più bachi su coresto birroccio che un ce n’è nella pancia d’un bambino con la sciolta!

ERNESTO: Io eh? Piuttosto sta zitto te..eroe di’ Tagliamento! (mima un’immaginaria rasoiata alla gola)

OTELLO: T’ha pregare Iddio d’un capitare sotto i’mio de’rasoi..se no tu vedrai icchè ti taglio!!

ERNESTO: Va ‘ia..va ‘ia! Come se un si sapesse che t’hai la forbice fallace! Un tu te lo ricordi no?

Sabato gli entrò in coresta camera di tortura un omino co’ i’ capo normale e’ gli uscì che e’ parea uno spartito musicale dalle “scale”che tu gli avei fatto!!

OTELLO (a tutt’ugola): “ERNESTO UN LI FARE GLI OCCHI TRUCI. SE NI’ CAVOLO C’E’ E’ BRUCI. SE BACATA E’ L’INSALATA. SE LA NOCE L’E’ CARIATA. SE L’ARANCIA E’ MARMELLATA!! SE LE DONNE SE NE VANNO UN SARA’ POI TANTO DANNO. STA TRANQUILLO CHE AI’ TU’ BANCO E’ CLIENTI UN MANCHERANNO! CHE PER QUELLO CHE TU VENDI CORRERANNO E’ PORCI: LERCI!!! (scoppia una risata generale da parte degli altri esercenti richiamati sulle soglie delle rispettive botteghe,dal clamore della diatriba)

ERNESTO: (facendosi serio) Eh no! Eh no…caro falciabarbe!! Ora tu’ sta passando i’Rubicondo!! Bada…tu ti stai spingendo troppo in là..tu sta mettendo un piede in fallo…sta attento!!

OMETTO (avvicinandosi ad Otello): Scusi…che e’ libero? E’ vorrei farmi la barba…Dato che e’ ci son tre giorni di festa tutti appiccicati

OTELLO: Ed io immantinente e’ lo sbarbo! La s’accomodi…

ERNESTO (a muso duro): Dammi retta! Innanzi d’entrar nella sala delle esecuzioni…ch’inteso bene icchè e’ t’ho detto?

OTELLO: E’son di memoria corta e d’udito scarso…tu mi rinfrescherai poscia! E ora lasciami che e’ ci ho gente..Ragazzo..pennello…rasoio e strumenti acconci che e’ devo sistemare i’ signore per le feste!

SCENA  UNDICESIMA

(DALL’INTERNO DEL NEGOZIO SI LEVA UN GRIDO)

ERNESTO: Senti oh…che musica (sentendo un lamento) Otello dev’essere di già arrivato ai’ bono! Poero disgraziato!

VILMA (volta l’angolo sculettando con fare vezzoso): Buongiorno signor Federico! Tutto bene?

FEDERICO: O Vilma..t’ha fatto bene a salutarmi…la tu’ presenza e’ mi fa l’effetto d’un be’ temporale!

VILMA: Temporale?? Ma icchè la dice Federico? La vorrà dire…“d’un raggio di sole” no?

ERNESTO (intervenendo): Un ci far caso sai..pallina..perché lui e’ ragiona all’incontro! Per lui solamente in do c’è acqua e’ c’è gioia! E’gli è peggio d’un ocio..

FEDERICO: Ocio e’ tu sarai tene! Bachivendolo! Vermaiolo!!

ERNESTO: Chetati e morditi la lingua…Steccarotta!!

VILMA: Su..su…unne state a favvi i’ sangue cattivo per me! Arrivederci…e’ ci si vede poi…e’ scappo a prendere i’ tonno per mi’ ma’..

(DAL NEGOZIO D’OTELLO SI LEVA DI NUOVO UN GRIDO STRAZIANTE)

ERNESTO: Senti lie come lo pota! Io dico che quando quella poera creatura gli esce dall’antro ’..e’ gli è la metà di quando gli è entrato!

ALFREDO (apparendo sulla soglia dell’orologeria si dirige verso il banco della frutta): Ernesto…Che e’ dentro Otello?

ERNESTO: Gli è dentro eccome…(UN NUOVO GRIDO LANCINANTE SI ODE) La un sente? E’ gli sta facendo i’ raschiamento a un cliente.

ALFREDO (attraversa la strada e abbassando il tono della voce): Otello..Otello..

OTELLO (apparendo sulla soglia): Icchè e’ v’è?

ALFREDO (sussurrando e guardandosi per l’attorno): Abbassa la voce..E’ ti devo parlare…roba importante…roba di partito!

OTELLO: E’ tu me lo vieni a dire ora? Qui?? O un tu lo sai che di questi tempi anche i muri e’ gli hanno gli orecchi?

ERNESTO (che aveva anche lui attraversatola strada per portare della merce ad un appartamento, all’ennesimo urlo di dolore): Eh si…e’ muri forse e’ ce li avranno anche..ma quello là dentro, di certo tra poco…un ce li avrà più!

OTELLO: Icchè t’hai da insinuare tene..spacciatore di mele subaffittate a’ vermi? Che te la senti di

scommettere?

ERNESTO: Scommettere icchè?

OTELLO: Che quando qui’ signore e’ gli uscirà di qui e’ gli andrà a casa un lo riconoscerà manco so’ ma’!?

ERNESTO: Di coresto unne dubito…(sparisce nel portone adiacente

ALFREDO: Forza Otello…e’ ci ho i’ fòco ai’ culo!! Dammi retta..e’ s’attraversa la piazza e si va a prendere un espresso da “Agonia” in via di’ i’ Ponte Rosso. Là e’ si dovrebbe star più tranquilli..

OTELLO: E va bene…ma una cosina lesta eh? (rivolgendosi verso l’interno del negozio) Ragazzo…finiscilo te i’ signore!

OMINO (precipitandosi eccitato fuori dal negozio e con un minimo di tre cerotti sul viso): Finiscilo!!?? Finiscilo!!? Noe..noe..la senta..la lasci fare…un lo disturbi i’ ragazzo! Sa..finchè e’ la se n’occupava lei..che l’è un esperto d’esecuzioni..Ma lui, giovanino come l’è, innanzi di darmi i’ colpo di grazia…e’ c’è i’ caso che e’ mi faccia soffrire chissà quanto! E’ va bene così..!

OTELLO: Aspetti! Che si vole vedere?

OMINO: Vedemmi? Vedemmi?? Manco pe’ sogno!! La un mi sciupi i’ be’ ricordo di come ero fatto innanzi di varcarla su’ soglia! Va bene cosi! La mi lasci stare…Piuttosto la mi ..dica..quanto le debbo?

OTELLO: Tre lire e siamo pari…

OMINO: Tre…lire?

OTELLO: Tre lire si! O che è sordo? Eppure gli orecchi, checchè e’ ne dican le male lingue, e’ la ce l’sempre attaccati ai’ viso!

OMINO: Ma su i’ cartello, là   (indica) e’ dice “Una lira ai’ taglio”

OTELLO: E con questo? E siccome noi di tagli a lei e’ se ne son fatti tre..come risulta da evidente

vulcanizzazione e dato che sino a nuovo ordine di’ Duce, che Iddio e’ se lo prenda presto in gloria, un per tre e’ continua a fare tre..ergo..Inoltre la tenga presente che i tre cerotti su i’ muso e’ gli si sono appiccicati gratisse! E i’ conto e’ torna…

OMINO: Eh sii’ conto e’ tornerà anche..ma e’ sarò io che invece un ritornerò ni’ su’ antro..caro i’ mi’ salassatore. Ad ogni buon conto però lasciamo correre..i’sangue! L’importante gli è esser sopravvissuto..

OTELLO: Bravo! Coreste si che le son parole sante! L’essenziale l’è la salute vero? E ora grazie ai’ salasso che gli ho praticato lo scopo gli è stato raggiunto! La pressione la scende e la circolazione e’ la migliora! E ora di novo..grazie per la pazienza..E te ragazzo, prima di tutto pulisci i pavimento da i’ sangue innanzi che raggrumi. Tanto pe’roventini un serve.poi spazzola i’ signore e ringrazia!!

VOCE DALL’INTERNO: Grazie signore…Grazie!!

OMETTO: Roba da pazzi!! (fugge via)

SCENA  DODICESIMA

VILMA (uscendo dalla  pizzicheria): Ovvia..ecco preso anche i’ tonno..

ERNESTO: A proposito di prendere, pallina..ma che pol essere che oltre i’ tonno e’ t’abbia pescato qualche altro pesce?

VILMA (abbassando pudicamente gli occhi): Sor Ernesto..sor Ernesto..lei gli ha gli occhi troppo aguzzi…e la bocca troppo ripiena di parole…e io invece e’ ci ho poco tempo per rispondegni, e allora e’ vo’ via…se no e’ mi comprometto! (si avvia verso casa)

FEDERICO (dalla soglia dell’ombrelleria seguendo con lo sguardo la ragazza): Eh…fussi più gioane…e’ mi comprometterei volentieri io…con lei! E’gniene darei volentieri una bella lezione!!

CAROLINA (apparendo accanto al marito): Una lezione…d’icchè?

FEDERICO (riprendendosi): No..no..niente..niente..E’ diceo solamente che se avessi de’ nipotini e’ mi piacerebbe di’ falli i’ doposcuola..ecco..pe’ insegnalli qualcosa e così dare una mano ai’ maestro!

CAROLINA: Oh gesummaria!! Dare..una mano?? Poerino poer’omo! E’ gli starebbe lustro di pe’ ridere! O se tu s’è più ignorante te..d’un ciuco ritardaco!

FLORA (passando per spostarsi all’altro suo adiacente laboratorio): Sora Carolina..unn’avvilisca così i’ su’ sposo..Ignorante? O se anche ieri e’ l’ho visto co’ un libro in mano i’ sor Federico! E’son pronta a testimoniarlo in chiesa!!

FEDERICO: E’ lo fo pe’ un rimanere indreco rispetto ai’ mi figliolo..a Osvaldo vah! Che un voglio che quando e sia cresciuto e’ s’abbia a vergognar di so ‘pa’!

FLORA: Così pe’ curiosità…o che libro gli era?

FEDERICO: Un libro di poesie. Ma bellino…aiutatemi a dir “bellino”! E’ ce n’era una poi che la m’è garbata tanto! Aspetta…o come la si chiamava?Ah si! “La pioggia..”

ERNESTO (che ha udito): L’è rinova!!

FEDERICO: “La pioggia..ni’ vigneto!”

ERNESTO: Si! E i’ solleone su i’ palmeto!

FLORA: “La pioggia ni’vigneto”? Bello! E..come fa?

FEDERICO: O come gli ha a fare? E’ farà “ticche..tacche”

FLORA: Ticche tacche?? O icchè e’ vol dire?? Icchè gli è?

FEDERICO: Gli è i’ verso delle gocciole sulle fogliole no?

FLORA: Noe…sie…o come le fanno le parole?

FEDERICO: Aspetta che le mi tornano a gola…ah,ecco! “T’amo pio bove e mite un sentimento..

FLORA: Si…si…e’ me lo ricordo…gli è i’ Pascoli vah!

CAROLINA: Noe…gli è i’ Carlucci…ducci..ducci…i’ Carducci!

FLORA: Si…se fussero..lucci! Ma siccome e’ son bovi…meglio che i’ Pascoli!

CAROLINA: E allora e’ si vede che e’ m’imbroglio..(ripensandoci) Ah…si…mamma mia! E’ unn’ho più mastice ni’ cervello! I’Carducci gli ha scritto quell’altra! Quella che la tratta dell’Africa…

FLORA: Dell’Africa?? I’..Carducci? Ma che è sicura?

CAROLINA: Di certo che e’ son sicura..obbè! L’è quella che la parla di que’ cipressi minorenni che e’ si movon tutti in fila…Quella che la fa “I cipressi che a Tangeri alti e schietti”… e Tangeri gli è ni’ Congo no?

FLORA: No…caso mai gli è ni’ Kenia…ma gli è l’istesso..(tra se) Eppure e’ mi parea che coresti cipressi e’ gli andassero più vicini!!

SCENA  TREDICESIMA

(appare Gustavo trascinando una stanga di ghiaccio)

ERNESTO: Boia d’un mondo ladro…come e’ dicono a Bologna! Ma in do’ tu s’è ito a prendello?? In Alaska? Fammi i’ piacere..scaraventammelo dentro i’ barile su! E mi raccomando i’garbino…che un tu’m’aessi a far marmellata di’cocomero..

ALFREDO ED OTELLO SONO RIENTRATI DALL’AVER PRESO IL CAFFE’DALLA PARTE OPPOSTA DELLA PIAZZA.OTELLO HA IN MANO UN PACCHETTO DI MANIFESTINI.

ALFREDO: Allora ch’ha capito bene d’icchè e’ se ne deve fare di coresti volantini?

OTELLO: Si trova una macchina e si vanno a sparpagliare pe’ i’ centro..

ALFREDO: Ma ora su…portali dentro che gli e’ roba che la scotta!

OTELLO: Scusami sai…ma un tu li potevi tener te?

ALFREDO: Sie…bravo! E’ ci mancherebb’altro…e’ son troppo indiziato..io!!

INTANTO GUSTAVO CHE HA SPEZZATO LA STANGA IN GROSSI PEZZI GLI STA SCAGLIANDO CON VEEMENZA NELLA PANCIA DEL BARILE

EUGENIO (schizzando fuori dal barile): Criminali!! Bruti! Bruti criminali!! E’ questo il modo di destare un artista?? Un artista stanco ed affranto per ripetute serenate?? Zotici villani! Dopo una notte trascorsa insonne per rallegrarvi il cuore, è dunque questo il trattamento che mi merito?? Ma…ma…che ore sono?

ARMANDO (catapultandosi fuori dal suo negozio): L’ora di’ leassi dalle scatole!! L’ora di lasciare in pace la mi’ famiglia e me!! L’ora di far riposare gli orecchi di tutto i’ popolo di’ rione e caseggiati limitròfi! Tanto…caro merlo…t’ha voglia di fistiare…la mi’ figliola t’un la becchi! Un te la do’…un te la do’…e un te la do’!

EUGENIO: Non me dai?? Non me la dai?? Ebbene…alla fin de’ salmi..la vedremo chi vincerà! (gorgheggiando) E domani vincerò…vincerò!! Magari..dopo domani per non fare le cose in furia…ma…VINCERO’, perché non ti darò tregua o tabacchino incolto ed ignorante!! Torturatore di fanciulle innocenti! Vincerò..tel giuro!! La mia ugola diverrà per te un incubo ed il mio acuto sarà sempre per te una sottile lama che ti trapanerà il timpano! Il mio vocalizzo scuoterà il tuo debole sistema nervoso come una tromba d’aria travolgerebbe un fragile boschetto! Tu cento volte mi scaccerai ma io novella Araba Fenice cento volte risorgerò dalle mie ceneri e tornerò alla carica!! Ed una volta sarò Otello…una volta Rodolfo ed un’altra Pinkerton! Ogni volta diverso si..ma ogni volta migliore!

ERNESTO: Ma sempre tanto bischero (tra sé)

EUGENIO: Ed alla fine sarai costretto a cedere zio bonzo!Sin chè al termine della vicenda io me ne andrò con lei…con la mia dolce Luciana..che una volta chiamerò Desdemona…o Butterfly…o Azucena…ma che avrà sempre e solamente il volto eburneo di tua figlia! Ed ora vo’ a rifocillarmi per tornar di nuovo qui..a cantar la mia Mimì!! Sinchè alla fine tu cederai..Scarpia!! (se ne va a petto in fuori)

INTANTO ATTIRATE DALLO SCHIAMAZZO VENGONO SONO USCITE DAI PROPRI NEGOZI,FLORA,CAROLINA ED ANITA

CAROLINA: Però…a divvelo in confidenza..quell’Eugenio e’ gli avrà e’ su’ difetti come e’ si dicea dianzi..ma in fondo in fondo e’ gli dimorto mastio…impetuosamente mastio!!

FLORA: E come gli è romantico poi…

ANITA: A occhio e’ pare grullo, ma a orecchio e’ si sente che gli è di molto istruito..

FLORA: E poi..siamo giusti via..gli è di molto sicuro di se!

CAROLINA: Ma un vu’ n’ aete sentito con che forza gli ha detto ‘ai’ sor Armando “Te tu crollerai Scarpa”

ANITA: Ma perché l’avrà chiamato..Scarpa?

FLORA: Vattelapesc..un lo so..

ANITA: Io invece e’ so di sicuro che i’ sor Armando gli è un vero tiranno! Sacrificare così una poera creatura!

CAROLINA: Colpevole solamente di seguire gl’impulsi di’ còre

ANITA: O donne, icchè e’ si dicea a sproposito di’ sor Armando? Che gli era un torrone?

FLORA: Per me unn’è manco un salatino!

CAROLINA: Altro che Scarp..quell’Eugenio gli è stato anche troppo bòno..

ANITA: Io e’ l’avrei ai’ massimo chiamato…Ciabatta! Altro che storie!

FLORA: Ma poi che gentilezza! La Luciana e’ l’ha invitata a cena..

CAROLINA: No..che cen..e’ l’ha chiamata..Azucena..

ANITA: O chi la sarebbe?

FLORA: La marocchina della Carmenne…io e’ lo so perché un amico di’ mi’ marito gli era maschera ai’ Comunale e la conosceva di persona..

CAROLINA: Si..s..la marocchina s..quella che la leggea la mano e che facea gli gnocchi!

FLORA: S..e le bavettine! Che gnocch..tarocchi…tarocchi!

CAROLINA: Oh…un ti inalberare! E’ pol capitare di sbagliare no? D’altronde unn’è mica colpa mi..Io ai’Comunale un conosco nessuno…e poi o tarocchi o gnocchi e’ cambia poco…gli è sempre roba da mangiare no?

ANITA: I’sor Armando invece l’ha chiamato zio gonz..

FLORA: L’ha fatto ben..ma l’è poco!

CAROLINA: Ni’ mentre e’ sentivo i’ cantante far coresti paragoni alla Luciana e’mi si stringeva i’ còre.

ANITA: E perché mai?

CAROLINA: Perché e’ pensavo che i’ mi’ Federico..un m’ha mai parlato così..e’ m’avrebbe fatto tanto piacer..ora un pretendevo che e’ mi chiamasse..Mimì..ma aimmeno..Musetta..un’ vi pare?

ANITA: Ad esser giusti una volta i’ mi’ Ugo e’ mi chiam..Struffellon..ma un so in che opera gli è.

CAROLINA: Un momento..un momento..ora mi ricordo che quando allattavo Osvaldo i’ mi’ragazzo..Federic..e’ mi venne davanti.o.mi guardò e’ m’accarezzò e mi disse “Tu mi pari..Ciocciosan” ma forse e’ mi prendeva per le mele!!

SCENA QUATTORDICESIMA

ENTRA IL PICCOLO BUBI CHE INSEGUE LA SORELLINA DI VILMA

FLORA: O Bubi! Ma che la vo’ smettere si o no di dar noia a’ più piccini? Fermati rompiscatole! Vien qui’! Figlioli? Frignoli! (se ne va assieme al figlio recalcitrante)

VILMA(svolta dall’angolo e si affaccia all’ingresso della pizzicheria): Ezio..sor Ezio..

EZIO (dall’interno): Icchè e’ c’e’?

VILMA: Ma che è proprio sicuro che qui’ tonno che e’l’ha m’ha dato e’ sia morto bene?

EZIO: Te lo garantisco a ‘i’ limone..(venendo fuori). T’un vedi? E’ gli ha avuto addirittur..l’estrema..unzione..(fa notare come il fagottino sia tutto unto ) Un tu l’ha visto come gli sgocciola?

VILMA: Mah…icchè gli ho a dire..e’ m’ha detto la mi’ mamma che tutto ad un tratt..i’ fagottino e’ gli s’è messo a girellar pe’ la casa piano piano e che a un certo punto gli ha messo fòri le corna! Come le fosser..lumache??

EZIO: Ho capito..Gli è un tonno che gli ha preso appunto dalle lumache.e’ci sta|

VILMA: E le corna’?’

EZIO: Tonno becco.Riportamelo che te locambio co’uno scapolo

VILMA: E’ corro…(si volta tornare verso casa quando intuendo Franco alle sue spalle lascia cadere a terra un fazzolettino).

FRANCO: (raccattandolo) Signorina! O signorina! La perde roba!

VILMA: (bloccandosi) Oh! Che sbadata! E’ un me ne ero accorta! (lo prende) Grazie..grazie!

FRANCO: Che le posso offrir qualcosa?

VILMA: Noo..e poi icchè la mi’ vorrebbe offrire?

FRANCO: Un moccichino un po’ più pulito perché questo troiaio unn’è degno di lei e di’ su’ nasino!

VILMA (vezzosa): Ma che lo sa che lei la chiacchiera dimorto ma dimorto benino? Come l’ha detto bene “Troiaio” Eh si..ma icchè la vòle? E’ l’ho consumato perché e’ l’uso spesso dato che casa mia l’è ripiena di spifferi e basta un nonnulla pe’ raffrescassi..

FRANCO: Forse un’ combaciano gli usci..o le finestre?

VILMA: E’ combacian si. Ma icché la vole..co’ i’ mestiero che la fa mi’..ma’..e’ bisogna continuamente arealla..Insomma..pe’ intendessi la mia l’e’ una casa aperta…

FRANCO: Scusi ma o icché la fa la su’ mamma?

VILMA: La batte..

FRANCO: La..batte??

VILMA: La batte..la batte…

FRANCO: La mi scusi la franchezza..ma se le cose le stanno così e’ mi pare che la sua di casa più che aperta..la mi’ pare..chiusa

VILMA: Ma no! Ma no! Ma icchè l’ha capit..strullino! E’ la batte si ma sulle pellicce..per mettere insieme le strisce!

FRANCO:Ah! La fa la pellaia!

VILMA: Ciaia…ciaia…

FRANCO: Ma come la ciangotta bene signorina! L’acciabatta con la lingua in un modo! Ciaia…ciaia…Anche se a dire i’ vero…e’ un ci ho capito un accidente!

VILMA:..Ciai..pellicciai..macchè pellaia! Insomma lei e’ la fa le pellicce…assieme a’ mi’ padre…E noi appunto, pe’ mettelle su le pellicce, e’ bisogna prima inchiodarle le strisce e poi batterle..batterle!..E così tra e’ peli e la polvere che e’ s’alza…pe’ un soffocare, e’ bisogna sempre tenere sempre le finestre aperte! E giue a piantar chiodi co’ i’ martello. Un chiodo e TUN!..Un altro chiodo e TUN!! Un terzo chiodo TUN! Ahia!!

FRANCO: Che se l’è dato su un dito?

VILMA: Macchè! E’ le son queste maledette mosche che le pinzano che le paion pagate! (insinuante) Eppure lei la lo dovrebbe sapere icchè e’ si fa,perché tutte le volte che “per caso” e’ mi sono affacciata, e’ l’ho visto sempre che la guardava in su…

FRANCO: Si…ma io i’ TUN che la dice lei un’ l’ho mai potuto sentire (dolcemente)

VILMA: Pe’ i’ rumore della strada?

FRANCO: No! Unn’e’ pe’ i’ rumore della strada no! Gli è invece pe’ i’ TUN di’ mi’ còre, che gli è più forte di’ TUN di’ martello!!!

VILMA: Ma un sarà mica un soffio allora? Sa…perché io e’ me n’ intendo di  soffi..con tutti gli spifferi che e’ ci sono in casa mia!

FRANCO (incalzante): No! E ’unn’è i’ soffio solamente! Ma gli è un “Simun”, un “Ghibli”, un ciclone! E’ gli è un TUN che un’ mi lascia mai quando penso a lei! Unn’appena m’alzo..TUN:TUN..E’ mangi..TUN:TUN…persino quando e’ sono in macchina a far scola guida…TUN:TUN…TUN:TUN! Ma icchè e’ sar..icchè e’ sarà??

VILMA: E’sarà i’ carburatore difettoso..!

FRANCO (con forza): No!! E’ unn’è i’ carburatore difettoso no!! Gli è invece i’ sentimento dirompente in un cor che gli è esultante! Ma senti come remo..voleo dire..come rimo. I’ sentimento che mi spinge..m’avvinghia a lei pellicciaina bella!

VILMA: No..no..La si fermi..la si fermi..scolaguidaio..la si fermi! La sterzi…la sterzi! E subito anche! E’ la un s’avvinghi tanto che co’ i’ caldo che e’ fa..e’ si bolle! (abbassando il tono della voce) E poi la un vede? (accenna) Alla finestra e’ c’è affacciata la mi’ sorellina e se quella pettegolina e’ la spiffera tutto ai’ babbo..che gli ero a parlare co’ un giovanotto..quello e’ mi fa far la fine della monaca di Ponza..E’ ce lo da’ lui..i’ TUNNE!!

FRANCO: Ma che la potrò rivedere?

VILMA: Se la unn’acceca…(languida) Arrivederci Franco..arrivederci..(si allontana)

FRANCO:Arrivederci bambolina di sogno..creatura da leggenda..mia pellaia..noe..noe..ciaia ..ciaia..Sie..gli è come dirla! E un mi viene. Via..e’ mi s’appalla tutta la lingua che la pare un salsicciotto! (tre se e se) O come la farà?? (prosegue per la sua strada)

SCENA QUINDICESIMA

IL TRATTO DI STRADA RIMANE PER QUALCHE SECONDO DESERTO.POI LA FLORA
ESCE DALL’OROLOGERIA E PASSANDO DINANZI ALL’OMBRELLERIA NOTA SULLA SOGLIA FEDERICO INTENTO A LEGGERE UN LIBRO.SUL PANCHETTO DINANZI ALLA
PIZZICHERIA CI SONO SEMPRE I FOGLI CHE OTELLO HA DIMENTICATO

FLORA: O Federico..che ci riè con le poesie?

FEDERICO: E’ ce ne corre figurati..gli è un libro sugli indiani.

FLORA: Quelli co’ i’ turbante?

FEDERICO: No..no..quelli con le penne su i’ capo..che gli assaltano i’ Corriere della sera e che invece quando e’ son carmi e’ fumano in de’ piponi che un finiscon più…La guardi..

INTANTO IL PICCOLO SI E’IMPOSSESSATO DEI FOGLI DIMENTICATI.

FLORA (sfogliando il libro): Belle davvero queste figure..(notando le mosse del figlio) O icchè tu ciacci te? Posa l’osso..unn’è mica roba tua! Fa vedere..(controlla) O che roba gli è questa? Ho capito..vedi? (al bimbo) e’ gli hanno fatto i’ disegnino d’una falce e d’un martello..di certo gli è roba pe’ contadini..Bellino però..ecco si..infatti e’ c’è scritto “Contadini..i’ P.C.I. gli è con voi!” O Federico..icchè vorrà dire?

FEDERICO (seguendo i suoi pensieri): Flora..ma te che lo sai..quando gli è troppo che un piove..icchè fanno gli indiani?

FLORA: E’ rimarranno asciutti…

FEDERICO: Sie. Un si rassegnan mica..e’ s’agitano…e’ si contorcono…e’ gli emetton tutte cureggine dalla bocca..e’ gli insistono..gli insistono..sinchè un’ comincia a gocciolare e più che e’ durano con coresto tramenio..e più che e’ casca acqua!

FLORA: Federico..la mi dia retta..ma icchè e’ vorrà dire i’ P.C.I..pe’ contadini?

FEDERICO: Uffa! Su..fammi vedere..(osserva) Ah si..gli ho capito..gli è una “reclame” come e’ si dice ora. Vediamo..ecco, secondo me e’ vol dire “Prodotti e concimi industriali” si vede..pe’ contadini! Si..si..di sicuro gli è quella robaccia che danno alle verdure..

FLORA: Ma senti! Ora e’ un manca altro che e’ faccian la “reclame” anche ai’ bottino e poi e’ siamo a cavallo! Che tempi..che tempi!! 

FEDERICO: Senti Florina..e ’m’è venuto un dubbio..e se quello degli indiani e’ fusse un metodo che e’ funziona?

FLORA: Pe’ icchè?

FEDERICO: Come..pe’ icchè?? Ma per far piovere vah!

FLORA:Bah..ma io icchè la vol che sappia..la provi…o icchè gli ho a dire…(porgendo i volantini al figlio) Bubi..rimettili in do’ tu li hai trovati questi fogli…unne sbucasse qualche fattore a reclamarli…

OTELLO (uscendo dal negozio): Accidenti alla mi’ testa sinistrata! O in do’ gli ho ficcati quegli stampati? (notandoli nelle mani del bimbo) Porca di quella porca miseria!! E’ ce li ha in mano i’ figliolo dell’orologiaia! (nota come stia arrivando Sciabolini) Vai!! Ora un ci mancava che questo!

ALFREDO (che dall’interno del laboratorio ha seguito i movimenti di Otello,comprende che l’amico è in imbarazzo e si porta sulla soglia): Otello! Icchè t’ha fatto? Perché tu t’agiti?

OTELLO (gesticolando fa capire ad Alfredo la situazione)

ALFREDO (agitatissimo): Suina miseria!! (tra se) E lo Sciabolini gli s’avvicina! E ora come la si rimedia? E’ mi sa che stasera e’ siam di fronte ai’ Tribunale Speciale!!

(in quella su quel marciapiede transita Vilma con al braccio la borsa della spesa)

OTELLO (cogliendo la palla al balzo): Vilma! Vilma! Per l’amor di Dio!!

VILMA (sobbalzando): Icchè c’è!? Icchè c’è!?’

OTELLO: E’ t’è entrato un topino nella borsa!

VILMA (gettandola via): Uuuuuuh!!! Santo cielo!! Che schifo!che schifo!

AlFREDO (che intanto è accorso): Davvero! La vedesse che bestia!!

OTELLO: E’ gli ha un par di denti che e’ paion du’ falci!

VILMA: Gesummaria! Gesummaria!!

SCIABOLINI: Stia calma..stia calma signorina..ci penso io!

ERNESTO (che è accorso anche lui): Meno male via..se e’ ci pensa lui..e’ siamo a posto..

FLORA: O icchè gli è succeduto?

(intanto Otello ha recuperato i fogli e cerca di farli sparire)

FEDERICO: Nella sporta della Vilma gli è entrato un talpone che e’ pare un canguro!

ERNESTO: Sciabolini..la stia attento sa!?

OTELLO: Attento a icchè? Lui unn’ha paura di niente!

CAROLINA (giungendo trafelata): Icchè e’ c’è..icchè e’ c’è??

FLORA: Nella borsa della Vilma gliè entrato un canguro..

ERNESTO: Ma grosso..aiutatemi a dir grosso!

GUSTAVO (giungendo lemme lemme): O icchè gli è tutta questa confusione?

CAROLINA: Nella borsa della Vilma gli è entrato un canguro che e’ pare un elefante!

ANITA: O come mai tutto questo tramenio??

GUSTAVO: Nella borsa della Vilma gli è entrato un elefante…

ANITA: Un elefante..come?

GUSTAVO: Solitario..un elefante solitario..pe’ questo gli è pericoloso. Se invece gli erano un branco…e’ si poteva star tranquilli! (trionfante) Là!! Niente paura! Ecco fatto! (mostra la preda)

OTELLO: Una cavalletta! L’era una cavalletta! Che sbadato..

ALFREDO: Eh..t’ha dato di fòri di pe’ ridere!

OTELLO: Meglio aver paura che buscanne no? Ad ogni buon conto..un so se vu’lo sapete..ma tra le cavallette, spesso e’ ci sono anche di quelle ombrose..

CAROLINA: Poera Vilmuccia che spavento però..ma guardachela. L’ha la faccia tutta munta..

VILMA: La faccia? E’ fosse i’ male della faccia..e’ son ma le gambe che un mi reggono!

SCIABOLINI: Signorina..si rimedia subito. Appoggiatevi a me e state calma..

ANITA: O bravo Pugnalini, la la faccia appoggiare si..e poi a strasciconi e la la spoggia a casa sua poverina tanto la sta quà dreco l’angolo

SCIABOLINI: Venite su..e fatevi coraggio..e intanto chiacchieramo un poco (cinge alla  vita la ragazza e si avviano)

ANITA: Ma come gli è bravo qui’ giovane vero?

CAROLINA: O statemi a sentire! Icchè gli è giusto dire e’ va’ detto! I’ Duce e’ sarà icchè e’ sarà Ma e’ giovani e’ li tira su..di molto ma di molto coraggiosi!

ALFREDO: Tu l’avei fatta la frittata eh?

OTELLO: E come no? E con se’ ova!! Ma cerca di capirmi Alfredo..stamattina e’ ci ho la bambina sotto l’esame di terza E io quando la mi’ creatura gli è sotto torchio..e’ perdo subito i’ capo!

ALFREDO: Male..di molto male!! Ricordalo..i’ partito gli è sopra a tutto!

OTELLO: Si..si..tu dirai bene..ma alla voce di’ sangue un si comanda..(entra in bottega)

GUSTAVO (che nel frattempo stava osservando Federico che aveva ripreso a divincolarsi): Ma o lei icchè la si spreme? Che ci ha le coliche?

FEDERICO: Ma che coliche..buacciòlo! E’ provo a vedere se mi riesce far piovere..alla maniera degli indiani..più che e’ mi’ contorco e mugolo..e più che dovrebbe venir giù l’acqua! (continua)

GUSTAVO (sbircia le nuvole): Gli e’ poco..

(Federico aumenta le contorsioni)

FRATTANTO E’ GIUNTO EUGENIO CHE ACCINGENDOSI A SALIRE DAL MAESTRO CONTINI E’IN PROCINTO DI PROVARE QUALCHE VOCALIZZO

EUGENIO (a squarciagola): “L’aurora di bianco vestita” ..

(Federico aumenta ancora)

GUSTAVO: Gli e’ poco..(controlla ancora il cielo)

EUGENIO: “..del cielo s’affaccia al balcon!”

(Federico porta al parossismo i divincolamenti)

GUSTAVO (come sopra): Gli è poco..

EUGENIO:..“metti anche tu..la veste bianca”..

(Federico gira al massimo. All’improvviso da una finestra del casamento viene giù uno scroscio d’acqua destinata ad Eugenio e che invece investe in pieno il povero ombrellaio)

GUSTAVO: Ecco..ora gli è troppo!!(si allontana senza fretta)

FINE PRIMO ATTO

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